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6/7 7 miti da sfatare / Una dichiarazione di insolvenza comporterebbe…

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    6/7 7 miti da sfatare / Una dichiarazione di insolvenza comporterebbe un'uscita della Grecia

    Il sesto mito è che se la Grecia dovesse dichiarare il default, sarebbe costretta a creare una nuova moneta e dunque a lasciare l'Eurozona. Se il Governo di Atene dichiarasse lo stato di insolvenza, gli istituti di credito del Paese potrebbero non avere più i requisiti per accedere ai fondi di emergenza erogati dalla Banca centrale greca.
    Se così fosse, le banche quasi certamente dovrebbero imporre uno stop ai prelievi. Potrebbe addirittura arrivare uno stop ai pagamenti. Qualcuno sostiene che la Bce non avrebbe il diritto di venir meno al suo ruolo di prestatore di ultima istanza per le banche greche, come la Federal Reserve non avrebbe avuto il diritto di smettere di erogare prestiti alle banche di Detroit dopo il default dell'amministrazione comunale di quella città.

    Ma c'è una differenza. Nessuna banca americana era così esposta con il comune di Detroit da rischiare l'insolvenza in seguito al default della città. Ma nell'Eurozona, che ha 19 mercati bancari separati, uno per ogni Stato membro, e con i titoli di Stato che pesano molto in ciascuno di essi, se un Governo nazionale dovesse dichiarare lo stato di insolvenza le banche di quel Paese potrebbero andare in bancarotta.
    La Bce non è tenuta prestare denaro a banche palesemente insolventi. L'interrogativo allora è quale risposta dare. Gestire l'economia greca con un funzionamento ristretto delle sue banche potrebbe essere possibile. Il Governo in a corto di liquidità potrebbe effettuare pagamenti con dichiarazioni di credito che accetterebbe come pagamento delle somme a esso dovute. Non sarebbe auspicabile, ma sarebbe possibile.

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