Parmalat torna sul luogo del «delitto». A sei anni dalla contestata e controversa operazione Lag, il colosso italiano del latte, che da otto parla però francese, mette a segno un altro colpo grosso in Canada, mercato mondiale strategico per i latticini.
La Parmalat targata Lactalis, Il Re del Latte in Europa della famiglia Besnier, compra dalla multinazionale Kraft la divisione che si occupa della produzione e commercializzazione di «natural cheese». L’operazione vale 1,62 miliardi di dollari canadesi, pari a circa 1,1 miliardi di euro.
Il nuovo affondo sul Nord America si spera possa dare sostegno a un’area geografica che è molto sotto tensione. Storicamente, il Canada è sempre stato stato uno dei jolly di Parmalat, fin dai tempi di Calisto Tanzi: oggi conta 3mila dipendenti e 16 stabilimenti, con in portafoglio marchi come Balderson, casa nata nel 1881. Inglobare la divisione formaggi naturali di Kraft permetterà sinergie di costi, allargamento di prodotti e maggior utilizzo del latte già prodotto.
Il mercato apprezza l’operazione: non è in forte odore di conflitto di interesse (come su Lag); non è in un mercato emergente (come le più recenti) e a prima vista ha dei parametri finanziari consistenti: circa 560 milioni di dollari canadesi (pari a 375 milioni di euro) di fatturato e un redditività molto alta, attorno ai 150 milioni di dollari canadesi, il che significherebbe un margine del 27% sui ricavi che Parmalat avrebbe pagato a un multiplo di 10 volte. Molto meglio di Lag, acquisizione che ebbe pesanti strascichi : il fondo Amber contestò la vendita ingra-gruppo, finita anche sotto la lente dei magistrati. Parmalat, nel 2012, aveva pagato 900 milioni di dollari (poi scesi a 770) per comprare dalla sua stessa casamadre Lactalis la società americana Lag. Fin dall'annuncio, il mercato si era spaccato: le minoranze gridano allo scippo del «tesoretto» di Parmalat, 1,4 miliardi di liquidità all'epoca. Da Collecchio hanno sempre difeso la decisione come un'operazione industriale che ha creato valore.
Ma è tuttora nel limbo un’indagine a Roma: il Tribunale deve decidere se mandare a processo gli eager della Parmalat di allora per il caso Lag. Il blitz inaspettato sul Canada ha se non altro il merito di riportare la barra sull’industria, dopo anni di battaglie giudiziarie (da ultima anche il braccio di ferro, perdente, con Citigrioup per il risarcimento dei tempi del crack di Tanzi ).
Kraft potrà magari far felice anche la solitamente battagliera Amber: i formaggi naturali sono un settore ad alti margini e andrebbe a compensare proprio uno dei punti deboli di Parmalat, la marginalità che oggi è del 7% e che i formaggi Kraft dovrebbe salire. Peraltro in Nord America nel 2018 il gruppo, che nei primi nove mesi è fermo sui 4,5 miliardi di giro d’affari, è in sofferenza (-7% i ricavi con la stessa azienda che ammette di stare perdendo quote di mercato); a cui si aggiungono i problemi, ma quelli indipendenti da Parmalat, in Sud America crollato del 14% per colpa della crisi in Venezuela. L’affondo in Canada potrebbe essere il classico «Due piccioni con una fava», mentre il mercato aspetta sempre su Parmalat un delisting (dopo quello fallito due anni fa), magari sul modello Hitachi-Ansaldo Sts.
© Riproduzione riservata