
L'emancipazione femminile passa attraverso l'educazione e la lotta agli stereotipi. Così il Parlamento Ue ricorda la giornata dell'8 marzo. A influire sulle disparità di genere sarebbe un'educazione basata ancora su stereotipi che finiscono per dividere gli uomini e le donne fin da piccoli e influenzare le scelte formative e lavorative. Bambole o videogiochi, eroi sempre maschi, giochi tecnologici e creativi rivolti soprattutto ai ragazzi, libri di testo che riducono il ruolo della donna, i media che rilanciano modelli stereotipati.
Nel campo dell'istruzione le donne sono al primo posto, secondo dati del 2012, circa l'83% ottiene un diploma di istruzione secondaria in Europa rispetto al 78% degli uomini. La dispersione scolastica riguarda il 12% delle ragazze rispetto al 16% dei coetanei maschi. Ma nonostante il 60% dei neo-laureati sia costituito dalle donne, a tre anni dalla laurea il tasso di occupazione più alto è quello maschile, 74,3%, mentre le ragazze si fermano al 62,5% in base ai dati di Eurostat 2013 . Ancora molto spesso le donne, seppur altamente qualificate, abbandonano l'idea di una propria carriera per la famiglia o non riescono ad accedere al lavoro.«Le donne in genere scelgono materie umanistiche e raramente nuove tecnologie digitali o materie scientifiche che sono tra i lavori più ricercati al momento in Ue» afferma l'eurodeputata Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura al Parlamento Europeo, intervenendo alla riunione interparlamentare sulle donne a Bruxelles.
L'ingegneria e l'informatica attraggono ancora poco il gentil sesso: solo il 5% delle ragazze di 15 anni ha l'obiettivo di una carriera in questi settori rispetto al 18% dei coetanei maschi, secondo dati dell'OCSE. Anche nel mondo accademico esistono discriminazioni, da un report della Commissione per i diritti delle Donne (FEMM) sull'emancipazione femminile attraverso l'istruzione, si deduce che gli uomini guadagnino di più e le donne difficilmente intraprendono carriere universitarie in campo scientifico. Il divario salariale è ancora molto ampio: oltre il 16% e per quanto riguarda le pensioni il 39%.
A beneficiare della parità tra i due sessi sarebbe il pil dell’Unione europea, che crescerebbe del 12% se il mercato del lavoro fosse veramente equo. Alto anche il dato delle donne a rischio povertà: il 22% rispetto al 16,3% degli uomini. «Nella società ed economia attuali ci sono differenze di genere: un insegnante dirà pure ad una studentessa che è virtuosa ma la valuterà meno rispetto a un maschio, la ragazza completati gli studi abbandonerà il lavoro o farà un tempo parziale. Mentre si dovrebbe facilitare la richiesta di congedo parentale da parte del partner per evitare che lei si trovi a dover scegliere tra lavoro e figli» ha commentato la commissaria per la Giustizia e Parità di genere Vera Jourova. Sono ancora meno di un quarto le donne che ricoprono ruoli importanti nonostante rappresentino il 46% della forza lavoro. «Dobbiamo creare ambienti più accoglienti di lavoro e imprese che tendano a conciliarsi con la vita familiare e soprattutto far approvare la direttiva “maternity leave” che aspettiamo da due legislature», ha ribadito la Presidente della Commissione Cultura.
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