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USA-GIAPPONE

Abe al Congresso Usa: non c’e alternativa all’accordo di libero scambio

TOKYO - Non ha riconosciuto esplicitamente che il Giappone fu in guerra un Paese aggressore e non si è scusato per le “donne-conforto” costrette alla prostituzione durante il conflitto, ma ha trovato varie espressioni significative per sottolineare che il suo Paese è cambiato grazie a una America di cui vuole essere il migliore alleato in un ruolo più attivo per la sicurezza internazionale. E ha persino citato in termini superlativi la cucina italiana.

Nel primo discorso fatto da un primo ministro giapponese davanti al Congresso riunito, - tenuto ieri sera, proprio in un giorno di festa nazionale in Giappone per il compleanno dell'imperatore Showa (Hirohito) - Shinzo Abe, leggendo in inglese, ha ricordato i giorni in cui fu studente in California, a pensione presso la vedova italo-americana Catherine Del Francia: il suo «Italian cooking was out of this world» (nella traduzione giapponese: «la migliore del mondo») e la sua casa aperta a frequenti visite di persone molto diverse tra loro gli fecero capire quanto l'America fosse un “awesome country”. In un siparietto “all'americana”, Abe ha detto anche che quella signora citava spesso il suo defunto marito come «molto più bello di Gary Cooper, e lo diceva sul serio. Non oso chiedere a mia moglie Akie, qui in galleria, cosa dice di me».

Divagazioni consuete in un discorso a un'audience americana, proseguito con altri riferimenti innocui o di “captatio benevolentiae”, come quelli al fatto che non se la prendeva se lo chiamavano “Eib” (pronuncia locale di Abe) o all'apprendere, quando lavorò presso una acciaieria, che in America non contano le gerarchie ma le migliori idee («Questa cultura mi ha intossicato»). Passando alla storia, «il nostro incontro con l'America è stato il nostro incontro con la democrazia», ha aggiunto. Nel parlare del momento recente più difficile per il Giappone (marzo 2011, dopo lo tsunami), si è riferito a una canzone di Carol King che dice di aver ascoltato da ragazzo: «When you're down and troubled… close your eyes and think of me, and I'll be there to brighten up even your darkest night».

Al dunque, sulla guerra ha espresso “profondo rimorso” e ha velocemente indicato che conferma le opinioni espresse da precedenti primi ministri giapponesi, specie sul fatto che le azioni del suo Paese portarono sofferenze in altre nazioni asiatiche (riferimento generico alla “dichiarazione Murayama” del 1995). «La storia è dura e quel che è accaduto è accaduto e non si può cambiare».

Ha citato grandi battaglie (Pearl Harbor, Bataan Corregidor, Mar dei Coralli) e con «preghiere e profondo pentimento», a nome del popolo giapponese ha espresso «eterne condoglianze» per le anime di tutti gli americani che hanno perduto la vita nella seconda guerra mondiale. Con quella che in Asia sembrerà a non pochi una gaffe, ha poi sottolineato il percorso postbellico del Giappone come scelta – accelerata da suo nonno (prima sospetto criminale di guerra, poi premier) Nobusuke Kishi, che nel 1957 parlò al Congresso (non riunito) – di «avanzare come membro del mondo Occidentale».

Abe ha poi cercato di “vendere” la Tpp (accordo di libero scambio) a congressmen spesso scettici in proposito, sottolineando di aver completamente cambiato idea rispetto a 20 anni fa, quando pensava fosse necessario proteggere il settore agricolo domestico: oggi «non c'è alternativa» a ampie riforme e liberalizzazioni e del resto la Tpp «va al di là dei benefìci economici» ma ha una valenza strategica anche per la sicurezza. Il premier non ha mai citato la Cina, ma in questa e altre occasioni ha fatto riferimenti indiretti, ad esempio sullo «stato delle acque asiatiche» e sulla necessità di garantire che nessuno usi la forza o la coercizione per perseguire le sue rivendicazioni. Ha poi usato l'espressione «whatever it takes» (fare tutto il possibile) per combattere il declino demografico e promuovere il ruolo femminile della società (la terminologia fu usata da Mario Draghi per difendere l'euro e fu ripresa dal governatore della Banca del Giappone Kuroda – forse incautamente - per garantire l'impegno a raggiungere il target di inflazione del 2%).

Tra le prime reazioni, si segnala quella molto negativa del congressman nippo-americano Mike Honda, che aveva portato una “donna-conforto” coreana oggi di 87 anni ad ascoltare in tribuna il discorso: per Honda è stato «shocking» e vergognoso che Abe non abbia riconosciuto direttamente le responsabilità storiche del suo Paese, né si sia scusato, per le “donne-conforto” (Abe ha detto genericamente che le donne sono quelle che soffrono di più in guerra).

Il successo del viaggio americano di Abe (che prosegue in California) _ al di là delle parole – sta nella dimostrazione della solidità dell'alleanza con gli Usa e nel suo “upgrading” annunciato dai rispettivi ministri della Difesa e degli Esteri: una alleanza militare che si estende al mondo e non sarà più limitata ai confini dell'arcipelago. E Abe porta a casa il rinnovato impegno degli Usa a difendere anche le remote isole Senkaku, rivendicate dalla Cina.

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