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Il leader populista Wilders: via gli islamici e Olanda fuori dall’euro

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INTERVISTA

Il leader populista Wilders: via gli islamici e Olanda fuori dall’euro

L’AJA (dal nostro inviato) - L’anticamera dell’ufficio di Geert Wilders, nell’ala più moderna del Parlamento olandese all’Aja, è una sorta di rappresentazione visiva dei suoi capisaldi ideologici: vignette iconoclaste sull’Islam, una bandiera israeliana, testate di giornali che celebrano le battaglie del leader, da un decennio controverso punto di riferimento della destra anti-Islam, non solo in Olanda, e obiettivo dichiarato del terrorismo islamico, al punto da dover vivere sotto protezione 24 ore su 24. Con la conseguenza inevitabile che, per avvicinare il presidente del Pvv, il Partito della libertà ai primi posti nei sondaggi sulle elezioni provinciali di domani, bisogna passare attraverso meticolosissimi e ripetuti controlli di sicurezza.

Signor Wilders, considerando il prezzo che ha pagato e paga ritiene che la sua battaglia sia valsa la pena?
Sì, ne è valsa la pena, anche se – e non lo dico per fare compassione – è un’esperienza che non augurerei al mio peggior nemico, perché da più di dieci anni ho perso la libertà: sono stato costretto a vivere con mia moglie in caserme o rifugi, persino in cella, non posso scendere in strada da solo… E non sarebbe successo se avessi criticato il Cristianesimo. Ma non è una battaglia personale, riguarda le nostre società libere: più Islam importiamo, meno liberi diventeremo. La lotta contro l’Islam, un’ideologia violenta e totalitaria, per me è una battaglia per la libertà e per questo ho chiamato il mio partito Partito per la libertà.

Recentemente però il grande imam della moschea di al-Azhar, una delle più alte autorità del mondo islamico sunnita, ha dichiarato che l’estremismo deriva da un’interpretazione sbagliata del Corano che può essere cambiata. Non è l’unica autorità musulmana a parlare così: cosa risponde?
Purtroppo il Corano non si presta a interpretazioni, credono che sia la parola di Allah. I musulmani possono essere diversi, moderati o estremisti, ma c’è un unico, totalitario Islam. Per ogni imam in Egitto ce ne saranno decine di altri in Arabia Saudita e in Iran. E se anche quello che dice l’imam egiziano fosse vero – e io non ci credo – non ci possiamo permettere di aspettare. Ci vorrebbero decenni se non secoli e noi abbiamo grossi problemi oggi nelle nostre società. Alcuni sondaggi indipendenti degli ultimi mesi indicano che il 73% dei musulmani olandesi considera eroi i jihadisti che vanno a combattere in Siria o in Iraq (ma l’istituto Motivaction, autore del sondaggio, ha preso le distanze nell’autunno scorso da questo utilizzo dei dati, specificando che la ricerca era stata pubblicata nel maggio 2013 e si riferiva a quanti andavano a combattere contro Assad, ndr), l’80% dei giovani turchi in Olanda crede che la violenza contro i non musulmani sia corretta. E non parlo di musulmani in Medio Oriente, ma nel mio Paese. Non tutti i musulmani sono terroristi, ma i terroristi sono quasi tutti musulmani.

Non tutti i musulmani sono terroristi, dice. Ma l’anno scorso fece dichiarazioni controverse (per le quali è stato accusato di incitamento all’odio e discriminazione) contro tutti i marocchini. Non c’è una contraddizione?
Non parlavo di tutti i marocchini. Dissi solo (in un comizio, ndr): volete più o meno marocchini? E intendevo prima di tutto stop all’immigrazione dai Paesi islamici (non solo dal Marocco); poi revoca della cittadinanza olandese ai marocchini con doppia nazionalità che commettono crimini e successivo rimpatrio, obbligatorio; infine, per gli altri, la possibilità di rimpatrio volontario. I marocchini sono tra i gruppi con il più alto tasso di criminalità in Olanda.

Ipotizziamo che l’Islam sia “cattivo”, come dice lei. La cultura occidentale non può cambiare questa ideologia totalitaria?
No, non possiamo. Ci dobbiamo difendere, ed ecco perché dico che oggi in Europa il problema maggiore è il relativismo culturale, l’incapacità di distinguere chi siamo e la convinzione che tutte le culture siano uguali. Così, se uno dice che i valori della nostra cultura, basata su Giudaismo, Cristianesimo e Umanesimo, sono molto meglio di quelli islamici, viene tacciato di intolleranza o razzismo, il che non ha senso. Noi dovremmo essere fieri della nostra identità e dichiarare quello che siamo; se non vogliamo diventare un Califfato nel giro di dieci, venti, cinquant’anni dobbiamo alzarci in piedi e dire ciò che la gente vuole sentir dire. Ecco perché il mio partito è in testa nei sondaggi: adesso basta! L’Islam vuole dominare, non può essere paragonato a Cristianesimo ed Ebraismo, ma ad altre ideologie totalitarie: il fascismo, il comunismo.

È piuttosto pessimista sull’integrazione… ma – le faccio un esempio – dopo gli attentati di Copenhagen, un gruppo di giovani musulmani ha costruito una sorta di anello, uno scudo umano intorno alla sinagoga di Oslo: non è un segnale positivo?
Credo che l’integrazione sia un gran casino, ma naturalmente ci sono esempi positivi. Ci sono musulmani ben integrati, che rispettano le nostre leggi e i nostri valori e sono i benvenuti. Io distinguo tra le persone e l’ideologia: quanto è successo lì o in qualunque altro posto è un bene ma non basta.

Quelli di Oslo dunque non sono musulmani osservanti?
Si potrebbe anche dire così, ma per me il punto non è questo. Io non do la colpa ai musulmani che vengono qui, alla gente che arriva dall’Africa per cercare una vita migliore; io ce l’ho con i nostri governi che tengono aperte le frontiere, che non difendono la nostra identità, che non dicono che non vogliamo diventare uno stato islamico. E così oggi centinaia, se non migliaia di jihadisti entrano ed escono dall’Europa.

Cosa propone contro il terrorismo?
Prima di tutto bisogna smetterla con il “politically correct” e riconoscere che l’Islam è un problema; poi va bloccata l’immigrazione dai Paesi musulmani. L’Olanda dovrebbe uscire da Schengen, reintroducendo i controlli alle frontiere, togliere la doppia cittadinanza a quanti non rispettano le nostre leggi e i nostri valori ed espellerli. Non solo i musulmani, chiunque abbia una doppia nazionalità e commetta reati. Ma con gli svedesi, per fare un esempio, qui in Olanda non abbiamo problemi. Una delle cose che non capisco dei governi occidentali poi, è che impediscono agli aspiranti jihadisti, gente motivata a uccidere, di partire ma non li mettono in carcere: grave errore. In secondo luogo permettono loro di tornare e così, grazie a Schengen, abbiamo migliaia di jihadisti che possono andare ovunque.

Non è rischioso per il vostro commercio uscire da Schengen?
La sicurezza oggi è la cosa più importante. Noi peraltro siamo favorevoli anche all’uscita dall’euro e dall’Unione europea, per adottare un modello analogo alla Svizzera: un Paese ricco che è parte del mercato interno ma non della Ue e dunque può adottare leggi sue sull’immigrazione o tenere referendum indipendenti. Io credo nel libero scambio e nel mercato interno, ma oggi non ci possiamo permettere la libera circolazione delle persone.

E le conseguenze economiche negative di un’uscita dall’euro? L’Olanda è stata uno dei Paesi fondatori della Comunità economica europea: è stato un errore?
All’inizio uscire dall’euro ci costerebbe un po’, ma dopo – lo ha calcolato uno studio che abbiamo commissionato al think tank britannico Capital Economics – la nostra economia crescerebbe del 10% in più. Quanto all’Europa, l’errore è stato trasformare una cooperazione economica in organizzazione politica; abbiamo ceduto la nostra sovranità a burocrati. Nessuno sa cosa si vota alle elezioni europee, la gente non sa neppure chi siano i commissari Ue. Noi ci sentiamo olandesi più che europei. Lavoriamo insieme, abbiamo rapporti commerciali, ci rispettiamo, ma non siamo gli stessi: credo che non ci possa essere democrazia senza stati nazionali e identità nazionali.

Veniamo alle elezioni. Qual è il vostro obiettivo?
Un buon risultato, oggi abbiamo dieci seggi al Senato (che viene eletto dai consigli provinciali, ndr), ci aspettiamo almeno di mantenerli. Per il mio partito dipenderà dall’affluenza: se sarà alta, vinceremo.

E se doveste vincere? Pensa che ci saranno elezioni politiche e – in caso di successo – è possibile che vi alleiate con altri partiti per governare?
Se i partiti oggi al governo, che già non hanno la maggioranza in Senato, dovessero perdere altri seggi, sarebbe democratico che si dimettessero. Ma non hanno l’obbligo di farlo perché queste non sono elezioni nazionali. Quanto a noi, in politica l’obiettivo è sempre governare e il Pvv ha già sostenuto un governo di minoranza per due anni. Oggi probabilmente la maggioranza dei partiti direbbe che non ci vuole nemmeno toccare, ma i politici venderebbero la madre per governare… Perciò, se dovessimo ottenere un buon risultato, è possibile che andiamo al governo.

Lei è stato definito un populista. Si riconosce in questa definizione?
In genere il termine ha una connotazione negativa: uno che sente l’opinione delle persone, fa un sondaggio e poi dice ciò che la gente vuole sentirsi dire. Io non sono quel genere di populista, mi attengo ai miei principi. Ma se populista significasse che ascolti più la gente che i tuoi colleghi in Parlamento, che cerchi di prendere seriamente i problemi ignorati di tante persone, allora sono fiero di esserlo.

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