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«Selma vive nel coraggio della gente»

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«Selma vive nel coraggio della gente»

  • –Marco Valsania

MA LA FERITA è APERTA

Ieri a Madison nel Wisconsin un ragazzo afroamericano,

disarmato, è stato ucciso durante uno scontro

con un agente di polizia

NEW YORK

Ha marciato su Selma, cinquant’anni dopo. Barack Obama, primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, ha reso omaggio a coloro che, il 7 marzo del 1965, avevano sfidato nel cuore dell’Alabama la violenza e il razzismo delle autorità e delle forze dell’ordine di allora su un ponte ormai passato alla storia, l’Edmund Pettus Bridge, per difendere la loro dignità e il loro diritto al voto. E ha messo in chiaro che questa sfida oggi continua e vuol essere una delle sue grandi eredità. Combattuta negli ultimi due anni alla Casa Bianca e con la sua attività quando l’avrà lasciata, una battaglia per i diritti civili e per la promozione dei giovani neri attraverso l’accesso a istruzione e opportunità economiche.

È questo il messaggio dei due giorni che il presidente ha speso nel profondo sud del Paese, venerdì aveva parlato al Benedict College, università afroamericana del South Carolina. «Selma è adesso, Selma è nel coraggio delle persone comuni che fanno cose straordinarie perché credono nel cambiamento del Paese, perché sanno che possono modificare il destino della nostra Nazione», ha detto Obama di fronte agli studenti.

Il Paese è ancora lacerato da polemiche su discriminazione e diseguaglianza sociale e politica decenni dopo Selma. E che deve tutt’ora fare i conti con il problema del rapporto tra minoranze etniche e polizia.

Selma stessa resta una ferita aperta: per i bianchi del Sud è occasione di un altro anniversario, quello di una battaglia persa dai confederati nella Guerra Civile che mobilita i nostalgici del vecchio sud. Ed è una città-ghetto, con una popolazione crollata del 40% a 200mila residenti in 50 anni e un tasso di disoccupazione doppio della media statale. Dove, come in gran parte del Sud, in anni recenti sono scattate nuove restrizioni al voto che l’amministrazione non è riuscita finora a ribaltare e contro le quali Obama ha ieri messo in guardia: proprio l’Alabama ha vinto un ricorso alla Corte Suprema che cancella il potere del governo federale di intervenire preventivamente contro leggi ritenute discriminatorie.

Con Obama, giunto assieme alla first lady Michelle e le due figlie Malia e Sasha, si sono dati appuntamento a Selma oltre cento parlamentari, anzitutto democratici come il deputato John Lewis che della protesta originale guidata da Martin Luther King fu protagonista. Visibile invece l’assenza di leader congressuali repubblicani - ha presenziato l’ex presidente George W. Bush - che hanno però rilasciato dichiarazioni di solidarietà.

Ma nell’anniversario del “Bloody Sunday” di Selma è arrivata anche una nuova tragedia a rammentare a tutti i drammi irrisolti: un ragazzo afroamericano di 19 anni, disarmato secondo gli accertamenti della polizia, è stato ucciso durante una colluttazione con un agente che aveva risposto a una chiamata per disturbo della quiete pubblica a Madison, nel Wisconsin. Il sindaco della città, Paul Soglin, ha subito promesso un’inchiesta indipendente come richiesto da recenti leggi locali. Decine di manifestanti si sono tuttavia rapidamente assiepati sul luogo per gridare, ripresi da video rilanciati sul web, rabbia e scetticismo: «A chi crediamo? Non alla polizia», lo slogan più popolare.

L’eco di altre recenti tragedie ha risuonato forte: il «Non posso respirare» dopo lo strangolamento di un venditore abusivo di sigarette con una presa illegale da parte di poliziotti di New York, andati tutti assolti. E il «Mani in alto, non sparate» di Ferguson in Missouri, dove un agente ha ammazzato in strada un ragazzo di 18 anni, Michael Brown, con sei colpi di pistola lasciandolo per ore sul selciato.

Proprio su Ferguson il dipartimento della Giustizia ha rilasciato un rapporto che mette in luce la discriminazione ai danni degli afroamericani. Obama ha rimarcato, fin da venerdì, che le autorità locali hanno una sola scelta: ricorrere contro i risultati dell’inchiesta o sottoscrivere accordi di riforma, altrimenti saranno denunciati. Ma Obama vuole spingersi oltre le battaglie più urgenti. Ha sponsorizzato con interventi dell’esecutivo e impegno personale un nuovo programma che rimarrà al centro della sua azione, oggi e in futuro, per cambiare l’America: My Brother’s Keeper, che incentiva le comunità locali a garantire l’istruzione a tutti.

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