Mondo

Iraq, ucciso il braccio destro del califfo al Baghdadi. Su di lui una…

  • Abbonati
  • Accedi
Ministero iracheno diffonde filmato

Iraq, ucciso il braccio destro del califfo al Baghdadi. Su di lui una taglia da 7 milioni di dollari

Era un ex insegnante di fisica già molto apprezzato da Osama bin Laden e forse erede designato del califfo al Baghdadi. Il suo nome compariva fra i terroristi più ricercati dagli americani ma è stato tenuto segreto fino alla settimana scorsa. Oggi Abu Alaa al-Afri, cinquantenne iracheno braccio destro del califfo, è stato ucciso mentre si trovava nella moschea di Tal Afar, circa 50 chilometri a ovest di Mosul, la città del Nord Iraq la cui presa nell’estate 2014 ha segnato l’ascesa dell’Isis, i teorroristi sunniti attivi fra Iraq e Siria. Il colpo all’organizzazione terroristica è stato così forte che il governo iracheno ha confermato la notizia anticipata dal ministero della Difesa alla Bbc diffondendo il video del raid.

Se come sembra al-Afri è morto e al Baghdadi non sta tanto bene perché gravemente ferito in un altro raid, si apre un problema di leadership dell’organizzazione terroristica oggi più violenta all’interno dell’estremismo islamico - coloro che hanno tagliato la testa a giornalisti occidentali, massacrato e violentato la minoranza degli yazidi, perseguitato i cristiani, distrutto siti archiologici di immenso valore, destabilizzato parte dell’Iraq e soprattutto la Siria spingendosi fino al confine con la Turchia tentando di prendere Kobani, città in cui hanno subito una sonora sconfitta grazie alle milizie curde.

Il nome di al-Afri era rimasto poco noto fino alla scorsa settimana, quando il Dipartimento di Stato americano ha inserito il suo nome nella lista dei terroristi più ricercati e ha offerto una taglia di sette milioni di dollari per chi avesse fornito informazioni utili alla cattura. Negli stessi giorni la radio nazionale iraniana annunciava la morte del califfo al Baghdadi, sostenendo che i membri dello Stato Islamico avevano già giurato fedeltà ad al-Afri, poi però non era arrivata alcuna conferma.

Questa invece era la settimana in cui si nominavano i vice del califfo. La taglia degli americani su Al-Afri quantifica la sua importanza ai vertici della organizzazione, sette milioni di dollari, l’offerta più alta se si esclude al-Baghdadi, il califfo su cui pesa la taglia record di 10 milioni di dollari.

Nella corsa alla guida dello Stato Islamico, al-Afri era considerato il più carismatico tra i candidati, colui che avrebbe dovuto ottenere il pieno sostegno del Consiglio della Shura, sebbene un suo avversario, Al Anbari, fosse superiore in grado.

Al-Afri aveva diversi nomi, è conosciuto anche come Abd al-Rahman Mustafa al-Qaduli, è nato a Mosul nel 1957 o nel 1959. Secondo le autorità americane, si è unito ad al Qaeda nel 2004, è diventato prima vice comandante e poi leader dell'organizzazione a Mosul. Nel 2012 Al-Afri era stato catturato e poi rilasciato, nello stesso anno si era unito all'Is e - secondo le fonti americane - ha trascorso diversi mesi in Siria. Di etnia turkmena, al-Afri sarebbe stato il candidato preferito di Osama Bin Laden per la successione ad Abu Omar al-Baghdadi, il leader dello Stato islamico dell'Iraq, come era conosciuta l'organizzazione prima della proclamazione del Califfato. Secondo alcuni esperti, gli sarebbe stato preferito alla fine al-Baghdadi perché, al contrario dell'attuale leader dell'Is, non poteva vantare una discendenza diretta col profeta Maometto.

Ora sarebbero rimasti in tre a contendersi la guida dell’Isis:
1) Il siriano Abu Mohammed al-Adnani, attuale portavoce dell'Is, volto e voce dell'organizzazione, colui che nell’estate 2014 annunciò la nascita del califfato con un messaggio diffuso online.Un veterano del jihad in Iraq, catturato dagli americani, come al-Afri ha trascorso un lungo periodo in prigione. A settembre al-Adnani ha lanciato un appello ai «lupi solitari» per colpire nei Paesi occidentali, poche settimane dopo quell’audio, si registrarono attacchi in Nord America, Europa e Australia. Secondo gli analisti, due fattori ostacolano l'ascesa di al-Adnani ai vertici dell'Is: il primo è che è siriano - è nato in un villaggio vicino Aleppo - mentre la leadership dell'Is è irachena. L'altro è l'età, ancora troppo giovane per l'incarico di califfo.

2) Abu Ali Al-Anbari guida il consiglio di sicurezza dell'Is e ha una solida esperienza militare come ex ufficiale dell'intelligence sotto il regime di Saddam Hussein. Originario della provincia di Ninive, il suo ruolo merge dopo un raid contro un altro leader dell'Is, il capo di stato maggiore del gruppo in Iraq, Abu Abdul Rahman al-Bilawi. In alcune chiavette usb rinvenute nel raid, sono stati trovati documenti in cui al-Bilawi identificava al-Anbari come il comandante militare delle operazioni in Siria. Il suo passato come ufficiale di Saddam potrebbe impedirgli di succedere ad al-Baghdadi, non sarebbe una scelta popolare.

3) Tariq al-Harzi, un tunisino, come tunisini sono moltissimi militanti dell’Isis. Secondo il governo Usa è stato «uno dei primi combattenti stranieri ad unirsi allo Stato Islamico. È considerato responsabile delle operazioni del gruppo oltre i confini di Siria e Iraq. Noto come l'«emiro dei kamikaze», è stato inserito da Washington nella lista dei terroristi più pericolosi lo scorso anno. Secondo Cnn, al-Harzi è stato liberato dal carcere di Abu Ghraib nel luglio 2013. Suo fratello più giovane è stato arrestato in Tunisia perché coinvolto nell'omicidio dell'ambasciatore americano in Libia, Cristopher Stevens. Punti deboli per la guida: è tunisino e non iracheno, pare inoltre non abbia una sufficiente autorità dal punto di vista religioso.

Ieri sera però la morte di Al Afri si è fatta meno certa. Il comando centrale statunitense (CentCom) ha negato che un aereo della coalizione abbia colpito una moschea nell'attacco in cui, secondo il ministero della Difesa iracheno, sarebbe stato ucciso al Afri. CentCom, che sovrintende gli attacchi aerei contro l'Isis in Iraq e Siria, ha fatto sapere: «Noi possiamo confermare che un aereo della coalizione non ha colpito una moschea come alcuni organi di stampa hanno ipotizzato». (an. man.)

(articolo aggiornato il 14 maggio 2015)


© Riproduzione riservata