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«Basta egoismo Ue su immigrati e giovani»

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Europa

«Basta egoismo Ue su immigrati e giovani»

Un «cambiamento di rotta» per correggere quelli che chiama «eccessi di austerità». Sergio Mattarella non risparmia giudizi negativi per le scelte e gli orientamenti dell’Europa di questi ultimi anni che hanno lasciato indietro soprattutto le giovani generazioni. Da «convinto europeista», il capo dello Stato parla apertamente di ciò che non va nel messaggio scritto in occasione dei 65 anni dalla dichiarazione di Robert Schuman. Ma non è solo il fronte dell’economia - con le pesanti ferite lasciate sul tessuto sociale - a entrare nell’obiettivo critico del capo dello Stato. L’altro fronte è quello su cui ancora non si placa l'emergenza, quella degli sbarchi, di migliaia di profughi che fuggono dalle coste dell’Africa per approdare in un’Europa «egoista». Egoista sia con i giovani che con gli immigrati. Per un presidente che spesso viene chiamato in ballo per il suo silenzio, il messaggio di ieri dimostra - invece - che quando usa le parole lo fa senza paura di scegliere anche le più tranchant.

«L’egoismo è al di fuori dai valori dell'Unione. Ci vuole meno egoismo per dare ai nostri giovani europei una prospettiva di lavoro». Questo è il passaggio chiave accanto all’altro, quello dei profughi. «E meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni e per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel Medio Oriente». Serve il contributo di tutti gli Stati nella ripartizione delle quote di immigrati – tema sul quale è in corso un confronto serrato a Bruxelles –, sembra incalzare Mattarella che ha già affrontato anche il tema scottante della Libia nei suoi primi viaggi a Bruxelles e Berlino e lo farà domani, quando in Spagna incontrerà il primo ministro Mariano Rajoy. E con lui, la questione immigrazione è in cima all’agenda.

«L’Europa si fonda su grandi ideali, e di idealità ha bisogno per affrontare oggi le sfide globali. L’Europa non è soltanto un insieme di Stati che convivono nel medesimo continente». Insomma, manca ancora un collante vero per aggregare i Paesi su problemi nuovi, sul fronte caldo della Libia, così come di una governance nuova per l’Europa e l’euro. «Questo anniversario – ha scritto Mattarella nel suo messaggio per l’anniversario dal quale prese origine la Comunità del carbone e dell’acciaio – è un’occasione di riflessione, e anche un monito, perché le responsabilità delle classi dirigenti di oggi non sono meno impegnative di quelle dell’immediato dopoguerra». E se prima c’era l’ideale di pace da rispettare e su quello «fu costruito un modello sociale che tutt’ora rappresenta un traguardo», adesso si tratta di affrontare «con altrettanta creatività» il nostro presente.

Un presente che Mattarella vede per quello che è senza coprirlo con la retorica. «Talvolta l’Unione si presenta ai cittadini con complicati tecnicismi e con una filosofia che sembra trascurare il lavoro che manca, le diseguaglianze crescenti, la solidarietà necessaria. Noi che siamo europeisti, non ci stanchiamo di sostenere una maggiore integrazione politica dell’Europa». Anche qui, nessun timore per le parole, visto che il capo dello Stato riprende la critica di un’Unione dei “tecnocrati”. E dunque «serve un cambiamento di rotta per ridurre gli squilibri interni e rivitalizzare le energie penalizzate da eccessi di austerità. La caduta degli investimenti nel nostro continente è stata pesante negli ultimi anni: occorre utilizzare tutte le risorse disponibili - a partire dall’attuazione e dal rafforzamento del piano Juncker - affinché l’Europa torni a essere vettore di sviluppo: uno sviluppo nuovo e sostenibile».

Il pensiero fisso va sempre ai giovani, quelli che una copertina dell’Economist definì “generazione di senza lavoro”. Questo è l’obiettivo nuovo di un’Unione che ha bisogno di una integrazione più forte. «L’Europa non potrà farsi in una sola volta: disse Schuman. Ma questo è un sollecito alla politica e alla saggezza, non certo un alibi all'inerzia». E questo è solo il primo di tanti “affondi” su Bruxelles con cui Mattarella caratterizzerà la sua presidenza da «europeista convinto». Il capo dello Stato ieri, giornata per le vittime del terrorismo, si è recato in via Caetani a Roma per la commemorazione a 37 anni dall’assassinio di Aldo Moro. «Di grande interesse – ha detto Mattarella– la proposta di un memoriale di tutte le vittime del terrorismo. Ricordare significa non rassegnarsi mai nella ricerca della verità».