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La moda a caccia di tecnici: ne servono 47mila entro i prossimi tre anni

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La moda a caccia di tecnici: ne servono 47mila entro i prossimi tre anni

Un’aula high tech dell’Itis di Reggio Emilia
Un’aula high tech dell’Itis di Reggio Emilia

Sono tecnici di nobilitazione e di tessitura, addetti alle confezioni, modellisti, prototipisti, meccanici, periti chimici. Nei prossimi cinque anni l’industria della moda, in tutti i suoi comparti, è pronta a offrire un contratto di lavoro a oltre 47mila “tecnici” (7% laureati, 35% diplomati). Ma se si guarda al numero di studenti iscritti oggi agli indirizzi di studio tessile-moda delle scuole (superiori e Its) si accende una “spia rossa”: i frequentanti il primo anno di questi istituti tecnico-professionali non superano le 3mila unità; e dunque è molto realistico che una larghissima fetta degli inserimenti programmati da qui al 2022 dalle aziende del settore (come Gucci, Herno, Zegna, Ratti, Albini, Max Mara, solo per citarne alcuni) resteranno “posti vacanti”.

Le prime avvisaglie già si avvertono nei territori: «Lo scorso giugno si sono diplomati all’istituto Facchinetti di Castellanza, Varese, appena 12 studenti, di questi solo 4 nell’indirizzo tessile-moda - racconta Gianni Brugnoli, imprenditore tessile e vice presidente di Confindustria per il Capitale umano - . Anche da Fendi c’è preoccupazione perché non si trovano sufficienti disegnatori, prototipisti e modellisti. Per una pmi, o un’impresa non brandizzata, poi, il mismatch è ancora più penalizzante».

Il tema è delicato; e affonda le sue radici in “storture” croniche del nostro sistema formativo: c’è uno scarso, per non dire inesistente, orientamento in uscita dalle scuole medie; e gli attuali indirizzi dell’istruzione tecnica (gli istituti professionali sono stati riformati lo scorso anno) restano ancora troppo sganciati da imprese e Industria 4.0, e spesso considerati dalle famiglie scuole di serie B (non a caso l’attuale governo sta seriamente pensando a un loro restyling).

Nel frattempo, per cercare di attutire il contraccolpo Confindustria Moda, assieme ad Umana e l’associazione 4.Manager (nata per promuovere la managerialità), e il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca hanno deciso di siglare un protocollo d’intesa per spingere famiglie e studenti verso un “nuovo” mestiere: il “mastertech” dell’industria della moda. L’accordo sarà firmato il prossimo 30 novembre a Verona, in occasione dell’edizione 2018 del «Job&Orienta» (il più grande salone nazionale dell’orientamento, scuola, formazione e lavoro) e sancirà la nascita della prima rete nazionale «TAM, Tessile, Abbigliamento, Moda» che collegherà imprese, istituti tecnici e professionali, Its. A Verona saranno anche premiati cinque istituti per i loro casi di eccellenza nell’alternanza scuola-lavoro nel settore tessile moda.

«Entro il 2020-21 per raggiunti limiti d’età uscirà dall’industria della moda circa il 10% degli addetti, portando con sé le loro competenze. I mestieri tecnici della moda non sono di serie B, come troppe famiglie ancora pensano, ma sono i pilastri dell’industria, che danno vita a quello che poi si vede in passerella - sottolinea Paolo Bastianello, a capo del comitato per la formazione di Smi e in prima linea nel progetto -. La nostra priorità è pertanto abbattere questi pregiudizi. Lo faremo iniziando a dialogare con i dirigenti delle scuole, anche grazie al programma 4.Manager. E investiremo anche nella comunicazione: stiamo lavorando a una piattaforma online ad hoc».

Il progetto nasce soprattutto per aiutare le pmi del settore, «quelle che non hanno le capacità, anche finanziarie, di aprire una scuola di formazione interna, come fanno molti grandi marchi - prosegue Bastianello -. Quello che deve passare è che il genio non appartiene solo agli stilisti, ma anche a quei tecnici chiamati a inventare nuovi tessuti ogni sei mesi».

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