
Google, addio. E' ora di esplorare il mondo (quello vero) e godersi la vita. Anzi, godersi “una splendida crisi di mezza eta' ricca di fortuna e bellezza”. L'addio materiale e spirituale ai vertici del leader di Internet e' stato dato nientemeno che dal direttore finanziario e vice presidente del gruppo, Patrick Pichette. Un veterano di sette anni alla guida dei conti del gruppo, che durante la sua gestione sono stati stratosferici, con un giro d'affari triplicato che ha trainato un raddoppio del titolo in Borsa.
Ebbene, a 52 anni Pichette saluta e se ne va. Di sicuro, però, può permetterselo senza soverchie ansie, al contrario dei molti americani costretti a lavorare fino a sempre più in tarda età non tanto per tenere allenati mente e corpo quanto per rimpinguare magre finanze dissestate da crisi, cali dei redditi reali e spirali dei costi. Con i conti del gruppo, infatti, anche il conto in banca di Pichette si è rimpinguato più che a dovere. Tra il 2010 e il 2013 gli incentivi in azioni gli sono valsi 31 milioni di dollari. Senza neppure contare gli stipendi e i premi di fine anno.
Ma l'ex dirigente di McKinsey assoldato da Google non ha remore nel dipingere il quadro idilliaco della sua vita, passata e futura. Al prepensionamento dorato, ha detto, aveva cominciato a pensare qualche tempo fa mentre con la moglie Tamar guardava il tramonto sul Kilimanjaro. Una pagina forse non degna di Hemingway, ma non sono le ambizioni letterarie a muovere Pichette. La moglie gli chiese allora, sulla vetta del Kilimangiaro, quando avrebbe smesso per poter ricominciare a viaggiare ai quattro angoli del pianeta, anzitutto verso avventure sull'Everest e in Antartica. Lui disse, semplicemente e poeticamente in un remake della famosa frase del film Gladiator, “not yet”, non ancora. Il non ancora si è trasformato in ora con i figli ormai grandi - due all'università e uno al lavoro in una stratup in Africa e soprattutto all'avvicinarsi del 25esimo anniversario di matrimonio, un regalo a se stesso e alla consorte.
Così, ecco il tributo alla società che lo ha reso felice (e ricco): «Lavorare per Google è stato un privilegio. Ho lavorato con i migliori tra i migliori e so che la società è in ottime mani». Aiuterà nel processo di selezione del suo successore, che dovrebbe essere completato entro sei mesi. E lascia con un po' di filosofia, questa in realtà assai spicciola: «In fondo la vita è meravigliosa, ma è una serie di compromessi, soprattutto tra business/carriera e famiglia/comunità - ha scritto in una e-mail - Fortunatamente sono ad un punto della vita dove non devo più compiere simili difficili scelte. Per questo sono grato. Carpe Diem». Cogli l'attimo, Patrick. Al resto dei suoi concittadini con più prosaiche crisi di mezza età non resta che lasciar riposare Orazio e sperare nel futuro.
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