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Recupero crediti, sui tempi l’Italia gioca nelle Serie B europea

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il freno della burocrazia

Recupero crediti, sui tempi l’Italia gioca nelle Serie B europea

Nel recupero delle sofferenze bancarie due sono i fattori critici: l'entità dei crediti inesigibili in gioco e il tempo necessario per rimetterli nel circuito dell'economia reale.

In Italia - secondo i dati di Mediobanca Securities - servono ad oggi in media 7,8 anni per mettere la parola fine a una procedura fallimentare, cioè per poter rimettere in circolazione un bene che era stato posto come garanzia di un debito non ripagato.

“«Il 25% delle procedure fallimentari sono chiuse entro 2,5 anni, il 50% entro 5,5 anni e il 75% entro i 12 anni»”

Report Mediobanca Securities 

Il picco della durata delle procedure fallimentari è stato raggiunto - sempre secondo il report di Mediobanca Securities - nel 2010 con 8,8 anni di media. Ora si è ridotto a 7,8 anni. «Tuttavia, dobbiamo prendere atto che in alcuni casi ci sono voluti fino a 15 anni. In generale, i dati suggeriscono che il 25% delle procedure sono chiuse entro 2,5 anni, il 50% entro 5,5 anni e il 75% entro i 12 anni. Quindi, - conclude Mediobanca Securities - il restante 25% dei casi necessita di più di 12 anni».

«In Germania, Austria e Polonia, mercati che conosco bene, i tempi di escussione delle garanzie sono di 12-24 mesi e quindi molti più corti dei 7 anni medi italiani», dice Roberto Nicastro, presidente Banche Marche, Etruria, Carife, CariChieti. «Peraltro in Italia vi è una grande varianza tra tribunali come Torino, Marsala o Trento che hanno “tempi teutonici” e altri che superano i 15 anni, dare piena trasparenza a tali tempi potrebbe essere molto utile per innescare un meccanismo per cui dove i tribunali sono veloci i tassi applicati dalle banche sono più bassi», ricorda Nicastro.

“«Chi vuole far valere un contratto in un tribunale della Penisola deve aspettare 1.120 giorni, contro i 429 della Germania e i 395 della Francia»”

Banca Mondiale, «Doing business» 

Un periodo di tempo molto più lungo di quanto necessita all’estero e in Europa, un fattore che pesa negativamente sulla competitività del sistema. Chi vuole far valere un contratto in un tribunale della Penisola - calcola la Banca mondiale nel suo «Doing Business», un manuale comparato della migliori pratiche esistenti per chi vuole fare affari - deve aspettare 1.120 giorni: molto più dei 429 della Germania, dei 395 della Francia, dei 505 del Belgio, dei 397 dell’Austria o dei 510 della Spagna.

L’Italia è come se giocasse in un campionato inferiore rispetto al resto d’Europa. Certo ci sono segnali di miglioramento, dice la Banca mondiale nel suo ultimo rapporto, ma si trova ancora lontana dagli standard dei primi della classe. Questo è un punto non trascurabile della questione di come raggiungere l’obiettivo di uscire dalla secche in materia di Npl: avere tanti crediti deteriorati in uno Stato con un sistema giudiziario civile inefficiente rende ovviamente più vulnerabile quel sistema economico.

L’Austria è al 6°, la Germania è al 12° e la Francia al 14° posto dell’indice di facilità nel fare business della Banca mondiale dove si paragonano paese per paese i tempi e costi necessari per recuperare un credito. Segue la Gran Bretagna al 33° posto, la Spagna al 39°, l’Olanda al 91°, e l’Italia al non esaltante 111°, meglio della Grecia al 132° posto in classifica.

Oltre alla velocità c’è anche il fattore grandezza del problema. In Italia, complice la crisi economica, i crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane sono elevati e le sofferenze lorde sono esplose dai 107 miliardi del 2011 ai 202 attuali.

Se guardiamo alle stime percentuali rilasciate dal Fmi , i prestiti in sofferenza in Italia ammontano all’11,2% del totale dei crediti. Ciò significa che ogni 100 finanziamenti erogati dagli istituti di credito a famiglie e società, in media 11,2 sono da considerarsi come inesigibili. Questa cifra del Fondo monetario include solo le sofferenze, esclude cioè i cosiddetti incagli.

Comunque è una cifra ragguardevole: l’11,2% italiano si confronta con una media dell’area euro “core” (Austria, Belgio, Germania, Francia, e Olanda) del 4,3%. Se si prendono in esame i dati dell’Eba, l’agenzia bancaria europea, che includono tutti i crediti deteriorati, il peso aumenta di volume: in Italia risultano di difficile recupero crediti pari al 16,7% del totale. Più del 3,4% della “locomotiva europea”, la Germania, del 2,9% dell’Olanda, del 4,3% della Francia e del 7,1% della Spagna.

Anche la Turchia fa meglio in materia: ad Ankara la procedura normale che passa da tribunale, Corte suprema e ufficiale giudiziario dura circa 3 anni . Tuttavia a seconda delle tipologie di finanziamento del collaterale e della documentazione firmata all’atto della stipula i tempi si accorciano a un anno. Per la clientela retail (individui) sulle carte di credito ci vogliono da 15 a 20 mesi, per i crediti al consumo da 20 a 25 mesi.

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