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TRA MOSCA E KIEV

In guerra ma unite dalla crisi: Russia e Ucraina piombano in piena recessione

Alle due opposte estremità di una crisi che, nata per ragioni politiche, si ripercuote sull’economia, Russia e Ucraina ne pagano entrambe il prezzo. Ma se la prima professa ottimismo e registra per il primo trimestre del 2015 un arretramento annuo migliore delle attese, - 1,9%, per la seconda il prezzo da pagare è molto più alto: nello stesso periodo, fa sapere il Servizio nazionale di statistica, la contrazione del Pil ucraino è stata del 17,6%.

Nei giorni scorsi russi e ucraini si sono trovati di fronte a Tbilisi, al Meeting annuale della Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che per l’intero 2015 prevede per la Russia una recessione del 4,5% a fronte delle precedenti previsioni di gennaio, -4,8%: spiegando il miglioramento con la ripresa dei prezzi del petrolio. Per l’Ucraina invece il quadro è molto peggiorato: se a gennaio la Bers immaginava una recessione del 5%, le nuove stime scendono a -7,5%. Peggiori di quelle del governo di Kiev, che si ferma a un -5,5%. A Tbilisi l’organismo internazionale - di proprietà di 64 Paesi azionisti e due istituzione, Unione Europea e Banca europea per gli investimenti - ha confermato la sospensione di ogni nuovo progetto in Russia, in linea con le sanzioni internazionali, e un aumento invece dell’impegno in Ucraina.

«La Russia - scrive la Bers - dovrebbe avere di fronte a sé un periodo prolungato di crescita lenta o di stagnazione. I prezzi del petrolio in calo e le sanzioni gravano su un’economia debole, con antichi problemi strutturali». A Mosca però, guardando alla stabilizzazione relativa del rublo, la convinzione è che il peggio sia passato, e che l’economia stia dimostrando grandi capacità di ripresa ora che viene chiamata a sostituire con produzione locale quello che non si può più importare: o a causa delle sanzioni, o per colpa di prezzi troppo alti, non più competitivi. «Non possiamo dire che tutto vada bene - ha spiegato il vicepremier Igor Shuvalov all’agenzia Interfax -. L’economia attraversa un momento duro, ma non una crisi». Per i primi tre mesi dell’anno gli economisti avevano immaginato una contrazione del 2,6%: il dato del - 1,9% potrebbe confortare le aspettative del ministero dell’Economia, che ipotizza un ritorno alla crescita già a fine anno.

Va notato che una delle voci positive per il Pil russo è l’andamento delle spese militari. Sull’Ucraina invece pesa come un macigno il conflitto con i separatisti filorussi nell’Est del Paese, e il conseguente strappo con l’industria delle regioni di Donetsk e Luhansk. Rispetto all’ultimo trimestre del 2014 il Pil ucraino ha perso il 6,5%, penalizzato anche dal calo dei consumi interni innescato dal crollo della grivna e dal balzo dell’inflazione. Rispetto allo stesso mese del 2014, scrivono da Kiev i broker di Dragon Capital, in marzo le spese al dettaglio si sono ridotte addirittura del 31%. Gli economisti sperano però che, scesi così in basso, si possa sperare in un rimbalzo.

Una delle strade su cui punta il nuovo governo di Arseniy Yatseniuk per riprendere quota è la privatizzazione di 280 compagnie che potrebbero portare alle casse dello Stato una dote di 17 miliardi di grivne, 821 miliardi di dollari. A Tbilisi ne ha parlato il ministro dell’Economia, Aivaras Abromavicius, facendo riferimento alla generazione e distribuzione di energia, all’industria agroalimentare, a infrastrutture portuali. Il governo non intende andare per le lunghe: «Sappiamo che gli investimenti arriveranno dopo che il fronte macroeconomico si sarà stabilizzato, naturalmente - ha detto Abromavicius, ministro di origine lituana - ma io credo che le cifre peggiori siano già alle nostre spalle».

In realtà, l’ombra più pesante sull’economia ucraina è ancora tutta da risolvere, e riguarda il debito. Un problema da 23 miliardi di dollari, certamente non delle dimensioni di quello greco: ma al Meeting annuale della Bers il ministro ucraino delle Finanze, Natalie Jaresko, non ha escluso il rischio di un default quando ha detto che «tutte le opzioni sono sul tavolo» se i negoziati con i detentori del debito non faranno progressi entro il mese prossimo, come richiesto dal Fondo monetario che deve riesaminare un programma di aiuti da 17,5 miliardi di dollari.

«Il Paese è in guerra - ha chiarito venerdì Yatseniuk in Parlamento -. Abbiamo perduto il 20% della nostra economia. Chiediamo, preghiamo e insistiamo che i creditori comprendano la situazione e accettino l’offerta, che è legittima ed è un modo di aiutare l’Ucraina». L’accordo proposto da Kiev è triplice, e prevede sia un’estensione delle scadenze che un “haircut”, un taglio di debito principale e di interessi. «Ci vogliono tutti e tre - ha detto la Jaresko - è importante che i nostri creditori capiscano». Purtroppo per Kiev, tra loro ci sono anche creditori russi, con in mano Eurobond del valore di 3 miliardi di dollari.

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