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Francia, alle provinciali il Front National cerca il sorpasso sull'Ump di Sarkozy

PARIGI - Oggi (e domenica 29 per i ballottaggi), i francesi vanno alle urne per eleggere gli oltre 4mila consiglieri di 96 dei 101 dipartimenti (l'equivalente delle province italiane). Un voto locale, abitualmente caratterizzato da un tasso di astensionismo molto alto (superiore al 50%), che questa volta si è trasformato in un test elettorale nazionale di grande importanza. Perché è una sorta di appuntamento di midterm tra le due elezioni presidenziali (2012 e 2017). Perché è destinato a sancire la definitiva trasformazione dello scenario politico francese, da bipolare (destra-sinistra) a tripolare (estrema destra, destra e sinistra). E perché i tre grandi partiti si giocano una partita che potrebbe rivelarsi decisiva in vista appunto della corsa all'Eliseo.

Anche se in realtà la partita vera è tutta a destra, per stabilire chi ha il primato dell'opposizione. Il partito socialista, che attualmente detiene 56 dipartimenti e al quale i sondaggi assegnano il terzo posto con quote che oscillano intorno al 20%, si limiterà a cercare di contenere i danni ed evitare la catastrofe (se tutto va bene rimarrà con 20-25 province). Stando alle rilevazioni, sarà quindi un testa a testa tra il Front National di Marine Le Pen e l'Ump guidato dall'ex presidente Nicolas Sarkozy, entrambi intorno al 30 per cento.

Per l'estrema destra non si tratta tanto di ottenere la guida di qualche dipartimento (al più saranno uno o due, visto che al secondo turno dovrà vedersela con l'innaturale ma tradizionale “alleanza repubblicana” destra-sinistra), quanto di confermare la posizione di primo partito francese ottenuta alle ultime europee (con il 24,9%). E quindi la leadership a destra, che aprirebbe la strada a un possibile successo tra due anni. Ma anche di ampliare, e consolidare, il proprio radicamento territoriale. Se infatti il Fronte ottiene da tempo un buon risultato ai grandi appuntamenti elettorali nazionali - più politici, più ideologici – ha sempre fatto fatica ad avere una presenza locale. Le cose sono cambiate con l'arrivo alla guida del partito, nel 2011, della Le Pen, con la dichiarata intenzione di trasformarlo da forza di opposizione dura e pura in forza di governo. E la convinzione che all'Eliseo si arriva solo partendo dal basso, da un consenso locale diffuso.

Ha scritto un programma certo populista, imbastito di promesse irrealizzabili, cinicamente funzionale alla conquista del potere, ma più attento ai temi sociali. Facendo diventare il Front National, complice la crisi, il principale aggregatore di tutti i malesseri. Il partito, per usare le sue parole, «degli esclusi, degli emarginati, dei dimenticati». Ha arruolato una nuova generazione di quadri e ha iniziato a battere le campagne e le periferie. I risultati sono evidenti: una decina di città strappate ai partiti “storici” alle ultime comunali (i sondaggi dicono peraltro che il 73% degli abitanti è soddisfatto di come vengono gestite) e ora 7.700 candidati nel 93% dei collegi, con la possibilità di avere qualche centinaio di consiglieri provinciali (rispetto a due di oggi). In qualche modo ha già vinto. D'altronde basta fare un giro nelle zone più povere del Paese per sentire ovunque la stessa frase: «Solo Marine si occupa di noi». E poco importa se poi Marine sarò costretta a fare marcia indietro sulle sue promesse (come sta accadendo con Tsipras in Grecia) o porterà il Paese all'isolamento con l'uscita dall'euro.

Tanto più che ci pensano anche gli avversari a portare acqua al mulino dell'estrema destra. Con la povertà dei loro programmi, che non disegnano un progetto di società, non offrono una visione, non suscitano delle speranze. Con la demonizzazione del nemico, com'è il caso del premier Manuel Valls quando urla nei microfoni, rosso in viso e gli occhi fuori dalle orbite, che prova «paura e angoscia» per una Francia targata Front National. Con la pochezza degli slogan elettorali, come quando Sarkozy parla di Fnps, mutuando la sigla Umpps coniata proprio dalla Le Pen.

«Bisognerebbe essere sordi e ciechi per non rendersi conto che sta succedendo qualche cosa», dice sorridendo la leader del Front National. Le schede di domani non faranno che confermarlo.

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