Mondo

Quasi esauriti i fondi d’emergenza Bce

  • Abbonati
  • Accedi
FUGA DI CAPITALI

Quasi esauriti i fondi d’emergenza Bce

Non bastano: i 65 miliardi di liquidità d’emergenza messi a disposizione dalla Banca centrale europea potrebbero presto non essere sufficienti per mantenere solventi le aziende di credito greche. È questo lo scenario che dominerà il consiglio direttivo della Bce chiamato oggi a riesaminare l’assistenza agli istituti ellenici.

I numeri sono chiari. Le banche greche, che soffrono da settimane di una riduzione dei depositi - si parla di almeno 15 miliardi, quasi il 10% del totale - venerdì avevano già richiesto fondi di emergenza per 57,5 miliardi, con un aumento di 51,7 miliardi in una settimana. L’Ela (Emergency lending assistance) che è stato “portato” a 65 miliardi solo la settimana scorsa, potrebbe presto rivelarsi insufficiente e forse - secondo un’analisi della JPMorgan - è già stato esaurito.

La concessione della liquidità straordinaria - a tassi ovviamente più elevati - in realtà non tocca, formalmente, alla Banca centrale europea, ma alla Banca centrale greca che se ne assume tutti i rischi. Le regole prevedono che entro due giorni l’autorità monetaria nazionale informi la Bce che può, nel caso in cui la concessione fosse incoerente con i suoi obiettivi e i suoi compiti, decidere di revocarla, ma con una maggioranza qualificata dei 2/3.

Difficile che accada proprio questo, oggi. Una simile scelta avrebbe infatti effetti davvero dirompenti per il sistema creditizio del paese. Una fonte “vicina” alla Bce, sentita dall’agenzia di stampa Reuters, sembra escludere una revoca dell’autorizzazione, e le voci di un’intesa giunte in serata sembrano confermare questa ipotesi. «È probabile che la Bce continui a fornire liquidità di emergenza alle banche greche fin quando - spiegano Antonio Garcia Pascual e Thomas Harjes di Barclays - ci sarà una possibilità di trovare un accordo».

Per il governo di Atene l’Ela è davvero una spada di Damocle. «Se le autorità greche non accetteranno l’offerta dell’Eurogruppo entro la settimana - aggiungono Pascual e Harjes - probabilmente l’Ela sarà interrotta. Si renderà così necessaria l’introduzione di controlli di capitale per evitare un rapido deflusso di fondi dalla Grecia e le banche del paese dovranno probabilmente introdurre limiti ai prelievi di depositi e conti correnti».

È una valutazione che non trova tutti d’accordo. «Se la settimana dovesse chiudersi senza un accordo - secondo Ebrahim Rahbari di Citigroup - questo non implicherebbe automaticamente un fallimento totale delle trattative né un’interruzione dell’Ela per le banche greche». Anche se, continua l’analista, potrebbero essere comunque necessarie misure per evitare che continui la fuga di capitali dalla Grecia. Qualcosa di simile ai controlli di capitali introdotti da Cipro nel 2012.

In ogni caso, quindi, il gioco negoziale di Atene trova qui il suo vincolo principale: qualunque iniziativa voglia immaginare la Grecia in risposta a richieste giudicate inaccettabili dell’Eurogruppo - si è parlato per esempio di un referendum sull’euro, ma gli analisti non escludono per esempio la stessa caduta del Governo - richiederà tempo che il suo sistema bancario potrebbe non avere. Le aziende di credito del paese posseggono una quantità limitata di titoli consegnabili in pegno alle aste regolari di liquidità della Bce (potrebbero esaurirsi in 14 settimane) e dipendono quindi dall’assistenza di emergenza dell’Ela che la Banca nazionale può fornire solo con il nulla osta di Francoforte.

L’ipotesi di “comprare tempo” che è sembrata emergere ieri, quindi, trova probabilmente una ragione anche nelle vicende della liquidità delle banche e nel ruolo che può avere la Bce.

© Riproduzione riservata