Commenti

Le buone intenzioni Ue alla prova dei fatti

  • Abbonati
  • Accedi
il decalogo per gestire i flussi

Le buone intenzioni Ue alla prova dei fatti

Il piano europeo per meglio gestire i flussi migratori, tratteggiato lunedì dalla Commissione europea sulla scia del drammatico naufragio di domenica, è ancora da finalizzare, e poi tutto da adottare. Bruxelles ha promesso che la versione definitiva verrà presentata in maggio. Nel frattempo, questa sarà negoziata con i governi. Il piano dovrà poi essere messo in pratica. Alcuni aspetti possono essere operativi velocemente, altri avranno bisogno di più tempo.

«C’è finalmente un senso di volontà politica» di mettere mano al problema dell’immigrazione, ha spiegato lunedì in Lussemburgo l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini. «Se non prendiamo in mano la situazione rapidamente, la crisi non potrà che peggiorare», ha aggiunto il commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos. Commenta un diplomatico: «Non facciamoci troppe illusioni. Oggi prevale l’emozione. Presto prevarranno fattori più politici».

L’immigrazione non è tema di competenza esclusiva della Commissione. Anzi, i governi hanno in questo campo la principale responsabilità. Il primo aspetto proposto dalla Commissione prevede il rafforzamento in termini di denaro e mezzi di due operazioni di controllo del Mediterraneo, Triton e Poseidon. Sulla scia degli ultimi drammatici naufragi non sembra che ci sia opposizione da parte di nessun Paese. Bisognerà però decidere da dove proverranno i fondi e i mezzi, e a quanto ammonteranno.

Un altro aspetto relativamente semplice da adottare a breve è la nuova collaborazione tra Europol, Frontex, EASO (l’ente di coordinamento delle politiche di asilo) ed Eurojust (l’agenzia di cooperazione in campo giudiziario). L’obiettivo delle quattro istituzioni sarà di migliorare la lotta contro il traffico di migranti clandestini nel Mediterraneo. Diplomatici qui a Bruxelles notano che sarà necessario rafforzare questi enti in termini di personale e di bilancio.

Nello stesso modo, al netto della mancanza di personale, dovrebbe essere relativamente facile da un lato inviare in Italia e in Grecia personale dell’EASO per meglio gestire le richieste di asilo, e dall’altro iniziare la raccolta di impronte digitali di tutti i migranti che arrivano nell’Unione. Altro punto che dovrebbe essere di facile attuazione è l’invio di funzionari comunitari nei Paesi terzi da dove provengono gli immigrati clandestini in modo da rafforzare la raccolta di informazioni sui flussi migratori.

Ciò detto, non è ancora chiaro quali siano i paesi coinvolti e le informazioni sui flussi che permettono di agire preventivamente. Le operazioni di intelligence sono indispensabili, così come dichiarare guerra agli scafisti è un obiettivo giusto. Ma chi sono davvero gli scafisti? E chi sta dietro loro? Il vuoto di potere in cui è precipitata la Libia, per esempio, ha portato a un preoccupante effetto collaterale: diverse città portuali, soprattutto sulla costa occidentale, sono ormai in mano a gruppi armati o a bande criminali.

A questo proposito, il sequestro e la distruzione dei barconi utilizzati dagli scafisti per trasportare i migranti clandestini – altra proposta della Commissione - è un’ipotesi attraente. Ma occorre fare un distinguo. La distruzione delle carrette del mare sulle coste libiche ancor prima che salpino sarebbe sicuramente efficace, ma molto difficile. Ci vorrebbe il permesso del governo libico, per ora inesistente, e quindi un’autorizzazione delle Nazioni Unite.

Al di là dei dieci punti per assestare un duro colpo alla tratta di esseri umani occorre anche un intervento sulle coste libiche. Possibile solo con un governo libico di unità nazionale, credibile e autorevole, disposto ad agire contro i trafficanti. Ancora una volta i negoziati per giungere a un accordo tra i due belligeranti – il Governo di Tobruk, in Cirenaica, riconosciuto dalla Comunità internazionale, e quello di Tripoli, guidato da una coalizione di fazioni islamiche a Tripoli – saranno fondamentali.

Un altro aspetto controverso del piano comunitario riguarda il ricollocamento degli immigrati nei Ventotto, superando nei fatti il Principio di Dublino, secondo il quale la richiesta di asilo va presentata nel Paese di prima accoglienza. Bruxelles propone un progetto-pilota. Ammette un diplomatico: «La questione di come suddividere le persone tra i paesi è già emersa a poche ore dalla presentazione di lunedì. Insomma, pur volontario, bisogna decidere chi parteciperà al ricollocamento e come».

Il pacchetto della Commissione dovrebbe essere presentato il 13 maggio. Da qui ad allora, sarà negoziato con i governi, probabilmente in modo più aperto e trasparente del solito dopo che lunedì i ministri degli Esteri e degli Interni hanno dato il loro assenso di massima alle linee-guida dell’esecutivo comunitario. Nel frattempo, domani i capi di stato e di governo dell’Unione si incontreranno a Bruxelles per dare il loro appoggio politico al piano comunitario, soprattutto per le misure già adottabili nel breve periodo.