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Investire nel vintage online è la prima tendenza del 2019: le scelte di Piquadro e Richemont

Il 2019 della moda si apre con delle novità che costituiscono anche una conferma: vale a dire, che la sostenibilità è diventata esigenza prioritaria e strategica, per i gruppi più importanti del settore come per le aziende più piccole. L’economia circolare, quella che reinmette nel sistema economico anche i residui del processo di produzione, sta abbandonando la sua natura di fenomeno marginale per evolversi in fattore di ispirazione collettivo. E di investimenti.

Le notizie che confermano il successo di questo movimento sono due e riguardano entrambi delle piattaforme digitali di vendita di oggetti usati, vintage: la prima è l’investimento del gruppo Piquadro nella start up bolognese Vintag, che due anni fa ha lanciato una app per la vendita di prodotti vintage. Fondato dalla 36enne Francesca Tonelli, Vintag è un marketplace dove vengono proposte gli oggetti selezionati da un apposito team, aspetto che distingue Vintag da altre piattaforme simili: oggi offre a una community di 19mila utenti attivi un catalogo di 70mila oggetti, dall’abbigliamento e accessori al design, modernariato e collezionismo. Fra i marchi ci sono Dior, Versace, Chanel, Gucci, Hermès, ma anche Richard Ginori, Artemide, Venini, Kartell.

Piquadro, che comprende anche i marchi The Bridge e Lancel, investirà in Vintag tramite il Piquadro MyStartupFunding Program, il programma di open innovation con il quale il gruppo di Marco Palmieri vuole promuovere l’innovazione e la creatività attraverso un processo competitivo, con l’obiettivo di premiare progetti di business originali nel campo della tecnologia applicata all’industria della valigeria e dell’accessorio moda. Oltre al sostegno di Piquadro, Vintag potrà contare anche su quello di due nuovi partner, Fashion Technology Accelerator (hub internazionale che promuove l'innovazione digitale e tecnologica nel settore della moda, del lusso e del retail) e Hatcher + (fondo di venture capital di nuova generazione basato sull’utilizzo dei big data e tecnologie di intelligenza artificiale), che proprio con Vintag ha fatto il suo primo investimento in Italia.

L’ultimo marchio entrato nel gruppo di Bologna, Lancel, è stato rilevato nel giugno scorso da Richemont, che a sua volta, e nello stesso mese, aveva acquistato il controllo del marketplace di orologi vintage Watchfinder.co.uk, attiva dal 2002 e attiva non solo online, ma anche tramite una rete di punti vendita e assistenza.

Che l’investimento del colosso di Johann Rupert sia stato giusto è confermato dai conti dell’ultimo esercizio di Watchfinder.co.uk prima del passaggio a Richemont, dunque relativi all’anno fiscale terminato il 31 marzo scorso. A pubblicarli è il sito specializzato Watchpro.com: Watchfinder avrebbe venduto orologi usati per un totale di 109,2 milioni di sterline, un aumento del 26% rispetto all’esercizio precedente, con utili aumentati di ben il 37% a 7,6 milioni di sterline. Negli ultimi sette anni, inoltre, l’azienda ha visto crescere le sue vendite del 725% e gli utili del 2700%.

Notizie come queste potrebbero essere sintomi di un cambiamento tranquillo ma profondo nei consumi, anche in quelli di alta gamma: comprare in minor quantità ma alla ricerca di una qualità superiore e senza tempo, con a cuore il riuso, il dare nuova vita alle cose, più che la novità a tutti i costi. Vedremo nei report sulle vendite del lusso anche la nuova voce “pre-owned”? È ancora presto per esserne certi, ma questo 2019 si apre con un fondato sospetto.

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