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Il ritorno sugli investimenti «corre» con i manager cresciuti in…

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tra le quotate al london stock exchange

Il ritorno sugli investimenti «corre» con i manager cresciuti in azienda

La cultura aziendale non è un asset intangibile, perché ha un impatto sul business che si può misurare in termini economici. L’incipit che fa da preludio a un approfondito studio («In Good Company») effettuato da Mercer prendendo in esame i ritorni per gli azionisti (maturati tra il 2007 e il 2017) delle società a maggiore capitalizzazione quotate al London Stock Exchange sull’indice FTSE 350 e 75mila opinioni di dipendenti ed ex dipendenti delle aziende sulla bontà e solidità della cultura delle stesse, è di per sé molto indicativo. E lascia intravedere come alcuni fattori legati alla cosiddetta «corporate culture» abbiano una relazione molto stretta con l’andamento del titolo di un’impresa sui listini borsistici, confermando di fatto come le organizzazioni che rivolgono maggiore attenzione ai percorsi di carriera e alla crescita interna delle risorse umane esibiscano anche le performance migliori.

L’evidenza principale a cui arriva l’indagine della compagnia americana, presente in più di 40 Paesi con oltre 20mila consulenti e professionisti, è il seguente: gli amministratori delegati fatti crescere all’interno (e quindi figure entrate in azienda almeno due anni prima di essere promosse alla carica di vertice, o con esperienze passate nell’azienda stessa) sono in grado di portare migliori risultati di business rispetto a quelli provenienti dall’esterno (manager assunti direttamente nel ruolo o in carica da meno di sei mesi). Dalle indicazioni raccolte, infatti, risulta come le società che selezionano il Ceo fra i propri ranghi abbiano sviluppato nel decennio considerato risultati più apprezzabili in termini di «total shareholder return», realizzando una “over performance” pari al 2,9% sulla media di ogni anno rispetto a chi invece punta sulla strategia di reclutamento del top manager sul mercato.

«Un’evidenza di enorme peso nel mondo aziendale», a detta di Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia (80 consulenti attivi fra Milano e Roma) che non manca di spendere un’osservazione per i cambi al vertice che hanno interessato nei mesi scorsi le società a maggiore capitalizzazione quotate sulla Borsa Italiana: «La fase di rinnovo di diversi Consigli di Amministrazione ha portato sotto i riflettori il tema della selezione e scelta dei migliori amministratori e abbiamo rilevato in proposito come, negli anni recenti, nelle realtà del Ftse MIB, sia capitato spesso di vedere riconfermati anche per più di due mandati consecutivi top manager che stavano facendo il bene dell’azienda e di vedere numerosi nuovi Ceo scelti alla successione dalla prima linea dell’Ad precedente».

Scelte di continuità, le definisce Morelli, che si sono rivelate vincenti. Anche in termini numerici. Facendo infatti riferimento a un valore di capitalizzazione di mercato del Ftse 350 pari a 2.280 miliardi di sterline (dato aggiornato al 30 novembre 2017) la over-performance riportata nella ricerca è pari al 3%, e cioè oltre 70 miliardi. Un extra valore, secondo il manager di Mercer, che può essere generato grazie a un accorto ricorso a piani di successione tra gli alti dirigenti, e più in particolare al fatto che un Amministratore Delegato cresciuto internamente all’organizzazione possa diventare il suo più forte ambasciatore in termini di cultura aziendale, ispirando i propri collaboratori in veste di vero e proprio «role-model».

Dall’indagine emergono quindi ulteriori elementi che vanno nel solco di questa relazione e provengono da quelle aziende in cui sono strutturati percorsi di crescita interna e si creano maggiori opportunità di carriera per i dipendenti, attraverso un approccio che contribuisce a ridurre anche il rischio di una possibile “fuga” dei talenti. Lo studio, infine, ha dimostrato come le organizzazioni con una cultura “corporate” giudicata più positiva e pervasiva, caratterizzate cioè da migliori opportunità di avanzamento, leadership inclusiva e apertura alle idee, riescono a sviluppare prestazioni, in termini di crescita del valore azionario, migliori e in modo più continuo rispetto ai concorrenti. Per i vertici aziendali, insomma, come osserva Morelli, non resta che «puntare sulla cultura aziendale considerandola un reale investimento, con tangibili guadagni, e non solo un asset intangibile».

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