Negli anni 90 tutti avevano ben chiaro cosa volesse dire diventare qualcuno. Voleva dire diventare il capo di una grande e famosa azienda, con migliaia di dipendenti da coordinare. Carriera era sinonimo di soldi, posizione sociale, titoli altisonanti sui bigliettini da visita, grandi uffici e grandissime scrivanie. Siamo arrivati con questa precisa idea fino a circa metà anni 2000, quando il rallentamento economico del mercato prima e il cambio di priorità dei giovani poi hanno iniziato a far scricchiolare il sistema. Un sistema danneggiato anche da coloro che erano arrivati in posizioni manageriale senza avere le giuste competenze e la dovuta preparazione per ricoprire quei ruoli.
Abbiamo educato intere generazioni a pensare che per fare carriera ci fosse una sola direzione, senza considerare che la parola carriera può avere tante declinazioni. Durante i colloqui, ad esempio, io chiedo molto spesso cosa si intende per carriera. Soprattutto quando incontro qualcuno che motiva la ricerca di un nuovo lavoro con la voglia di fare carriera. E le risposte che ricevo sono molto diverse: per qualcuno equivale a uno stipendio più alto, per altri a budget maggiori da gestire in azienda, per altri ancora a un titolo, acquisizione di nuove competenze, nuove attività o maggiore visibilità. Pochi, anzi pochissimi, parlano di gestione di team.
Gestire persone è molto affascinante, ma molto difficile, e soprattutto richiede del tempo da dedicare. E in un’epoca come quella attuale, con generazioni completamente diverse all’interno dello stesso ufficio, la gestione delle persone richiede uno sforzo ancora maggiore. Non solo. Oggi si possono gestire risorse che si trovano a 10.000 km di distanza, con 3 fusi orari diversi e che magari, una volta terminato un certo progetto, veranno coinvolte in altre attività. Risorse che hanno un capo a tempo.
Settimana scorsa ho fatto due incontri che mi hanno fatto riflettere: durante il primo, una persona mi ha detto che avrebbe voluto chiedere alla sua azienda il titolo di manager, senza però la gestione delle risorse. Durante il secondo, invece, mi è stato detto che la gestione di clienti o progetti complessi non era affatto un problema, senza però coordinamento e supervisione di collaboratori. Si tratterebbe, in entrambi i casi, di profili con seniority adeguata per guidare un team. Ma l’equazione fare carriera uguale gestire risorse non funziona più.
Parlare di carriera, forse, non ha più molto senso. Molto meglio, quindi, parlare di crescita professionale.
* Managing Director di EasyHunters
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