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Michelle Obama in Giappone: alleanza per l'educazione delle bambine nel…

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la first lady usa

Michelle Obama in Giappone: alleanza per l'educazione delle bambine nel mondo

  • –dal nostro corrispondente Stefano Carrer

Se la “diplomazia delle First Ladies” non di rado si colora di simboli, l'arrivo di Michelle Obama in Giappone ha fatto notizia per lo sgargiante vestito di Kenzo con cui è scesa dall'aereo. Un omaggio ai legami tra Giappone e Usa, visto che la casa fondata a Parigi dallo stilista Kenzo Takada nel 1970 è oggi affidata a un duo di creativi americani, Humberto Leon e Carol Lim.

Senza marito né figlie né madre, Michelle Obama è a Tokyo nell'ambito dell'iniziativa “Let's Girl Learn” che intende promuovere la scolarizzazione femminile nel mondo, specialmente nei Paesi in cui alle bambine viene reso difficile l'accesso all'istruzione (domani si recherà in Cambogia).
Anche la coppia Shinzo e Akie Abe è da tempo coinvolta in iniziative nello stesso campo e il Giappone diventerà un partner speciale in quella che per l'Amministrazione Obama è diventata una priorità in politica estera. Lo hanno annunciato oggi insieme Michelle Obama e la moglie del premier, dopo un incontro con studenti universitari: Usa e Giappone rafforzeranno la loro cooperazione nell'aiutare le bambine nei Paesi in via di sviluppo ad accedere e completare percorsi educativi. I Peace Corps statunitensi e l'equivalente giapponese, Overseas Cooperation Volunteers, lavoreranno insieme in Paesi terzi in questa campagna. 11 nazioni sono già state coinvolte (Cambogia, Albania, Benin, Burkina Faso, Georgia, Ghana, Moldova, Mongolia, Mozambico, Togo e Uganda).
Prima di partire per la Cambogia, Michelle Obama visiterà Kyoto, tra misure di sicurezza rafforzate dopo la notizia di minacce di morte rivolte all'ambasciatrice Usa in Giappone Caroline Kennedy (di recente l'ambasciatore Usa in Corea del Sud è stato assalito e sfregiato).
In vista la visita di Abe in Usa. Il premier Shinzo Abe andrà negli Usa in visita ufficiale alla fine del mese prossimo. Dovrebbe parlare – cosa che nessun premier giapponese ha mai fatto – al Congresso, dove molti si attendono che il leader del Sol Levante – a 70 anni dal termine della guerra mondiale – riconosca in termini non equivoci che il Giappone fu uno Stato aggressore. Un gruppo di veterani ed ex prigionieri di guerra Usa ha inviato una lettera a influenti membri del Congresso per sollecitarli a non farlo parlare, se non sarà sicuro il riconoscimento delle responsabilità storiche del Giappone nel conflitto. Ieri, intanto, la coalizione di governo ha raggiunto l'accordo sui previsti cambiamenti nella politica di sicurezza nazionale in direzione della “difesa collettiva”, che dovrebbero essere recepiti nelle nuove linee-guida dell'alleanza Usa-Giappone prima del vertice di Washington.

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