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Berlino lavora a un piano B per tenere la Grecia nell’euro in caso di…

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la crisi ellenica

Berlino lavora a un piano B per tenere la Grecia nell’euro in caso di default

La Grecia deve ancora riuscire a trovare la via per riconquistare la fiducia dei mercati e competitività. Così il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgand Schaeuble, da New York, è tornato a fare pressione su Atene affinché rispetti gli impegni per onorare i debiti contratti con i creditori(Bce-Ue-Fmi).

Schaeuble, che è l'ideologo dell'austerità, ha comunque promesso che la Germania aiuterà la Grecia a superare le sue difficoltà: «La Grecia deve trovare un modo» per riconquistare la fiducia dei mercati «cosa che speriamo accada e noi aiuteremo (Atene) in qualsiasi modo potremo». Schaeuble ha sottolineato che la Grecia, «fino al precedente governo», stava avendo risultati in termini di ripresa migliori delle aspettative.

A conferma del fatto che personalmente non nutra molta fiducia in Tsipras, Schaeuble ha raccontato di aver detto al premier ellenico che « se avete promesso ai vostri elettori durante la campagna elettorale che avreste avuto sia la ripresa e che sareste riusciti a restare nell'Eurozona senza rispettare il programma (di rientro del prestito da 240 miliardi con la troika, ndr), allora voi soffrirete».

Il tempo per Atene sta (nuovamente) per finire: dopo aver saldato la tranche di debito da 460 milioni di dollari con l'Fmi il 9 aprile scorso, tra 8 giorni, il 24, Atene avrà bisogno di raggiungere anche solo un'intesa di massima al summit dei ministri delle Finanze a Riga con i partner dell'Eurozona. La Grecia ha, infatti, avvertito che se non riceverà nuovi aiuti entro fine mese, da maggio non sarà in grado di onorare i suoi debiti. Ma finora Atene non ha ancora fornito un piano dettagliato e credibile delle riforme che intende attuare. Piano che i partner aspettano dal 20 febbraio scorso.

In ogni caso l'ipotesi di gestire un default gigante, il maggiore della storia moderna, da 330 miliardi di euro, non piace proprio a nessuno dei creditori europei ed internazionali. Così il governo tedesco starebbe lavorando a un piano che consentirebbe alla Grecia di restare nell'euro anche in caso di fallimento. Lo scrive il settimanale die Zeit, secondo un'anticipazione.

Il governo tedesco di Angela Merkel teme che Atene non sia in grado di adempiere ai pagamenti nelle prossime settimane tra cui il rifinanziamento di alcuni bond in scadenza, si legge nell'anticipazione, e in uno scenario del genere la Bce dovrebbe interrompere per statuto il rifornimento di euro del Paese che oggi passa dalla linea di emergenza da 73 miliardi di euro, l’Ela, che lo tiene a galla finanziariamente. Il piano, una sorta di rete di salvataggio temporaneo, avrebbe come obiettivo di rendere possibile alla Bce di continuare a finanziare la Grecia anche in caso di fallimento.

Inoltre, alle banche greche verrebbe concesso una speciale deroga in modo tale da poter mantenere in vita le relazioni con l'Eurotower, nonostante una bancarotta momentanea. «Presupposto» di questo piano è che Atene però «si mostri collaborativa» e «pronta» a fare le riforme. Se questo non accadesse il governo tedesco «metterebbe in conto un'uscita dalla moneta unica». Anche in questo caso, conclude Zeit, la Grecia resterebbe «possibilmente legata» all'Europa anche «attraverso aiuti» versati da Bruxelles «per alleggerire la transizione a una moneta propria». Un'ipotesi che significherebbe una svalutazione almeno del 40% della nuova moneta.

Tutti escamotage per guadagnare tempo e permettere al governo Tsipras di predisporre la lista di riforme, superare le forti resistenze della sinistra interna del partito, Piattaforma sociale, e sbloccare i 7,3 miliardi di euro congelati da agosto dell'anno scorso.
Il governo tedesco, infatti, ha definito «irrealistica» la concessione di nuovi aiuti alla Grecia entro il 24 aprile, data dell'eurogruppo che si terrà a Riga. «Al momento stiamo negoziando – ha spiegato il portavoce del ministero delle Finanze - Se arriverà una lista di riforme, il passo successivo sarà un accordo a livello tecnico per modificare il programma di aiuti. È un processo complesso e nessuno all'Eurogruppo si aspetta che possa essere concluso entro il 24 aprile». «Solo quanto avremo l'accordo tecnico - aggiunge - potremmo avere una sua implementazione. Solo su queste basi si potranno versare gli aiuti. Se qualcuno la pensa diversamente e ritiene che possano essere concessi in aprile, si sbaglia».

E come se non bastasse S&P ha tagliato il rating della Grecia a “CCC+” da “B-” con outlook negativo, quest'ultimo riflesso del rischio per un ulteriore peggioramento della liquidità per il governo, le banche e l'economia in generale. L'agenzia di rating aveva posto Atene sotto osservazione con implicazioni negative, status aggiornato ieri con la decisione di bocciare il Paese. Per S&P, il debito greco e altri oneri a carico della nazione ellenica sono «insostenibili senza profonde riforme economiche o ulteriori aiuti». La Grecia, si legge nel rapporto, «è sempre più dipendente da condizioni favorevoli aziendali, finanziarie ed economiche per rispettare i suoi doveri finanziari».

Anche alla sessione primaverile in corso a Washington dell'Fmi si guarda alla Grecia. Per Atene «il dibattito importante che sta avvenendo in questo momento riguarda le politiche che possono e dovrebbero essere adottate dalle autorità di Atene per garantire sostenibilità delle finanze pubbliche e un ritorno alla crescita e alla sostenibilità macroeconomica». Lo ha detto Vitor Gaspar, direttore del dipartimento di Affari fiscali dell'Fmi. Durante la conferenza a commento del Fiscal Monitor pubblicato ieri, Gaspar ha spiegato che il lavoro per definire quelle politiche «è in corso e coinvolge autorità greche e varie istituzioni internazionali. Stiamo lavorando sodo per far sì che quel processo abbia successo».

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