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Il quantitative easing da solo non basta: «Senza riforme coerenti la…

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incontro alla luiss

Il quantitative easing da solo non basta: «Senza riforme coerenti la crescita non c’è»

Da alcune settimane la Bce ha cominciato a pompare miliardi con il quantitative easing. E gli effetti si sono fatti sentire subito, soprattutto sui mercati finanziari e sul quadro macro-economico. Meno sull'economia reale dove l'effetto Qe ancora stenta a farsi sentire. Questo perché la leva monetaria da sola non basta: «Servono politiche economiche e fiscali coerenti per aiutare la crescita e su questo fronte è cruciale il propulsore politico», spiega Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, in un seminario alla Luiss dove si è tentato di fare il punto su prospettive per «crescita e debito dopo il Qe».

«Servono riforme per la crescita»
Taddei si dice convinto che «la politica di governo stia contribuendo» al miglioramento dell'economia reale e dunque del Pil. «Abbiamo preso Draghi seriamente, lui ha fatto il Qe e noi stiamo provando a fare le riforme per fare in modo che il Paese colga quell'opportunità». Secondo il responsabile economico del Pd il Qe ha contributo a tagliare gli interessi passivi che pagavamo sul debito, ora però anche nell'ottica di tagliare proprio il nostro maxi debito pubblico (oltre il 130% del Pil) bisogna favorire la crescita: «L'Italia su questo si sta muovendo con interventi che puntano alla riduzione fiscale e alla riallocazione del peso fiscale, favorendo soprattutto la generazione del lavoro e una maggiore produttività grazie alle riforme sul lavoro». Mentre sul fiscal compact - che ci chiede di arrivare al 60% del debito-pil entro il 2030 - Taddei è realista, «la regola c'è ma poi si può adeguare in base alla crescita economica».

Come abbattere il peso del debito
A confermare lo scenario in rapido mutamento, almeno a livello delle previsioni dei mercati, è anche Marco Morelli, vice chairman europe middle east della banca americana Merrill Lynch: «Su certe cose il Qe sta funzionando benissimo, tra i manager dei grandi fondi di investimento a esempio è già cambiato il sentiment verso l'Europa, l'87% prevede un miglioramento del quadro macro economico e il 67% ritiene che ci sarà anche un miglioramento della profittabilità delle imprese europee». Morelli associa il Qe a un missile: «Ora è stato lanciato, per quanto volerà? si chiede - e quando atterrerà lo farà in maniera indolore?». Infine per Ugo Panizza, economista che insegna a Ginevra, il problema del debito si può risolvere soprattutto con due leve: la crescita e l'aumento dell'inflazione. «La sua ristrutturazione invece è una cattiva idea». Mentre sul fiscal compact è più che scettico: «Dobbiamo riconoscere che abbiamo firmato un accordo che non possiamo mai rispettare».

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