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Meglio guidare un team con polso fermo o morbido (in apparenza)?

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gestione del personale

Meglio guidare un team con polso fermo o morbido (in apparenza)?

Invecchiando credo di essermi molto ammorbidita nel modo in cui gestisco le persone che lavorano con me. Non vuol dire che non pretendo che un lavoro venga fatto bene e al massimo delle potenzialità del singolo, ma ho modificato lo stile di leadership. Se mi guardo indietro vedo una donna a tratti insicura che per farsi rispettare ha - ogni tanto - alzato la voce, usato termini magari inappropriati o fulminato qualcuno con lo stesso sguardo di Crudelia De Mon.
Sarà stato il metodo giusto per guidare il team? Non lo so.

Mi è capitato spesso - e ancora mi capita - di chiedermi se sia più utile alla crescita professionale di ciascuno e al raggiungimento dei risultati un approccio morbido da accerchiamento o più duro da attacco frontale. Non esiste una risposta netta, in fondo una strada non esclude l’altra. Io credo che un manager capace di raccontare le cose come stanno, senza perdere però la capacità di essere vicino ai propri colleghi o collaboratori e che li aiuti a crescere professionalmente e umanamente sia molto apprezzato e possa guidare efficacemente il proprio team. Forse più di uno che sa solo alzare la voce e incutere timore in chi lavora con lui. E uno, invece, che alza spesso la voce e incute timore nei propri collaboratori è da considerarsi cattivo? Chi è, dunque, un bravo leader?

Potremmo rispondere che deve considerarsi capace chi organizza in modo efficace il lavoro, fa rispettare i tempi di consegna/esecuzione e definisce le priorità. Ma in questa visione che potremmo definire autoritaria nella quale l’autonomia delle singole persone non trova molto spazio, dove si inserisce la crescita personale e professionale di ciascuno che, abbiamo detto, è (o dovrebbe essere) uno dei compiti del bravo leader?

Non esiste una formula magica per la gestione delle risorse e, in qualunque modo si scelta di guidare il proprio team, non è possibile non tenere in considerazione il fatto che ogni situazione contiene un numero quasi infinito di sfumature che difficilmente possono essere incasellate in regole prestabilite che permettono di affermare senza alcun dubbio che «facendo X, il risultato sarà sicuramente Y».

Al centro di tutto rimangano le persone. E prima di scegliere se privilegiare uno stile di leadership o un altro, bisogna considerare il livello di maturità di chi si ha intorno. Io tendenzialmente preferisco l’approccio morbido e apparentemente debole agli occhi degli altri, ma con un obiettivo chiaro di gestione vicina delle persone. Ed è certamente più difficile da applicare perché richiede notevoli energie, maggiore capacità di ascolto e soprattutto un minor intervento sull’operatività quotidiana di chi lavora con me.

* Managing Director di EasyHunters

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