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Egitto, il presidente al-Sisi chiede «forza militare araba»…

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il terrorismo islamista in libia

Egitto, il presidente al-Sisi chiede «forza militare araba» contro lo Stato Islamico

È necessario formare «una forza militare araba», per far fronte alla crescente minaccia dello Stato Islamico (Is) e delle organizzazioni terroristiche che gravitano intorno con un unico obiettivo comune: accreditarsi col terrore. Ne è convinto il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che una settimana fa ha ordinato di bombardare siti dell'Is a Derna, nella Libia orientale, in seguito alla diffusione di un video nel quale i jihadisti mostravano la decapitazione di 21 cittadini egiziani di fede copta. «Cresce e si fa ogni giorno più pressante il bisogno di avere una forza araba unita», ha detto al-Sisi in un discorso trasmesso dalla televisione di stato egiziana, sottolineando che non è nell'interesse del suo Paese invadere o attaccare altre nazioni. Ma per difendere l'Egitto e la regione intera, ha detto, è «necessario coordinarsi con i nostri fratelli arabi». Sia la Giordania sia gli Emirati Arabi si sono già offerti di dispiegare proprie forze militari a sostegno della lotta dell'Egitto contro l'Is.

La Libia è un concentrato di terrore in cui è difficile distinguere sigle terroristiche. Ve ne sono alcune anche contro l’Isis. A Derna, città dove è stato proclamato il califfato vicino ad al Baghdadi, un gruppo armato «sconosciuto» ha fatto saltare la sede della hisbah, ossia la polizia religiosa dello Stato islamico (Is), non ci sarebbero vittime. L'operazione potrebbe essere attribuita alla Brigata dei Martiri di Abu Salim, che lo Stato Islamico ha rinnegato. Nel frattempo, l'esercito libico ha chiuso tutte le strade che portano a Derna, città dove nelle ultime settimane si è assistito a un'escalation dello Stato Islamico, culminata con la decapitazione di 21 copti egiziani e le esplosioni di venerdì nella località di Gubba, che hanno causato almeno 40 morti e 120 feriti.

Chiesa copta del Cairo lavora per evacuare egiziani
Una “unità di crisi” è stata istituita su iniziativa del Sinodo della Chiesa copta ortodossa allo scopo di raccogliere dati e notizie su tutti gli egiziani che si trovano ancora in Libia, in modo da favorirne la rapida evacuazione e il ritorno a casa. Il “Comitato di crisi” - riferisce l'Agenzia Fides - fa capo a Anba Raphael, segretario del Sinodo, e sta raccogliendo in particolare informazioni tra le famiglie dei copti emigrati in Libia per motivi di lavoro, per poi provvedere al loro rientro in coordinamento con le istituzioni militari e civili egiziane. L'indicazione rivolta alle famiglie è quella di fornire al comitato, entro il 28 febbraio, notizie utili che aiutino a contattare i propri parenti emigrati in Libia, per poi elaborare piani di rimpatrio dalle varie regioni libiche, a partire da quelle più interessate dai conflitti.

Libia, il premier riconosciuto rompe con Ankara
La libia non è solo un puzzle di sigle terroristiche ma anche di poteri costituiti. Uno è il governo internazionalmente riconosciuto di Beida, legato al parlamento di Tobruk, ha deciso di cancellare tutti i contratti in essere con le aziende turche. Il governo del premier Abdullah al Thani non ha fornito alcuna giustificazione per la decisione che sembra però inevitabilmente una rappresaglia commerciale al sostegno del governo di Ankara (insieme al Qatar) agli islamisti che governano dalla scorsa estate a Tripoli.

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