La nostra cultura ci impone di essere sempre online, sempre aggiornati, sempre presenti su ogni social. Non a tutti piace, è un’attività che richiede tempo e, soprattutto, richiede un’attenzione estrema a quello che si può (o non si può) postare. È un’attività dalla quale chi guida un’azienda, però, non può più sottrarsi. Recentemente ho pranzato con un signore fantastico che ha un vecchio telefono Nokia a conchiglia, uno di quei dispositivi che ricevono solo sms, non hanno Internet e nessuna applicazione. Chi ha bisogno di lui, mi ha detto, lo può chiamare e in caso non fosse disponibile, c’è sempre la sua bravissima assistente. Si tratta, però, di un caso unico perché la sua fama lo precede ed i social per lui potrebbero essere quasi superflui.
Ma tutti gli altri manager? Un candidato attento prima di fare un colloquio va a guardare il sito dell’azienda e cerca online chi dovrà incontrare. Se è davvero «molto-molto» attento, poi, legge le interviste e cerca di capire se ha espresso, in qualche caso, opinioni personali su qualche avvenimento particolare o cerca informazioni personali. Può anche capitare di essere online senza saperlo. Il CEO di una grande multinazionale giapponese mi ha ripetuto tantissime volte di non avere un profilo Twitter. Digitando il suo nome, però, appariva una bella fotografia scattata durante un evento a cui aveva partecipato che era stata postata dall’organizzatore con un tag ad un profilo, a suo nome, vuoto.
In un’epoca di iper-connessione come quella attuale non possiamo far finta che i social non esistano. Dobbiamo imparare a scegliere i contenuti da postare e dobbiamo fare in modo che vengano condivise solo le informazioni che desideriamo. Quali foto vogliamo rendere pubbliche? Di quali argomenti vogliamo discutere? E, ancora più importante, quali post o immagini non vogliamo assolutamente che siano collegate a noi?
Controllare ciò che si dice su di noi sui social è fondamentale perché, in caso di contenuti sgraditi, bisogna intervenire all’istante. E l’estate può essere un’ottima occasione per migliorare la propria presenza online. Si può semplicemente partire da un’analisi di ciò che abbiamo: su quali social siamo? Abbiamo profili Facebook o Instagram aperti o chiusi? Che foto sono accessibili di noi? Se digito il mio nome su Google cosa esce? Dopo aver compreso il punto di partenza, possiamo iniziare a lavorare ai contenuti.
Durante un evento a cui ho partecipato, un ospite non sapeva chi fossi e mi ha cercata online. Con sorpresa, mi ha raccontato al termine del mio speech, ha trovato parecchie pagine di interviste, articoli o interventi di vario genere. Lui, che ha una carriera ben più luminosa della mia, non ha mai usato i canali digitali come amplificatore di tutto ciò che ha fatto negli anni. E ha capito che non è più possibile non essere presenti online, nel modo corretto, anche per motivi di business.
* Managing Director di EasyHunters
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