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Aziende come associazioni? È un tema di sostenibilità manageriale

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sbagliando si impara

Aziende come associazioni? È un tema di sostenibilità manageriale

Cosa hanno in comune Coca Cola Company e la Croce Rossa, la Fiat e la Caritas? Esistono delle relazioni tra il volontario e il lavoratore? E se il volontario è anche una persona che lavora in un’azienda, può portare nella sua organizzazione alcune esperienze maturate durante l’attività di volontariato? Viceversa, può contribuire al successo della propria associazione attraverso la professionalità e l'esperienza maturata in azienda? La relazione tra il mondo profit e il mondo non profit ha consentito negli ultimi 10 anni di ripensare al concetto di management, portando alla definizione di management sostenibile.

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Il concetto di sostenibilità applicato all’approccio manageriale presuppone l’esistenza di azioni insostenibili realizzate all’interno delle aziende; il tema tuttavia non è nella contrapposizione tra sostenibile e insostenibile, ma nella volontà di immaginare un'organizzazione aziendale in grado di portare con sé tutti gli elementi vincenti, sia da un punto di vista valoriale, sia da un punto di vista pratico e di coinvolgimento presenti in maniera diffusa nel mondo non profit; allo stesso tempo, essere consapevole della determinazione e degli stimoli tipici del mondo profit.

Non si tratta di copiare o sommare tra loro approcci e comportamenti differenti, ma di fonderli tra loro, superando anche l’ormai noto concetto di contaminazione manageriale. Parliamo di fusione e non di modellizzazione perché sarebbe impensabile e limitante pensare di applicare un modello funzionante in un settore per riproporlo in un altro. Già alla fine degli anni 80 Michael Rothschild, pensando al marketing management, evidenziò per primo come i mondi profit e non profit fossero dotati di elementi “peculiari”, definendo inefficace la traslazione di un approccio da un ambito all’altro; lo stesso potremmo affermare riferendoci alla managerialità in senso ampio.

Molti volontari impegnano molto tempo libero in un’attività a favore di qualcun altro. Lo fanno con motivazione, responsabilità, passione, dedizione e imprenditorialità; spesso non hanno un capo ma un coordinatore, un tutor, ma hanno specifici e precisi obiettivi da raggiungere. Il volontario esprime in questa attività tutti i comportamenti che dovrebbero essere vissuti in maniera intensa anche in azienda. Potrebbe però capitare che lo stesso volontario, all’interno della propria organizzazione, non garantisca le stesse performance, non adotti gli stessi comportamenti ed abbia un bassissimo spirito imprenditoriale. In questo caso il volontario e il lavoratore sono la stessa persona, eppure in contesti differenti emergono profonde differenze di valutazione sulle performance e sulla persona.

Un’azienda orientata ad una sostenibilità manageriale deve iniziare a riflettere su queste differenze, comprendendo meglio quali condizioni modificare, sia da un punto di vista organizzativo, sia da un punto di vista culturale. Il management sostenibile diventa quindi una risposta nei confronti di molteplici variabili che oggi impattano sulle organizzazioni: risponde alle esigenze dei millennials e della prossima iGen; traduce in azioni concrete la multistakeholder view, sviluppa un senso di appartenenza riducendo il rischio reputazionale, impatta sulle azioni di employer branding e supera i limiti delle attuali certificazioni di benessere aziendale.

Fondere un approccio profit con uno non profit non significa quindi arrivare a compromessi, ma mettere al centro dell’organizzazione la persona, o meglio creare le condizioni affinché le singole persone possano fornire il meglio di sé coerentemente con gli obiettivi aziendali e i vincoli aziendali (per vincoli mi riferisco quasi esclusivamente a ciò che è imposto dalle normative, non dalle ortodossie organizzative).

Il punto di partenza? Ridurre ogni forma di controllo ad ogni livello, immaginando forme molto diverse da quelle attuali. Ogni volta, infatti, che introduciamo una forma di controllo, anche le più semplici (pensiamo ad esempio alla timbratura del cartellino o del badge!), ci allontaniamo dalle condizioni ideali perché la persona possa essere in grado di contribuire pienamente al raggiungimento di obiettivi per il quale è stato ingaggiato.

* Partner di Newton Management Innovation Spa

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