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Valentino verso un miliardo di ricavi

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Economia & Finanza

Valentino verso un miliardo di ricavi

MILANO - «Nel primo semestre del 2015 i ricavi della Valentino sono aumentati del 59% a 478 milioni, con un effetto-cambi positivo del 10%, e pensiamo che a fine anno potremo arrivare al miliardo di fatturato con un paio di esercizi di anticipo sulle previsioni. Anche la redditività vola: 87,5 milioni di Ebitda, sempre nei primi sei mesi, rispetto ai 46,7 milioni precedenti e ai 102 dell'intero 2014. L'incidenza è così salita al 18,3% dei ricavi rispetto al precedente 15,5%».

Da quando la maison Valentino è passata sotto il controllo della qatarina Mayhoola for Investment, l'amministratore delegato Stefano Sassi è stato assai parco nel rilascio dei numeri di bilancio. Ma ieri, nel quartier generale di via Turati a Milano, tra stucchi e boiserie, ha voluto esternare la soddisfazione per avere raggiunto quello che lui stesso definisce un «turning point simbolico», quello che apre anche al marchio romano le porte dell'Olimpo del lusso. Quello che gli compete per prestigio e storia, ma che sembrava una missione impossibile tra le mille vicissitudini societarie e stilistiche vissute dopo l'addio dei fondatori, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti.

«Una simile crescita - ha spiegato Sassi, che nel 2009 ha chiamato al timone creativo Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli tra lo scetticismo generale - è dovuta principalmente alla performance dei negozi di proprietà che, a parità di perimetro ed escludendo l'effetto cambi, hanno aumentato le vendite nel periodo del 22%, ed è il quinto anno consecutivo che ciò accade. E il secondo fattore, che è collegato, è l'apertura di flagship store che fanno la differenza per raccontare il marchio come Canton Road a Hong Kong, Fifth Avenue a New York e Piazza di Spagna a Roma, dove a luglio si è svolta in via eccezionale la sfilata couture con un grande evento culturale che ha coinvolto le eccellenze della città». Complessivamente, l'anno scorso l'azienda di moda ha aperto 45 negozi e altri 20 quest'anno tra grandi e piccoli, «con un investimento che, tra il 2013 e il 2015, è di 250-300 milioni».

Cifre da capogiro che si può permettere solo chi ha spalle robuste, anche se il ceo sottolinea «la capacità di generare risorse importanti in autonomia».

A differenza di quanto sta accadendo per molti marchi del settore, inoltre, Valentino sta realizzando performance importanti anche nel canale wholesale, in primis i department store che sono la colonna portante della distribuzione negli Usa e in Asia, «che va ben controllato per tutelare il marchio: del resto, ci sono retailer di grande qualità che ci supportano nella veicolazione corretta e rigorosa del prodotto, sul quale abbiamo investito tantissimo». Sull'incremento del fatturato, infine, ha inciso anche la gestione diretta di mercati come Corea, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Kuwait, finora controllati da terzi.

Proprio sul prodotto, Sassi ha annunciato che i ricavi degli accessori pesano ormai per il 55% del fatturato: da qui, l'investimento diretto in una manifattura di scarpe in Toscana, la Valentino Shoes Lab, e una joint venture nella pelletteria in Lombardia. Anche se, ha puntualizzato, il ready-to-wear, cioè l'abbigliamento, «cresce a doppia cifra, mentre la linea giovane Red Valentino rappresenta il 10% del fatturato ed è ancora una piccola realtà».

Attratte dagli abiti della Cosmo Collection e dagli accessori Rockstud e Camu Butterfly - ma le collezioni uomo stanno performando addirittura meglio delle altre merceologie - le clienti Valentino in tutto il mondo non sembrano colpite dalla minor propensjone allo shopping testimoniata dai bilanci di molte delle aziende top, quelle quotate in Borsa. Il bilanciamento per aree geografiche è solido, ha detto Sassi, «e la Cina cresce del 30%, mentre Hong Kong e Macao stanno soffrendo. L'Europa resta il primo mercato con il 40% del totale, seguita da Asia incluso Giappone con il 36% e Usa con il 23. In Italia, Francia e Gran Bretagna crescono in modo rilevante i clienti locali, oltre ai turisti».

E il futuro? «Abbiamo creato un business model su prodotto, stile e lifestyle: sono tangibili, magari da irrobustire, ma puntuali. Ci muoveremo in continuità su un marchio che ha una storia straordinaria alle spalle. E che ora ha anche raggiunto risultati importanti. I trend delle vendite di luglio e agosto dimostrano che Valentino ora è arrivato dove gli spetta».

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