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Orologi, l'Europa sostiene le vendite. In calo Hong Kong, Cina…

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al via baselworld 2016

Orologi, l'Europa sostiene le vendite. In calo Hong Kong, Cina e Stati Uniti

Baselworld, il salone mondiale di orologi e gioielli, ha aperto i battenti dell'edizione 2016 in un clima a tinte miste. Da un lato i timori di una parte degli operatori, collegati al rallentamento di alcune aree economiche importanti. Dall'altro però la soddisfazione legata a una presenza ampia di espositori e a cifre del settore che, pur con qualche contrazione, mostrano ancora una linea accettabile di difesa.

Baselworld, che è iniziato ieri e durerà sino al 24 marzo, registra quest'anno la presenza di oltre 1.500 espositori di 40 paesi. Gli organizzatori si attendono che siano 150mila persone a visitare la superficie di 141mila metri quadri del salone in questi otto giorni. «Abbiamo risentito dell'incertezza di piccole e medie imprese che affrontano la debolezza della domanda – ha affermato Sylvie Ritter, direttrice di Baselworld –, ma la quasi totalità degli espositori del 2015 sono presenti anche quest'anno». Su Basilea sono puntati i riflettori di molti operatori che vogliono al tempo stesso vedere le novità di prodotto e misurare la temperatura complessiva a livello di settore. Per la Svizzera, paese ospitante e polo industriale per orologi e gioielli, Baselworld è per molti aspetti un fiore all'occhiello e anche quest'anno è stata rispettata la tradizione che vuole che sia un ministro ad inaugurare il salone. Ieri è stata Simonetta Sommaruga, ministro di Giustizia e polizia, a dare il via ufficiale.

Per Francois Thiébaud, presidente del comitato degli espositori svizzeri, l'industria degli orologi continua a dimostrare solidità, nonostante le difficoltà del contesto economico. Thiébaud ha ricordato alcuni tra i dati principali del settore. Nel 2015 l'industria elvetica degli orologi (la maggiore in termini di fatturato a livello mondiale) ha esportato per 21,5 miliardi di franchi, con un calo del 3,3%. Una flessione arrivata dopo anni di incrementi record, soprattutto a causa dei maggiori mercati asiatici e in particolare di Hong Kong e Cina. A fine 2015 l'Italia era il quarto mercato, con un aumento del 6,4%. A gennaio di quest'anno l'export di orologi elvetici è stato poi pari a 1,5 miliardi di franchi, il 7,9% in meno rispetto ad un anno prima. Nuovamente Hong Kong e Cina hanno contribuito alla contrazione, ma anche gli Usa hanno registrato un calo. I maggiori mercati europei hanno invece conservato il segno positivo, con l'Italia a +2,3%.

Secondo Thiébaud, le esportazioni di orologi rossocrociati «dovrebbero registrare ancora un calo nei primi tre mesi di quest'anno, ma le vendite a partire da aprile dovrebbero avere una ripresa». Oltre al rallentamento di alcune aree, si fa sentire sull'export anche la forza del franco svizzero, ma per l'insieme del 2016 secondo il presidente degli espositori elvetici dovrebbe esserci una crescita delle vendite tra il 2% e il 5%. Per Jean-Daniel Pasche, presidente della Federazione dell'industria orologera svizzera, «il 2016 è cominciato come era terminato il 2015, ci aspettiamo una stabilizzazione per i mesi a venire e dati finali per l'anno in corso in linea con le cifre dell'anno passato». Pasche pronostica quindi una stabilizzazione delle vendite e dell'export (che rappresenta circa il 90% della produzione) nel 2016, un risultato che molti operatori indicano come ragionevole.

Il gruppo Mch celebra quest'anno il centesimo anniversario della sua prima fiera campionaria svizzera, la Muba. Da piccola esposizione all'interno della Muba, Baselworld è diventata «la piattaforma più grande dedicata a tutto il settore». Segno dei tempi, quest'anno una parte delle discussioni riguarda inevitabilmente gli orologi messi a punto dai gruppi dell'elettronica e delle telecomunicazioni. Concorrenza oppure opportunità per l'industria tradizionale? «Il calo dell'export – ha affermato Francois Thiébaud – non è certo dovuto ai cosiddetti orologi connessi che offrono funzioni interessanti, ma hanno un problema di autonomia delle batterie e poi sono un'altra cosa: sono prodotti dell'elettronica, hanno altri canali di vendita. Ci avevano anche detto che con i telefoni portatili si sarebbero venduti meno orologi tradizionali. Ma non è stato così, oggi ci sono molti più orologi nel mondo».

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