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Uljukajev: «La Russia ha le risorse per sostenere la crisi a…

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intervista

Uljukajev: «La Russia ha le risorse per sostenere la crisi a lungo»

«Boris Nemtsov era un uomo davvero coraggioso, diretto. Il nuovo tipo di russo europeo, sapete. Un ponte tra Russia ed Europa. Lo conoscevo da vent'anni, questa è una tragedia personale». Le parole di Aleksej Uljukajev, ministro dello Sviluppo economico venuto lunedì scorso a Milano dove ha tenuto una lezione in Bocconi sulle prospettive dell'economia globale, volano a Mosca dove venerdì scorso il leader dell'opposizione democratica e liberale è stato ucciso, proprio di fronte al Cremlino. Anche Uljukajev, cresciuto nella squadra dei primi riformatori russi che facevano capo all'ex premier Egor Gaidar, poi viceministro delle Finanze di Aleksej Kudrin e per quasi dieci anni vicepresidente della Banca centrale russa, viene dal mondo degli economisti liberali.

«Sta avvenendo qualcosa di anormale. Il livello di aggressività nella società è troppo elevato, è una sfida per tutti. Dobbiamo contrastare questa assurdità, sostenere una collaborazione pacifica». Lo stesso approccio che solo, secondo Uljukajev, può portare a una via d'uscita dalla guerra in Ucraina, e insieme ad essa sbloccare la crisi economica che così strettamente vi si intreccia. «Questo è un nostro problema comune - spiega Uljukajev - e peggiora di giorno in giorno. E quando si diventa nemici e si perde la fiducia, è sempre più difficile sedersi a un tavolo e cercare una soluzione. Ecco perché è importante che europei e russi si riavvicinino e tornino a comprendersi».

La crisi e le sanzioni pesano ormai sia sull'economia russa che su quelle europee. Crede che il mondo del business possa contribuire a trovare una soluzione?
Naturalmente, i legami economici sono forti e importanti. Il mondo del business deve far sentire la propria voce, al servizio di una soluzione. Ognuno di noi ha degli obblighi, deve fare del proprio meglio. Perché ogni giorno muoiono delle persone.

Debolezza del rublo, inflazione, prezzi del petrolio, sanzioni, indebitamento delle imprese: qual è l'elemento che la preoccupa di più per le conseguenze che sta avendo sull'economia russa?
Vede, ogni medaglia ha due facce. La crisi non significa solo tempi duri per le famiglie e le imprese, è anche una sfida. Porta nuove possibilità: la produzione è ridimensionata dalla svalutazione. E queste due cose - la svalutazione che incide sull'inflazione, l'inflazione che cresce - assottigliano ogni giorno i redditi reali, così si riduce la domanda di beni di consumo come motore per la crescita. Ma d'altra parte, poiché diminuiscono i costi di produzione delle imprese, crescono i loro profitti, diventano fonti di investimento. Dobbiamo aumentare le esportazioni nette, soprattutto attraverso le produzioni che sostituiscono l'import. La chiave è aumentare la domanda di investimenti, utilizzare le risorse e la domanda del governo. Naturalmente, sono cruciali i tassi di interesse.

Crede che l'economia possa sostenerli a lungo ai livelli attuali (15%, ndr)?
Dipende dall'andamento del cambio e dell'inflazione. In questo momento il rublo si sta riprendendo, c'è spazio per un ulteriore apprezzamento. Ma anche l'inflazione cresce, in febbraio al 16%: ci aspettiamo un picco in aprile, dopo di che l'inflazione calerà per gli effetti della svalutazione. Così la Banca centrale avrà la possibilità di ridurre il tasso di riferimento. Ma è difficile dire quanto rapidamente.

Molti imprenditori sono contrari alle sanzioni. I contratti vengono cancellati o congelati. Pensa che si possa mettere fine a questa situazione, e che un giorno le compagnie europee potranno riavere un ruolo nei progetti russi?
Per il commercio è chiaro che sarebbe meglio superare questa situazione, artificialmente negativa, e riprendere a compiere passi positivi. Indipendentemente dalle sanzioni, dobbiamo adottare con i Paesi europei passi per facilitare gli scambi, si può fare. E' importante che i ministri ne discutano. Abbiamo gli strumenti, commissioni intergovernative e gruppi di lavoro. Sfortunatamente nell'ultimo anno sono rimasti in stand-by, ma è tempo di riattivarli. Noi vorremmo accelerare la domanda di consumi e di investimenti. E perché gli investimenti crescano, abbiamo bisogno di un clima per gli investimenti migliore. Mi riferisco alla protezione della proprietà, al rispetto della legge, alla riduzione dei costi delle transazioni. Con i nostri colleghi italiani abbiamo discusso il modo per rendere l'ambiente più accogliente per gli investimenti.

Quali potrebbero essere i settori più promettenti?
Le infrastrutture, dove sono concentrati gli investimenti russi, pubblici e privati. Invitiamo le compagnie italiane a partecipare ai grossi progetti nel settore automobilistico, ferroviario, i porti. La storia di South Stream è finita ma ci sono altre possibilità, come il Turkish Stream. Abbiamo discusso di forniture con Serbia e Ungheria. Le compagnie italiane possono partecipare, benvenute!

Una delle prospettive che preoccupa gli analisti - e forse la ragione dietro il downgrading deciso da Moody's e S&P's - è il timore che le basi finanziarie della Russia non possano sostenere una crisi prolungata nel tempo. Boris Nemtsov diceva che la fine di Vladimir Putin verrà nel momento in cui finiranno i soldi con cui garantisce il benessere...
Vede, la matematica dà una risposta a questa domanda. Abbiamo una bilancia corrente molto positiva, un surplus di quasi 60 miliardi di dollari quest'anno, e se la crisi e la svalutazione proseguiranno nel tempo, la bilancia dei pagamenti resterà positiva. Da un punto di vista matematico è abbastanza. Abbiamo risorse sufficienti per sopravvivere a lungo. Da un punto di vista fiscale certo, dobbiamo tenere il bilancio in equilibrio, con entrate ridotte. Ma se calcoliamo una media dei prezzi del petrolio a 70 dollari - dall'anno scorso all'anno prossimo - è certo che con questo dato possiamo tenere in equilibrio entrate e spese. Anche se poi c'è un aspetto psicologico: la gente dovrebbe cambiare abitudini, equilibrare consumi e risparmi. Lo farà? Difficile dirlo. Per questo la situazione è comunque delicata.

Quali sono le sue previsioni per la crescita e l'inflazione in Russia?
Nelle nostre previsioni il Pil nel 2015 perderà il 3%. Riflette un forte calo degli investimenti, -13%. L'inflazione nel dicembre scorso è arrivata al 12%, ma la media annuale (del 2014, ndr) supererà il 15%, poiché è stata molto alta nella seconda metà dell'anno. Il cambio con il dollaro è previsto a 61 rubli, ma la previsione si basa su un prezzo del petrolio a 50 dollari il barile. In realtà il prezzo sarà più alto, e il rublo più forte.

Dove vede la Russia, tra cinque anni?
Io credo che il tasso naturale di crescita della Russia sia intorno al 3%. Simile al tasso di crescita globale. Significa che senza riforme radicali, semplicemente adattandosi alle nuove condizioni, normalizzando la politica monetaria, l'offerta monetaria, ritrovando un po' di fiducia negli investimenti, penso che a partire dall'inizio del 2016 torneremo a un andamento positivo, tra il 2 e il 2,5%. Penso che anche a un certo punto del 2015, nel quarto trimestre, ricominceremo a crescere, ma statisticamente l'anno terminerà in negativo. Ma se vogliamo una performance migliore rispetto all'economia globale, abbiamo bisogno di riforme più approfondite.

Tra il 2000 e il 2004 lei è stato viceministro delle Finanze accanto al riformatore Aleksej Kudrin. Ora qualcuno parla di un suo ritorno alla politica attiva. Pensa che sarebbe possibile?
Magari!

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