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Lavoro giovanile, un modello digitale e basato sul«peer to peer»

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Lavoro giovanile, un modello digitale e basato sul«peer to peer»

La scelta del nome di questa iniziativa non è casuale. Perché è proprio agli studenti universitari e ai neodiplomati e neolaureati più meritevoli (al di là del curriculum scolastico) e più desiderosi di condividere le conoscenze e le competenze necessarie per avvicinarsi al meglio al mondo del lavoro che si rivolge «#imiglioridavvero». Il Web, questa l'essenza del progetto promosso da Capgemini Italia con il patrocinio di Fondazione Sodalitas, diventa dunque una piazza di facile e comodo accesso nella quale i neoassunti di aziende di vari settori possono mettere la propria esperienza a disposizione di chi deve ancora fare il primo passo oltre il proprio percorso di formazione accademica.

Un ecosistema aperto ai nuovi talenti e a qualsiasi organizzazione: questo è in poche parole «#imiglioridavvero», il cui focus non è sulle skill di carattere tecnico, bensì su competenze di ampio respiro che ogni azienda richiede a un candidato, a prescindere dal settore in cui opera. Parliamo quindi di una piattaforma di incontro di tipo “peer to peer”, digitale e interattiva, in cui la materia da condividere sono informazioni e consigli sulle “soft skill” fondamentali per approcciare meglio la realtà aziendale. Ed il cui obiettivo dichiarato è quello di diventare un programma permanente per il networking, lo sharing di esperienze e la creazione di opportunità professionali.

Tutto nasce, come spiega al Sole24ore.com Raffaella Poggio, Marketing & Communication Director di Capgemini Italia, dalla volontà di capire meglio la natura della cosiddetta generazione Y, e cioè i grandi consumatori di domani, nonché i principali prossimi protagonisti della trasformazione digitale. «Nel 2014 – racconta la manager - abbiamo condotto una ricerca su un campione di ragazzi delle principali università italiane, condivisa e discussa con diverse aziende e Fondazione Sodalitas, da cui è emerso un gap ancora rilevante di soft skill che quasi mai rientrano nei programmi accademici ma che sono fondamentali per un professionista, e quindi di capacità di sapersi relazionare e raccontarsi, di muoversi in una logica di team e di problem solving, di cogliere i cambiamenti e cavalcarli. Un gap che conferma come gli studenti molto spesso non conoscano la realtà aziendale e che incide sulle possibilità dei giovani stessi di inserirsi, con successo, nel mondo del lavoro». A competenze teoriche spesso eccellenti, insomma, fa eco l'inesperienza dei giovani nel porsi in modo adeguato, nel far emergere il proprio talento e le proprie capacità quando affrontano la prima sfida professionale.

Da questi presupposti, l'idea iniziale coltivata da Capgemini di mettere in collegamento le imprese e chi sta cercando impiego si è evoluta in un programma di “education for employability” socialmente attivo. «Grazie alla testimonianza diretta di chi ha già vissuto in prima persona il passaggio dagli studi al lavoro – ha sottolineato il concetto Poggio -, vogliamo aiutare i giovani in cerca del primo impiego a superare paure e ansie, rafforzandone la leva emotiva per affrontare al meglio le delicate fasi di avvio a una carriera professionale». Un circolo virtuoso, quello che fa capo a «#imiglioridavvero», che diventa anche una soluzione ai problemi che affliggono le aziende nel trovare risorse adeguate da inserire in organico, attività che in assenza di candidati capaci di far emergere le proprie competenze durante la fase di selezione può anche risultare un'impresa difficile.

Le prime aziende ad aver aderito da subito all'iniziativa sono Fastweb, Sirti, realtà italiana che opera nel campo delle infrastrutture di rete per le telecomunicazioni fisse e mobili e i trasporti, e Gruppo Techint, azienda specializzata nella fornitura di servizi di project management su scala globale nei settori Oil & Gas, energia e impianti industriali. A queste si è già aggiunto il colosso del brokeraggio assicurativo britannico Aon, fermo restando che l'intenzione di Capgemini è quella di allargare il più possibile il ventaglio di “industry” in cui operano le aziende che sposano il progetto. E per rafforzare il collegamento fra i due mondi, giovani e lavoro, la piattaforma darà voce ai manager Hr e ai responsabili di altre funzioni di business delle società partner con un preciso scopo: evidenziare gli aspetti predominanti che possono maggiormente influenzare l'esito della selezione, sia in positivo sia in negativo.

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