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Netanyahu al Congresso Usa: «L’Iran sarà sempre nemico…

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il discorso del premier israeliano

Netanyahu al Congresso Usa: «L’Iran sarà sempre nemico dell’America». Obama lo boccia: nulla di nuovo

WASHINGTON - «Il più grande pericolo del nostro mondo è l'Islam combattente e le armi nucleari». Così il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, parlando del pericolo che l'Iran rappresenta per il mondo intero, nel suo intervento davanti al Congresso statunitense in cui si sapeva già che avrebbe parlato soprattutto di nucleare iraniano e del negoziato in corso a Ginevra con il 5+1, i membri permanenti del Consiglio di sicurezza più la Germania, in vista di un accordo da trovare entro giugno. E così è stato: «Anche se Israele dovesse rimanere da solo» reagirà alla minaccia nucleare attribuita all'Iran. «Ma so - ha poi proseguito il premier israeliano fra gli applausi dei parlamentari statunitensi - che non sarà così, perché l'America sta dalla parte d'Israele, voi state con Israele». In un crescendo ha emanato una specie di verdetto: «Il regime dell'Iran sarà sempre un nemico dell'America». E ha concluso: «Il regime dell'Iran è più radicale che mai. Proclama morte all'America, ciò non dovrebbe sorprendere, perché l'ideologia del regime iraniano affonda le sue radici nell'Islam militante, per questo (...) l'Iran sarà sempre un nemico dell'America».

La reazioni dalla Casa Bianca
La Casa Bianca commenta subito questo discorso che già considerava una sfida inopportuna. «Non ho visto il discorso di Netanyahu, ho letto la trascrizione: non c'era nulla di nuovo, l’alternativa che offre è un non accordo». Questa la dura reazione di Barack Obama, che liquida l’intervento di Netanyahu senza troppi giri di parole. «Il Congresso dovrebbe aspettare un accordo per valutarlo. Non firmerò un cattivo accordo con l'Iran», assicura il presidente Usa. Un altro funzionario della Casa Bianca, ha detto a Reuters che il primo ministro israeliano «non ha offerto alcun piano di azione concreto. Chiedere semplicemente la resa dell’Iran non è un piano e nessun Paese al mondo ci sosterrebbe se portassimo avanti questa richiesta».

Netanyahu parla al Congresso degli Stati Uniti, dunque Camera e Senato riuniti, controllati dall’opposizione repubblicana a partire dalle elezioni midterm del novembre scorso: in Israele si vota invece il prossimo 17 marzo, il discorso di Netanyahu riguarda i negoziati sul nucleare iraniano del 5+1 che stanno per concludersi con un’intesa che non piace alla destra israeliana. Il partito repubblicano ha dato a Bibi uno straordinario palcoscenico elettorale. L’amministrazione Obama non gradisce, i democratici men che meno: molti deputati democratici hanno deciso di boicottare il discorso. Netanyahu da parte sua, in una conferenza all'American Israel Public Affairs Committee di Washington, cerca di abbassare la tensione con la Casa Bianca sottolineando che l'alleanza fra Stati Uniti e Israele resta forte. Ma davanti a tale platea si scatena.

Secondo il quotidiano politico The Hill, quasi un quarto dei membri democratici del Congresso sarà assente: almeno 57 - otto senatori e 49 deputati - manifesteranno così il loro dissenso nei confronti di Netanyahu. Nemmeno il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è presente, perché impegnato in America centrale; solitamente il vicepresidente, come presidente del Senato, è presente ai discorsi tenuti dai leader stranieri in Congresso.
Netanyahu, invitato dallo speaker della Camera, John Boehner, è stato criticato negli Stati Uniti, perché il suo intervento potrebbe complicare i negoziati tra le sei potenze mondiali, guidate dagli Stati Uniti, e Teheran sul programma nucleare iraniano e perché il suo discorso avviene a due settimane soltanto delle elezioni politiche in Israele.

Tensione con Teheran
Il discorso del primo ministro israeliano non aiuta tanto più se si pensa che l'Iran fa il duro il duro con gli americani. La diplomazia di Teheran dice che non cederà mai alle “avide” e “illogiche” richieste delle parti coinvolte nei negoziati sul suo pacifico programma nucleare. Cosi' il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, risponde a Omana, che ieri ha affermato che l'Iran deve impegnarsi per un congelamento verificabile di almeno 10 anni delle sue attività nucleari. Teheran, ha proseguito Zarif secondo l'Irna, ha preso parte ai colloqui “con la più grande sincerità”, e proseguirà nei negoziati fino ad assicurare pienamente i propri diritti.

Le affermazioni di ieri di Obama, ha detto ancora il ministro iraniano, “indicano chiaramente che gli Usa erano dietro a molte minacce militari dirette e indirette contro l'Iran negli ultimi decenni, e hanno imposto molte sanzioni ingiuste e illegali contro la Repubblica islamica”. Inoltre, ha aggiunto, tali osservazioni provano che gli Usa hanno finalmente compreso che la politica delle minacce e delle sanzioni non è più efficace. «È chiaro che le dichiarazioni di Obama - ha concluso Zarif - servono ad ottenere il favore dell'opinione pubblica americana e a sventare l'opposizione di Israele» e di altri soggetti ostili ai negoziati in corso.

In questo contesto Netanyahu parla a Washington nonostante - avverte oggi un sondaggio “Campo sionista” - il 60% degli israeliani non pensa che questo discorso aiuti lo sforzo per impedire un Iran nucleare. 'Campo sionista' è l’alleanza di centro sinistra avversario del Likud del premier. alle elezioni del 17 marzo. Solo il 28% e' invece convinto del contrario. Vista la campagna elettorale, il discorso di Netanyahu sarà trasmesso in differita di 5 minuti in Israele per dare tempo al Garante del voto di valutare eventuale propaganda

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