La Banca centrale europea ha nuovamente aumentato il tetto dei rifinanziamenti di emergenza, tramite il suo canale «Ela» a favore delle banche della Grecia. Sale a 75,5 miliardi di euro dai precedenti 74 miliardi, secondo quanto riporta la Dow Jones citando fonti bancarie elleniche. La Bce non ha voluto commentare queste indiscrezioni.
Si tratta sostanzialmente dell'ultimo canale disponibile a favore di Atene per approvvigionarsi di liquidità mentre continua a calare il livello dei depositi nelle banche greche. Perché è vero che la Grecia, da anni estromessa dal mercato dei titoli di Stato a lunga scadenza, continua a collocare titoli a breve scadenza, i cosidetti Tbill a 26 settimane. Ma questo proprio in virtù del fatto che nella maggior parte dei casi vengono acquistati dalle sue banche, che poi li utilizzano come garanzie (collaterali) da portare presso la Banca centrale di Grecia per aggiudicarsi i rifinanziamenti della Bce.
Pur con le pesanti limitazione imposte, il meccanismo si paralizzerebbe del tutto se l'istituzione monetaria chiudesse anche questo rubinetto. Lo scorso febbraio la Bce ha tolto alle banche greche l'accesso ai rifinanziamenti ordinari, non accettando più i bond sovrani greci come collaterali perché non c’è nessun accordo con i creditori, ma aprendo contestualmente l'Ela, che prevede tassi di interesse più elevati.
Ma c’è di più: la Banca centrale europea avrebbe dato “un giro di vite” alle banche greche, rendendo molto più costosa la liquidità d'emergenza che attualmente impedisce il collasso del sistema bancario. Lo scrive il New York Times, secondo cui la Bce non starebbe solo pensando ma lo avrebbe già attuato, cioè ha portato al 50% i margini di garanzia: il valore dei titoli che le banche devono fornire a garanzia della liquidità che ricevono deve essere svalutato del 50%. Secondo il Nyt, «se continuerà ad essere impasse fra il governo greco e l'Europa, l' “haircut” potrebbe salire ulteriormente».
© Riproduzione riservata