La fine dell'operazione di ricerca e salvataggio Mare Nostrum è collegabile all'aumento delle morti nel Mar Mediterraneo. Così inizia l'amaro rapporto, dal titolo “L'Europa affonda nella vergogna”, presentato da Amnesty International questa mattina a Bruxelles. La fine di Mare Nostrum non ha avuto l'effetto deterrente che i governi Ue speravano: oltre 21mila persone arrivate in Italia nei primi mesi del 2015 e circa 1.500 vittime stimate. Le morti registrate in questo periodo sono 53 volte superiori rispetto agli stessi mesi del 2014 .
L'operazione italiana ha soccorso 83mila persone nel 2014. Mare Nostrum era a carico dell'Italia, costava 9 milioni di euro al mese e aveva a disposizione in qualsiasi momento cinque navi della marina militare per un totale di 900 persone di staff. Tutte le sue procedure erano pensate per accogliere in sicurezza i migranti in mare e rendere minimi i tempi di sbarco nel porto così da poter tornare a soccorrere altre vite, potendosi spingere fino a 172 miglia dalle acque italiane. I governi europei, sotto pressione elettorale, hanno iniziato a lamentare il flusso di migranti provenienti via mare, secondo alcuni attratti ancor di più dal sistema di salvataggio italiano; da qui, le pressioni per portare a termine Mare Nostrum e sostituirlo con Triton. Quest'ultimo, come è ormai noto, non ha avuto finora funzioni di salvataggio in mare non potendosi spingere oltre le 30 miglia dalle acque italiane, avendo molte meno risorse - pari a 3 milioni al mese finanziati dall'Ue - e mezzi ridotti. Il risultato è sotto gli occhi: negli ultimi mesi i viaggi dei migranti sono aumentati del 42% rispetto al 2014 e con essi anche le vittime.
Si è fatto ricorso in questi mesi in particolare ai mezzi e risorse della guardia costiera e ai mercantili. L'operazione Triton è definita da Amnesty International un pattugliamento dei confini Ue più che uno strumento di salvataggio di vite umane. Triton ha a disposizione due aerei e un elicottero, mentre Mare Nostrum aveva tre aerei, sei elicotteri e alcuni droni. Anche i mezzi navali di Triton sono pochi e di stazza inferiore. Triton è stata la risposta sbagliata alla crisi di rifugiati e migranti nel Mediterraneo. Nel rapporto si sottolinea la necessità di un'operazione umanitaria differente e di misure adeguate rispetto alla grandezza del problema. Sono mancate anche delle valide alternative ai viaggi della speranza: oltre il 43% di chi ha scelto di attraversare il mare è costituito da rifugiati che hanno visto ben poche altre strade di fronte a sé. I governi hanno offerto un numero limitato di centri di ricollocamento e hanno concesso con il contagocce ingressi umanitari come, ad esempio, per i rifugiati siriani. Anche le strade di accesso ai confini Ue via terra sono state per lo più chiuse dagli stati membri. Nei territori lasciati allo sbando, senza leggi e in conflitto, i rifugiati e i migranti sono ad alto rischio di abusi da parte dei gruppi armati, miliziani e scafisti. Per ridurre i flussi migratori che attraversano il mare, secondo il rapporto, l'Unione Europea dovrebbe aumentare i luoghi di ricollocamento, gli ingressi umanitari e i visti per le persone che necessitano di protezione internazionale e, inoltre, assicurare che i rifugiati abbiano effettivo accesso al diritto d'asilo.
I governi Ue dovrebbero dar vita ad un meccanismo sovranazionale con mezzi adeguati sia dal punto di vista aereo che navale, commisurati ai trend di partenze, per poter pattugliare in alto mare le principali rotte della migrazione. Tra le raccomandazioni Amnesty segnala la necessità di dare appoggio e supporto a Italia e Malta. La Commissione Ue dovrebbe insistere presso i governi perché lancino un'operazione umanitaria con lo scopo di salvare vite in mare; tale operazione dovrebbe essere inserita nell'agenda per l'immigrazione, che sarà presentata maggio, e dovrebbe guardare al problema con un approccio globale cercando di individuare delle rotte sicure e regolari per i rifugiati che viaggiano disperatamente verso l'Europa.
© Riproduzione riservata