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Russia, crolla il mercato dell’auto: General Motors abbandona il…

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LA CRISI RUSSA

Russia, crolla il mercato dell’auto: General Motors abbandona il Paese

General Motors abbandona la Russia, piegandosi alla realtà. Nei primi anni in cui l’economia di mercato prendeva il posto di quella di comando sovietica, si diceva che questo non era un posto per i deboli di cuore: e ora il rischio è tornato troppo alto. In un mercato penalizzato da sanzioni, normative più restrittive, tensioni politiche ed economiche, dal crollo del rublo che ha alimentato l’inflazione, le vendite di auto importate non hanno fatto che diminuire fino a perdere in febbraio il 38%, una cifra che l’Associazione dei business europei in Russia ha descritto come «soltanto l’inizio».

E dunque il gruppo americano, storicamente presente in quello che fino a poco tempo fa appariva come il mercato più promettente d’Europa, ritirerà il marchio Opel entro fine anno e buona parte dei modelli Chevrolet, chiudendo entro metà 2015 l’impianto di San Pietroburgo (aperto nel 2008, un migliaio di dipendenti) dove venivano prodotte Opel Astra e Chevrolet Cruze. Concluso anche l’accordo tra la casa di Detroit e la russa Gaz per l’assemblaggio di modelli Chevrolet. Dopo anni di crescita, la quota di mercato di Gm in Russia era scesa dal 9,2% del 2013 al 7,4% dell’anno scorso, la quota della Russia nelle vendite globali di Gm da 2,6 a 1,3 per cento.

Il Cremlino non l’ha presa bene, e si è detto dispiaciuto per la decisione di General Motors. Anche perché, ha fatto notare il portavoce di Vladimir Putin Dmitrij Peskov, sarà la stessa
casa automobilistica americana a rimetterci quando il mercato tornerà a crescere. «Sul mercato non c’è mai un vuoto - ha detto Peskov -. Se una compagnia lascia, altre riempiono questo spazio, e l’azienda si mette in posizione di svantaggio per il momento in cui il mercato si riprenderà. Lo sviluppo si muove sempre a ondate, il calo delle vendite viene sostituito da una crescita esplosiva...e a quel punto stai fra i perdenti».

Malgrado ultimamente altri costruttori stranieri - come Volkswagen o Nissan - siano stati costretti a sospendere per qualche mese la produzione, quella di General Motors è la decisione più drastica presa finora, che per la compagnia avrà un costo di 600 milioni di dollari dovuto a riorganizzazione, cancellazione dei contratti e incentivi alle vendite. Gm resterà in Russia nel segmento premium - l’unico che tiene - come venditore di modelli Cadillac, Chevy Camaro, Corvette e Tahoe, esportandoli dagli Stati Uniti. E resterà nella joint-venture con Avtovaz, con cui il gruppo americano produce la Chevrolet Niva.

«La nostra decisione elimina investimenti significativi in un mercato che nel lungo termine ha prospettive molto rischiose», ha spiegato il presidente di General Motors Daniel Ammann. Là dove la Russia, che un tempo incentivava fortemente la produzione in loco, era considerata un mercato impossibile da trascurare. Mentre Karl-Thomas Neumann, amministratore delegato di Opel, ha spiegato che «abbiamo dovuto compiere azioni decisive in Russia per proteggere il nostro business».

Dopo il 2012, con l’ingresso della Russia nella Wto - l’Organizzazione mondiale del commercio - nuove regole hanno imposto ai produttori stranieri livelli elevati di produzione, e quote di componenti da acquisire in loco. E secondo il ministro russo per il Commercio e l’Industria, Denis Manturov, la strategia di business di Gm in Russia ha fallito proprio a causa di un’integrazione insufficiente, avendo localizzato la propria produzione solo per il 25% e rimanendo troppo dipendente dall’import di componenti rese eccessivamente costose dal calo del rublo. Ma secondo il ministro nessun’altra compagnia straniera ha intenzione di seguire l’esempio e lasciare il Paese, anche perché alcune - Manturov ha citato l’esempio delle sudcoreane - hanno portato il livello di localizzazione al 50 per cento. «Tutto - ha però aggiunto il ministro - dipenderà da come si sviluppa il mercato da qui alla fine dell’anno».

Aleksandr Shokin, presidente dell’Unione russa degli industriali, ha sottolineato che non ci sono ragioni politiche dietro la scelta di General Motors. Malgrado il calo delle vendite e la crisi, Renault e Nissan hanno confermato attraverso l’agenzia Tass che non hanno intenzione di lasciare il mercato russo, considerandolo tuttora strategico.

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