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Ucciso a Mosca Nemtsov, oppositore di Putin. Casa Bianca preoccupata

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Ucciso a Mosca Nemtsov, oppositore di Putin. Casa Bianca preoccupata

NEW YORK – Un'auto bianca che passa valoce. Sette colpi di pistola lungo il Bolshoi Kamenny Most, un ponte appena a sud del Cremlino nel cuore di Mosca.
È finita così, con un attentato a sangue freddo nella serata della capitale russa, la vita di Boris Nemtsov, uno dei leader dell'opposizione a Vladimir Putin e alla guerra in Ucraina. È stato colpito mentre camminava, una vera e propria esecuzione.

I primi dettagli sull'assassinio sono arrivati dal ministero dell'Interno russo. Politici dell'opposizione hanno poco dopo confermato il decesso e le autorità hanno fatto sapere di aver avviato indagini, interrogando possibili testimoni oculari. Un portavoce di Putin ha fatto sapere che il presidente condanna il «brutale omicidio» e cha ha avocato direttamente a sè la responsabilità per un'inchiesta ipotizzando un omicidio su commissione o una “provocazione” alla vigilia di dimostrazioni dell'opposizione nella capitale.

Nemtsov - 55 anni, noto all'estero e fluente in inglese - era stato vicepremier sotto Boris Eltsin alla fine degli anni Novanta e prima governatore di Nizhny Novgorod Oblast. Successivamente era stato parlamentare alla Duma e dal 2003, uscito dalla Camera dei deputati, aveva fondato diversi partiti e organizzazioni di opposizione, l'ultimo il Partito Repubblicano della Russia - Partito del popolo per la libertà. Si era distinto tra i più attivi e pubblici critici liberali di Putin partecipando a grandi manifestazioni nel 2011 e nel 2012, promuovendo riforme economiche e attaccando la corruzione e gli sprechi durante le Olimpiadi invernali di Sochi.

Domani, domenica, avrebbe dovuto prendere parte a un significativo rally di portesta alla periferia della capitale contro le difficoltà economiche e il ruolo di Putin nella guerra in Ucraina. Secondo alcuni suoi colleghi, Nemtsov stave preparando proprio un rapporto sulla presenza di soldati russi in Ucraina.

L'omicidio getta nuova ombre sulla politica russa mentre le relazioni tra Putin, gli Stati Uniti di Barack Obama e l'Unione Europea sono in crisi, ora anzitutto per il conflitto in Ucraina dove il sostegno ai ribelli antigovernativi e filo russi di Putin ha fatto scattare sanzioni contro Mosca. Negli anni della leadership di Putin, inoltre, numerosi critici scomodi del Cremlino, giornalisti e militanti dei diritti civili sono stati assassinati sotto gli occhi occidental, spesso . Il New York Times ne ha ricordato il tragico elenco: da Paul Khlebnikov della rivista Forbes, ucciso nel 2004, ad Anna Politkovskaya, popolare critica della guerra in Cecenia nel 2006 fino a Natalya Estemirova, militante dei diritti umani, rapita e fucilata nel Caucaso nel 2009.

Il nodo russo rappresenta una delle più gravi sfide irrisolte per l'amministrazione americana e la nuova tragedia lo porta ancora più alla ribalta: Obama aveva promesso agli albori della sua presidenza, senza poi riuscire a darvi seguito, un “reset”, un rilancio dei rapporti. Oggi le relazioni sono al punto più basso dalla Guerra Fredda e Obama è sotto accusa, da parte di numerosi esponenti del Congresso americano soprattutto conservatori, per aver sottovalutato Putin e gestito una strategia fallimentare di politica estera. La Casa Bianca non ha avuto reazioni ufficiali immediate nella notte, ma stando agli osservatori della politica estera americana cresce la preoccupazione.

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