Mondo

Catturato il leader dei Templari messicani, il cartello della droga che…

  • Abbonati
  • Accedi
messico

Catturato il leader dei Templari messicani, il cartello della droga che trafficava anche con la Cina

NEW YORK – I Cavalieri Templari del Messico non hanno nulla a che vedere con le crociate medievali. La fede e la missione dei Los Caballeros Templarios è una sola: governare con il terrore intere regioni del Paese e diffondere il credo della droga. Agenti federali messicani ieri hanno sorpreso e catturato senza sparare neppure un colpo il loro capo, “La Tuta”, il soprannome dell'ex insegnante di scuola elementare Servando Gomez diventato spietato boss del narcotraffico.

Un'operazione condotta nella città di Morelia, capitale dello stato di Michoacan e diventata anche capitale di un impero della cocaina, delle metanfetamine, dell'eroina e della marijuana. Centro di una rete di corruzione e complicità che coinvolgeva politici locali, finanziato anche attraverso un sistema di balzelli imposti a allevatori, agricoltori e minatori della zona.

La Tuta non faceva mistero della sua influenza: era solito farsi vedere e fotografare in compagnia di noti uomini d'affari o esponenti del governo dello stato, compreso il figlio dell'ora ex governatore (si è dimesso l'anno scorso per ragioni di salute). Figlio e braccio destro dell'ex governatore sono adesso in galera per associazione a delinquere.
Nel suo territorio il “Templare” messicano era finora riuscito ripetutamente a eludere migliaia di soldati e agenti inviati a scovarlo. E aveva esibito sicurezza di sè, accettando e realizzando interviste televisive con canali internazionali. Oppure facendosi riprendere mentre distribuiva banconote da 20 dollari agli abitanti di remoti villaggi.

All'apice del loro potere i Templari controllavano un intero porto, quello di Lazaro Cardenas sulla costa del Pacifico, gestendo attività di scambio commerciale con la Cina (esportavano materiale ferroso e importavano sostanze chimiche per gli stupefacenti).
La cattura di un potente re del narcotraffico potrebbe restituire in parte fiducia nel governo del presidente Enrique Pena Nieto, che vive un difficile momento nel paese sfigurato dal crimine e della violeza – con il moltiplicarsi di rapimenti e estorsioni - e in cerca di nuove riforme economiche che ne aiutino un rilancio. Dei grandi narcotrafficanti uno solo rimane oggi in libertà, Ismael “El Mayo Zambada”, presunto leader del cartello di Sinaloa.
Non potrà però cancellare la memoria ancora fresca della tragedia consumatasi lo scorso settembre nello stato di Guerrero: 43 studenti furono presi prigionieri da agenti di polizia corrotti e consegnati a locali signori della droga, che secondo la magistratura li uccisero, ne bruciarono i corpi e gettarono i resti in un fiume.

In un gesto che mostra la grave ferita ancora aperta, ieri è filtrate che il Ministro della Giustizia di Pena Nieto, Jesus Murillo Karam, dovrebbe dimettersi dopo le dure critiche ricevute per la gestione della scomparsa e del massacro dei ragazzi.
Il presidente è stato anche sfiorato direttamente da scandali: il sospetto che sua moglie, una attrice di soap opera televisive, abbia comprato una casa da un imprenditore che ha ottenuto numerose grandi commesse dal governo.

© Riproduzione riservata