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La Ue elimini i freni all’export digitale

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INTERVENTO

La Ue elimini i freni all’export digitale

  • –di Sandro Gozi* e Mikael Dameberg**

Il mondo di oggi è un mondo digitale. Un mondo sempre più connesso, in cui la distanza tra i paesi, i mercati e gli individui si sta restringendo. La digitalizzazione migliora la nostra visione del mercato unico, e cioè di un’economia senza barriere: come adattare il mercato unico a una moderna economia digitale continua ad essere una priorità assoluta per l’Europa, per le sue imprese innovative ma anche per l’industria più tradizionale. Svezia e Italia sono unite a favore di un’Europa più competitiva e digitale, che sia un moltiplicatore di opportunità e innovazione per tutti i nostri cittadini.
Sempre più consumatori europei acquistano regolarmente online. Tuttavia, mentre l’e-commerce all’interno degli Stati membri è molto diffuso, solo una piccola parte di esso supera i confini nazionali. Nel 2015 solo il 15% dei consumatori europei ha effettuato acquisti transfrontalieri online. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli in questo settore, per consentire alle imprese di raggiungere un pubblico più ampio, di crescere e di innovare, e per espandere diritti e tutele dei consumatori. Questi ultimi dovrebbero essere nelle condizioni di poter accedere a una vasta gamma di beni e servizi in modo sicuro e conveniente, con informazioni chiare sui loro diritti e sulle offerte disponibili, e senza alcuna discriminazione di nazionalità o residenza.

Vogliamo prevenire il geoblocking ingiustificato, cioè evitare che l’accesso del consumatore alle offerte commerciali sia negato od ostacolato a causa della nazionalità o della residenza. La proposta della Commissione dovrà fornire ai commercianti online europei la chiarezza giuridica su come trattare i consumatori transfrontalieri, e facilitare una coerente applicazione. Svezia e Italia ritengono che la Commissione sia sulla strada giusta e che gli Stati membri debbano collaborare per aumentare l’e-commerce transfrontaliero: ne beneficerebbero sia i consumatori che le imprese europee.
Lo stesso vale per la portabilità dei contenuti, cioè il diritto dei consumatori di accedere ai contenuti digitali cui si abbonano nel proprio Stato membro di residenza anche quando si attraversano i confini europei. Oggi quando superiamo un confine nazionale perdiamo i nostri diritti digitali. Ciò è privo di senso in un mercato senza frontiere.

Nella Ue, le esportazioni di servizi digitali globali rappresentano il 25% del valore totale dell’export. Business e commercio sono ormai totalmente dipendenti dal flusso dei dati: la libera circolazione dei dati transfrontalieri è necessaria per garantire il potenziale dei big data, dei servizi cloud e dell’Internet of things, tutte tecnologie che consentono alle aziende di presentare ai consumatori offerte sempre più personalizzate; ma anche per le imprese più tradizionali. Inoltre, i dati devono essere in grado di circolare liberamente per stimolare l’innovazione e la competitività, ma riteniamo anche che la corretta protezione della privacy debba essere sempre garantita.
I dati devono poi poter circolare liberamente in un più ampio contesto internazionale: così si facilita il commercio, la collaborazione e l’innovazione. A fronte di un commercio globale che diventa sempre più digitale, non dobbiamo scivolare in nuove forme di protezionismo.

L’agenda digitale europea fissa poi obiettivi di copertura a banda larga entro il 2020 per tutti gli Stati dell’Ue; garantire a tutti i cittadini l’accesso alle infrastrutture in grado di assicurare 30 Mbps, e allo stesso tempo permettere al 50% della popolazione servizi a 100Mbps. Italia e Svezia ritengono, considerando la velocità dell’innovazione, che l’Europa dovrebbe iniziare a facilitare la diffusione e gli investimenti nelle reti ultraveloci in grado di garantire servizi a 1Gbps. A questo proposito, un ruolo chiave sarà giocato anche dal settore R&S.
Inoltre, la sharing economy offre nuovi e promettenti modi di fare impresa. Le nuove start-up e le nuove imprese tech utilizzano sempre più modelli di business collaborativo basati sulle nuove piattaforme, molti dei quali offrono ai consumatori una maggiore trasparenza e una scelta più ampia.
Accogliamo favorevolmente l’approccio della Commissione sulla strategia per il mercato unico sulla sharing economy. Tutte le azioni future in questo settore dovrebbe mirare a sostenere gli imprenditori innovativi, le Pmi e start-up, e le nuove pratiche commerciali che offrono opportunità di crescita.

Occorre chiarire come le regole esistenti si debbano applicare alle imprese della sharing economy. Come gli Stati membri hanno visto nelle varie discussioni sulle piattaforme, diversi modelli di business comportano diversi vantaggi e rischi per i consumatori, e necessitano di una valutazione e risposta accurate. Negli ambiti in cui sono ritenute necessarie nuove misure, occorre prestare attenzione a lacune normative specifiche o incertezze giuridiche che potrebbero impedire opportunità di business innovativi.
L’innovazione tecnologica e l’economia digitale ci offrono nuove opportunità di crescita sostenibile e competitività. L’Europa deve dunque creare le migliori condizioni per sfruttare queste opportunità, al fine di rafforzare il mercato unico, creare nuovi posti di lavoro e migliorare le condizioni e le offerte per i consumatori.
Questa è l’Unione che vogliamo: un’Unione capace di fare veramente la differenza per tutti i nostri cittadini.

*Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei
**Ministro svedese per l’impresa e l’innovazione

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