Mondo

Toni da guerra fredda tra Venezuela e Stati Uniti

  • Abbonati
  • Accedi
Americhe

Toni da guerra fredda tra Venezuela e Stati Uniti

  • –Roberto Da Rin

mediazione difficile

Per Obama Maduro è «una minaccia per la sicurezza nazionale americana» L’Unasur e altri organismi regionali cercano di mediare

Il Venezuela rischia di cadere in default e per il governo di Nicolas Maduro è sempre più difficile sfuggire all’evidenza di una acuta crisi del sistema economico. I toni dello scontro politico tra Stati Uniti e Venezuela esprimono il pericolo di una crisi regionale. L’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur), il blocco economico regionale del Mercosur e la Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac) si pronunceranno sulla crescente tensione fra Venezuela e Stati Uniti, dopo che Barack Obama ha imposto nuove sanzioni a Caracas, sostenendo che il governo di Nicolas Maduro rappresenta «una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti».

Le impronte digitali ai clienti dei supermercati sono l’ultima misura introdotta dal governo di Caracas ma soprattutto la più efficace rappresentazione del disagio che vivono i venezuelani, accusati dal loro stesso governo di possibili accaparramenti.

I venezuelani che si riforniscono nei supermercati statali, ma anche nelle sette principali catene private, da oggi sono identificati con un’impronta digitale da 20mila lettori biometrici. L’iniziativa vorrebbe contrastare i persistenti problemi di approvvigionamento dei prodotti, anche di prima necessità.

«È una grande notizia per il Venezuela. Sconfiggeremo i contrabbandieri, i capitalisti, i ladri. Vinceremo questa guerra economica e garantiremo al popolo il suo alimento!», ha esultato Maduro, presentando il nuovo dispositivo di controllo in un discorso trasmesso a reti unificate.

Il presidente venezuelano sostiene che la grave crisi che attraversa il suo Paese - con un’inflazione superiore al 60% e crescenti problemi di approvvigionamento - sia imputabile «all’oligarchia capitalista» e all’opposizione, che avrebbe orchestrato una «guerra economica» contro il suo governo. L’unico obiettivo, secondo il governo, sarebbe quello di «sobillare la popolazione» e costringere Maduro alle dimissioni.

In effetti l’opposizione è sempre più agguerrita. Il leader Henrique Capriles, negli ultimi comizi a Caracas, ha ribadito che «il governo non è in grado di risolvere i problemi del Venezuela» e ha puntato il dito sul problema della scarsità dei prodotti, anche di prima necessità, e delle lunghe file davanti a negozi e supermercati.

Maduro, meno di due mesi fa, ha giocato l’ultima carta: la modifica del sistema cambiario, introducendo una modifica importante: il sistema manterrà un cambio fisso a quota 6,3 bolivares contro il dollaro, in vigore in alcuni settori considerati “primari”, ovvero l’alimentare e quello sanitario-farmaceutico. E poi un nuovo tasso di cambio che consentirà la compravendita di valuta.

Il nuovo sistema vorrebbe rispondere alla domanda di valuta del Paese e al tempo stesso dare maggiori introiti in valuta locale a Pdvsa (la compagnia petrolifera statale venezuelana).

Un calo del Pil del 2,4%, un’inflazione al 60%, il prezzo del greggio a 50 dollari al barile, file interminabili ai negozi sono comunque fattori che delineano un quadro economico di un Paese, il Venezuela, che attraversa una crisi sociale oltre che politica e finanziaria. E che ha spinto lo stesso presidente Maduro ad appellarsi a Dio: «Il nostro barile di greggio è passato da 96 a 40 dollari. Dio provvederà».

La tensione tra Venezuela e Stati Uniti ha toccato l’apice pochi giorni fa, dopo che Obama ha firmato un ordine esecutivo che impedisce a sette funzionari del governo venezuelano di entrare negli Usa e congelato i loro asset americani. È l’ultima puntata di un’escalation pericolosa, la crisi nelle relazioni tra Washington e Caracas, tra reciproche accuse e ritorsioni.

La lettera aperta di Fidel Castro al presidente venezuelano, Nicolas Maduro - nella quale il lider maximo si congratula per il modo in cui ha reagito alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti a sette ufficiali dell’esercito e delle forze di sicurezza di Caracas, accusati da Washington di violazioni dei diritti umani - riporta ai tempi della guerra fredda, in cui la regione latinoamericana è stato teatro di altissime tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LE TAPPE DELLA CRISI

3 marzo 2015

Il presidente Nicolas Maduro introduce l'obbligo di visto per i cittadini americani

21 febbraio 2015

Il sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, viene arrestato con l’accusa di aver organizzato un golpe sostenuto dagli Stati Uniti per rovesciare il governo

14 febbraio 2015

Il governo venezuelano annuncia di aver sventato un colpo di Stato

12 dicembre 2014

Obama annuncia di aver in programma l’approvazione di sanzioni contro il Venezuela per la violazione dei diritti umani