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Obama apre la battaglia dei veti. Bloccato il mega-oleodotto voluto dai…

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IL PRESIDENTE IN DIFESA

Obama apre la battaglia dei veti. Bloccato il mega-oleodotto voluto dai repubblicani

Barack Obama ha messo il veto sulla legge per la costruzione dell’oleodotto Keystone XL da parte della canadese TransCanada. Il presidente degli Stati Uniti ha così bloccato, almeno per il momento, la realizzazione della struttura che doveva trasportare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose dell’Alberta, in Canada, fino al golfo del Messico passando per sei Stati americani. Il progetto per l’infrastruttura lunga 1.900 chilometri attende il via libera da sei anni: tra le preoccupazioni degli ambientalisti e dei democratici e le pressioni dei repubblicani che la considerano una priorità.

La legge per la costruzione dell’oleodotto era stata approvata dalla maggioranza repubblicana sia al Senato che alla Camera. Ma come previsto, è stata fermata ieri da Obama che ha fatto valere il diritto di veto che viene riservato al presidente dalla Costituzione americana.
Il veto di Obama non significa tuttavia che la Casa Bianca è contraria a priori alla costruzione dell’oleodotto. Ad essere messo in discussione è invece il tentativo dei repubblicani di dare il via libera all’opera senza aver ricevuto il via libera del presidente. In un messaggio a Capitol Hill, Obama ha spiegato che «attraverso questa legge, il Congresso tenta di aggirare un processo testato e di lunga data per determinare se la costruzione di un oleodotto transazionale è nell’interesse della nazione». Dalla Casa Bianca hanno più volte sottolineato che è ancora in corso una analisi da parte del dipartimento di Stato che dovrà determinare quale impatto potrà avere l’oleodotto sul cambiamento climatico e sull’economia americana.

La mossa di Obama inoltre segna un passaggio delicato nel confronto tra la Casa Bianca e il Congresso controllato dai repubblicani. Questo mentre i conservatori minacciano di non sbloccare i fondi all’Homeland Security, l’agenzia che si occupa di sicurezza interna e prevenzione del terrorismo, se il presidente non ritirerà il suo ordine esecutivo sull’immigrazione.
«Ho sempre considerato con molta attenzione il potere del presidente di porre il veto sui provvedimenti del Congresso», ha detto Obama che dal 2009, da quando è alla Casa Bianca ha utilizzato solo tre volte questa prerogativa. «Ma - ha aggiunto il presidente - prendo seriamente anche le mie responsabilità nei confronti degli americani. E questo atto del Congresso si è guadagnato il mio veto perché è in conflitto con procedure consolidate nell’esecuzione di opere di questa importanza e rappresenta una scorciatoia che non permette di considerare questioni che possono pesare sui nostri interessi nazionali, inclusa la sicurezza e l’ambiente». Sulla possibilità che l’amministrazione Obama possa dare il via libera all’oleodotto Keystone XL dopo il completamento dell’analisi del dipartimento di Stato, ha risposto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest: «La possibilità esiste ancora. Questa è una revisione in corso», ha detto.

Nessuna delle due aule al Congresso - controllate dai repubblicani da inizio gennaio - ha i due terzi dei voti necessari per scavalcare il veto presidenziale. Ma Mitch McConnell, leader della maggioranza al Senato, ha detto che i repubblicani sono pronti a rispondere a votare un veto da contrapporre a quello di Obama entro il 3 marzo. È tuttavia improbabile che siano raggiunti i 67 voti, sui 100 seggi complessivi del Senato, necessari per centrare l’obiettivo. McConnell e lo speaker repubblicano alla Camera, John Boehner, hanno spiegato più volte che l’oleodotto Keystone «è un’opera che serve al Paese nel suo complesso, perché fornisce scorte energetiche più stabili e a buon mercato per aiutare a proteggere l’economia dalle brusche oscillazioni dei prezzi del comparto energetico». I due esponenti conservatori hanno inoltre messo in guardia Obama: «La tentazione di compiacere gli ambientalisti più radicali potrebbe essere troppo forte per il presidente. Ma il presidente tristemente si sbaglia se pensa che il suo veto metterà fine alla nostra battaglia».

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