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A caccia dei Digital leader. I millenials guidano il cambiamento della cultura aziendale

Gli esperti la definiscono, a ragione, una nuova classe di manager, i cui compiti sono quelli di traghettare dentro le aziende la mentalità digitale, di coinvolgere meglio e in modo più produttivo i dipendenti e di condizionare positivamente l’andamento e i risultati di business. Ma c’è un problema: solo un executive su cinque è considerabile un «digital leader». Lo dice lo studio «Leaders 2020» condotto da Oxford Economics per conto del colosso del software tedesco Sap, studio che ha raccolto l’opinione di oltre 4mila fra manager e impiegati di 21 Paesi.

L’indagine ha messo in evidenza perché la presenza di un «digital leader» è sinonimo di performance economiche e di ordine organizzativo e gestionale più elevate. Partendo dal dato che vede il 76% dei manager digitali aver registrato un significativo aumento del fatturato e degli utili, rispetto al 55% del campione totale. Importanti, oltre agli indici di natura finanziaria, le percentuali che misurano la soddisfazione dei collaboratori dei «digital leader» sul posto di lavoro (lo sono l’87% degli intervistati, rispetto al 63% fedele agli altri manager) e la volontà di mantenere la propria posizione anche in presenza di altre offerte professionali (circa il 21% in più).

Cultura inclusiva e forte leadership sono dunque due requisiti “necessari” per chi ambisce a recitare un ruolo chiave in azienda nel segno del digitale e lo conferma anche Mike Ettling, presidente di Sap SuccessFactors, secondo cui «le persone in azienda, e in particolare i millennials e le generazioni più giovani, si aspettano manager più inclusivi e social e di lavorare in ambienti con più diversità e meno gerarchie». Decisamente più preoccupato è invece il commento di Edward Cone, deputy director Thought Leadership di Oxford Economics. «Questi risultati – spiega in una nota l’analista - dovrebbero suonare come un campanello d’allarme per i manager, perché i dipendenti, i dirigenti più giovani e i risultati finanziari stanno mandando implicitamente un messaggio chiaro sull’importanza di aggiornamento e formazione per i leader della nuova era digitale. È tempo di ascoltare e guidare oppure far spazio ad altri».

«La tecnologia – dice ancora l’esperto di Sap - gioca un ruolo chiave nell’offrire ai leader di oggi accesso ai dati necessari per prendere decisioni in tempi rapidi e per attrarre e sviluppare le future generazioni di dirigenti». Lo studio, in proposito, evidenzia come quattro «digital leader» su cinque (l'80% per la precisione) si appoggino alle informazioni per definire le proprie scelte, distribuendo il processo decisionale in tutta l’organizzazione e in modo trasparente, e quasi due su tre (il 63%) confermi come le rispettive aziende siano in grado di gestire il proprio business in tempo reale. Un’altra peculiarità dei leader digitali è quella di considerare il tema «diversità e inclusione» una priorità: le società più sensibili e interessate dall’economia digitale sono più attente a queste problematiche e hanno un bilanciamento ponderato tra dipendenti di sesso maschile e femminile, soprattutto tra i livelli intermedi, rispetto ad altre aziende. Due terzi dei «nuovi manager», inoltre, ritengono che la diversità abbia un impatto positivo sulla cultura aziendale (ne è convinto il 66%, contro il 37% delle altre figure dirigenziali) e assegnano la stessa importanza alla crescita della diversity e alle performance economiche (il 37%).

I margini di miglioramento, essendo il fenomeno ai suoi albori, sono comunque notevoli. Solo il 39% dei dipendenti, infatti, ritiene che la propria azienda abbia sviluppato percorsi efficaci per migliorare le proprie politiche di diversità e inclusione, mentre meno della metà dei manager intervistati (il 49%) è dell’idea che i propri leader riconoscano l’importanza di questi temi e abbiano preso provvedimenti seri in questa direzione. Lo studio ha rilevato inoltre che la generazione dei millennials sta rapidamente occupando posizioni di leadership, con circa il 17% dei senior manager intervistati che rientrano per l’appunto in questo cluster. Per contro questi giovani leader si rivelano più pessimisti rispetto agli altri manager per ciò che concerne la preparazione ad affrontare le sfide del digitale delle loro aziende. Nello specifico assegnano alla capacità di leadership della propria organizzazione tra i 15 e i 23 punti percentuali in meno rispetto ai manager «non millennials», prendendo in considerazione una serie di parametri quali la facilità di collaborazione, la gestione delle diversità, la velocità nel fornire feedback, la riduzione della burocrazia.

I millennials, questo l’assunto finale e forse più interessante dello studio, presto rappresenteranno il 50% della forza lavoro e giocheranno un ruolo importante nella definizione della nuova cultura aziendale. Il loro pensiero ha già un peso e va in una precisa direzione: è arrivato il tempo di cambiare.

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