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Falkland, il petrolio riaccende la tensione tra Londra e Buenos Aires

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una ferita mai chiusa

Falkland, il petrolio riaccende la tensione tra Londra e Buenos Aires

Le Falkland/Malvinas tornano sulle pagine dei giornali della Gran Bretagna e dell'Argentina.
Venti di guerra no, ma un inaspettato schieramento di forze sì. Non sono le aspre isolette a essere contese ma i giacimenti di petrolio, a poche decine di miglia dalle coste argentine.
Il ministro della Difesa inglese, Michael Fallon, annuncerà a breve i piani per rafforzare il contingente a difesa dell'arcipelago situato nell'Atlantico meridionale. La ferita, trentatré anni dopo l'assurda guerra iniziata con l'invasione ordinata dalla giunta militare argentina, non si è mai chiusa. Il governo argentino di Cristina Kirchner ha portato il caso alle Nazioni Unite, rivendicando l'appartenenza geografica dell'arcipelago.

Il petrolio offshore ingolosisce, eccome, sia Londra, sia Buenos Aires. Sam Moody, amministratore delegato della società petrolifera inglese Rockhopper, ha presentato un programma di esplorazione che potrebbe partire entro il 2020, cui è richiesto un capitale iniziale di 1,8miliardi di dollari.

Gli analisti militari sostengono che le Falkland siano a rischio perché la Royal Navy si troverebbe sprovvista di una portaerei, in grado di trasportare i jet a decollo verticale Harrier e una task force in grado di contrastare un attacco di Buenos Aires come avvenne nel 1982.

Ad alimentare i timori britannici anche la notizia che l'Argentina ha acquistato dalla Russia 12 caccia-bombardieri Sukhoi Su-24, piuttosto antiquati ma considerati ancora temibili nelle operazioni di attacco al suolo e antinave.

Il conflitto iniziato il 2 aprile 1982 con l'invasione di Port Stanley si concluse il 24 giugno al costo di 255 vittime tra le truppe di Sua Maestà e 649 soldati argentini.
Il distaccamento abituale delle forze armate britanniche alle Falkland é formato da 1.200 soldati, una squadriglia di elicotteri Sea King ed 4 caccia-bombardieri Eurofighter.

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