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Il leader anti-Ue Farage prende una valanga di voti ma resta a casa:…

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i paradossi del voto britannico

Il leader anti-Ue Farage prende una valanga di voti ma resta a casa: «Mai stato più felice»

Sembra che la Gran Bretagna al voto abbia stupito ancora una volta, prima di tutto se stessa. Stunning, surprising, shocking, i sinonimi si sprecano in un giornalismo di solito parco di aggettivi carichi di emotività. Appena ci si riprenderà dalla sorpresa - bisogna capire qual è di più visto il più sorprendente hung parliament cioè il parlamento appeso uscito dalle urne cinque anni fa - si potrà passare ad analizzare i paradossi. Oltre alla conferma del conservatore Cameron e alla caduta del laburista Miliband che si è dimesso già questa mattina, è le seconda fila a far brillare le contraddizioni del bipartitismo perfetto che fu. Perché nel sistema britannico è ancora vero che vince chi prende anche solo un voto in più, ma è meno vero che le cose sono semplici come in passato. Con cinque partiti in corsa e altre liste che sommano 23 seggi, la rappresentatività del nuovo parlamento appare più labile.

L’United Kingdom Independence Party, Ukip, partito eurofobo, prende moltissimi voti ma un solo seggio. Con quasi il 13 per cento delle preferenze nel Paese è il terzo partito ma il suo leader non è stato eletto. Nigel Farage non entra infatti alla House of Commons, battuto per 2.800 voti dal conservatore Craig MacKinlay nel collegio di Thanet South. Il sistema elettorale maggioritario oggi permette alla Gran Bretagna di vedersi meno euroscettica di quel che è. Se si considera il numero di preferenze l'Ukip è una forza in ascesa nel Regno Unito, forza elettorale che sarebbe diventata leva parlamentare solo con il sistema proporzionale tipico di altri paesi di quell’Europa a cui Farage si oppone da sempre. Gli osservatori sostengono che il risultato dell'Ukip delude visto che finora aveva due deputati a Westminster e da oggi solo uno. Ma l’Ukip ha già influenzato i conservatori con una decisione che è la stessa ragion d’essere della nascita degli euroscettici: la conferma di Cameron vuol dire che come promesso dal leader Tory nel 2017 si farà il referendum per uscire dall’Europa. Forse solo una vittoria sulla carta ma non vi è alcuna certezza neanche su questo vista la volubilità dell’elettore contemporaneo ancora un volta non compreso dai sondaggisti.

Farage è un caso squisitamente britannico di vincente-perdente, si è già dimesso come il più eclatante sconfitto Miliband ma in quasi tutti i collegi in cui erano presenti, i candidati del suo partito sono arrivati secondi o terzi. A livello nazionale l’Ukip risulta secondo in almeno 90 seggi. «Abbiamo dato speranza e verità all'elettorato e dettato l'agenda politica» rivendica stamane un comunicato del partito. Farage rivendica d’essere un uomo di parola, aveva detto che si sarebbe dimesso se non avesse conquistato il collegio e l’ha fatto: «Una parte di me è delusa, l'altra è più felice di quanto non mi sia sentito da molti, molti anni».

Farage ora vuole «divertirsi un po'» e trascorrere l'estate in vacanza, ha indicato il suo successore, Suzanne Evans, ma non ha detto di voler abbandonare per sempre la politica.

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