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Celebrate a Shimoda le radici di una alleanza che sta diventando globale

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Asia e Oceania

Celebrate a Shimoda le radici di una alleanza che sta diventando globale

SHIMODA _ Tutto iniziò con “Il Barbaro e la Geisha”. E ora, a 70 anni dalla fine della guerra, le relazioni tra Stati Uniti e Giappone stanno per trasformarsi in una alleanza militare di portata globale, come indicato nelle ultime linee-guida per la Difesa concordate tra i due Paesi. Il “barbaro” era Townsend Harris, primo console americano in Giappone; la geisha si chiamava Okichi. La loro vicenda non ha ispirato solo Hollywood (con John Wayne nel famoso film di John Huston), ma un gran numero di opere teatrali e musicali. Secondo la vulgata corrente in Giappone, la diciassettenne Okichi fu costretta dalle autorità a compiacere il barbaro straniero al fine di ammorbidirlo nei delicati negoziati politici.

Di certo, dopo la partenza di Harris, la geisha fu ostracizzata e andò incontro a tristi vicende che la portarono al suicidio. Le geishe la commemorano ancora oggi, recandosi alla sua tomba al tempio Hofukuji, che è anche un museo.
Harris ha anch'egli un museo tutto suo e vari monumenti a Shimoda, la cittadina dove nel 1856 innalzò per la prima volta la bandiera a stelle strisce, nel tempio Gyokusen assegnato come sede diplomatica provvisoria. Ed è protagonista – assieme al Commodoro Matthew Perry – del Festival delle Navi Nere, di cui si è svolta nel weekend scorso la 76esima edizione.

Fu Perry a costringere il Giappone ad aprirsi al mondo dopo oltre due secoli di isolamento totale, comparendo con le sue spaventose “navi nere” a vapore nel 1853 per consegnare una lettera del presidente Millard Fillmore in cui si chiedeva l'avvio di relazioni commerciali. Perry tornò l'anno dopo con ancora più navi nere e riuscì a concludere un trattato preliminare per l'apertura dei porti di Shimoda e Hakodate. Per maggiore sicurezza, si presentò anche a Shimoda e firmò un trattato allegato, che consentì due anni dopo a Harris di insediarsi come primo console statunitense e di concludere il trattato definitivo di amicizia e commercio nel 1858.

Nel tempio dove fu concluso il trattato di Shimoda, il Ryosenji, è stato rievocato l'evento con una rappresentazione teatrale. Curiosamente, l'articolo 7 del trattato vietava che i rapporti fossero intrattenuti in lingua cinese. La Cina, insomma, fu fin dall'inizio l'elemento-chiave e problematico delle relazioni nippo-americane: se l'arcipelago giapponese era necessario come punto di appoggio per i crescenti commerci americani con il continente asiatico, la questione cinese fu decisiva nello spingere i due Paesi alla guerra 74 anni fa e oggi è determinante nel promuovere un rafforzamento senza precedenti della loro alleanza militare.

“I nostri rapporti non sono mai stati così forti”, ha dichiarato il console Usa a Nagoya, Stephen Kovacsics nel corso della cerimonia ufficiale. “La nostra alleanza è essenziale nel garantire la sicurezza e la stabilità marittima nel Pacifico Occidentale e quindi pace e sicurezza per l'intera economia mondiale”, ha aggiunto il Contrammiraglio Matthew Carter, comandante delle forze navali Usa in Giappone. Il governatore della provincia di Shimoda, Heita Kawakatsu, ha rilevato che il processo di modernizzazione del Giappone iniziò in reazione all'arrivo delle navi nere di Perry, un fatto di cui gli Usa quindi “vanno ringraziati”. Niente male, visto che in realtà, 161 anni fa, si trattò di un episodio tipico della “diplomazia delle cannoniere”, ossia un atto di imposizione supportato da una superiore tecnologia bellica.

D'altra parte, se all'epoca i disegnatori giapponesi ritrassero Perry con fattezze mostruose e minacciose, ora la sua immagine sta anche sulle confezioni di dolci o sui cartelli che invitano i bambini a mangiare gelati. E una riproduzione della sua nave nera Susquehanna è diventata una attrazione turistica per tranquille gite nella baia di Shimoda. Dove in questi giorni è ancorato l'incrociatore lanciamissili USS Shiloh, davanti alla spiaggia dei surfisti. Nel porto, invece, è attraccato lo spazzamine Chichijima, che - con i nuovi sviluppi dell'alleanza - potrà andare a operare anche nelle acque calde del Medio Oriente.

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