Management

Il «diritto alla disconnessione» cambia le regole del lavoro

  • Abbonati
  • Accedi
job24

Il «diritto alla disconnessione» cambia le regole del lavoro

Si parla di «time porosity». O anche di “spill over”. Con queste definizioni colorite la letteratura giuslavoristica e manageriale nei paesi anglosassoni si riferisce al fenomeno dell’invasione progressiva del tempo di lavoro nel tempo della vita. Quella dimensione “fuori orario” che fino a non molto tempo fa era ritenuta sacra (o quasi) e che oggi, invece, le tecnologie e le modalità organizzative flessibili come lo smart working hanno reso, appunto, porosa, penetrabile.

In Francia la recente riforma del lavoro, la Loi Travail, prevede espressamente un “diritto alla disconnessione” per i dipendenti, fissando il principio della non reperibilità, già sperimentato da alcuni accordi a livello aziendale o contrattuale. Alla Volkswagen in Germania, le comunicazioni sui cellulari aziendali sono sospese tra le 18.15 e le sette del mattino. In Italia, la salvaguardia del tempo offline del lavoratore è contemplato nelle proposte di legge sul “lavoro agile” che sono all’esame del Parlamento. Ma sarebbe riduttivo affrontare la tutela dei confini tra la sfera lavorativa e quella personale come una semplice questione di divieti e di disposizioni: il diritto alla disconnessione è uno degli aspetti della trasformazione epocale dei modi e dei luoghi del lavoro e del nuovo sistema di tutele e di regole che è tutto da costruire . Ne parliamo con Emanuele Dagnino, ricercatore di Adapt in una intervista video online sul canale lavoro Job24.

(R.San.)

Clicca qui per vedere il video: Smart working - «Disconnettersi » é un diritto? - Emanuele Dagnino, ricercatore Adapt

© Riproduzione riservata