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In Europa è ancora la primavera del malcontento

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analisi

In Europa è ancora la primavera del malcontento

È ancora la primavera del malcontento in Europa. La Spagna della ripresa più spettacolare tra le grandi economie dell’euro area e la Polonia del miracolo d’integrazione a Est, e modello di convergenza con i valori dell’Unione, mandano segnali di rifiuto nei confronti dei rispettivi establishment politici. Podemos e Ciudadanos, da sinistra e da destra, con l’esito delle elezioni locali di domenica mandano in pensione quarant’anni di bipolarismo Psoe-PP e promettono di fare altrettanto a livello nazionale alle consultazioni previste tra novembre e dicembre.

Nessuno dei due partiti, per fortuna, è un partito anti-europeista o euroscettico. Entrambi però testimoniano nelle loro piattaforme politiche l’insofferenza nei confronti del piano di risanamento economico intrapreso in questi ultimi anni dal governo Rajoy: tagli alla spesa pubblica e liberalizzazione ulteriore del mercato del lavoro. Evidentemente i segnali di ripresa, che pure ci sono e sono importanti (la Spagna quest’anno potrebbe crescere del 3%) sono più apprezzati nei report delle banche d’investimento e nei commenti di plauso dell’Fmi e dei banchieri centrali che non nella vita quotidiana.

Lo stesso scollamento tra la percezione dei progressi economici e la realtà è alla base di quanto è accaduto in Polonia, altro Paese chiave per gli equilibri geopolitici dell’Europa, da molti visto come la Spagna «nuovo millennio» e media potenza in ascesa. Qui la vittoria dell’euroscettico Andrzej Duda alle presidenziali contro il liberale Bronislaw Komorowski lascia intravedere cambiamenti di ben più ampia portata alle politiche di autunno. Se il trend dovesse essere confermato, significa che anche a Varsavia si prepara un cambio della guardia e dopo anni alla guida del Paese i moderati ed eurofili di Piattaforma Civica potrebbero cedere al populismo di destra di Legge e Giustizia.

Questo nonostante la Polonia sia un caso innegabile di successo economico e di crescita sostenuta dei redditi e degli standard di vita per buona parte della popolazione. Evidentemente il problema della redistribuzione di questo successo è ancora molto sentito e ha influenzato in maniera determinante il voto delle presidenziali. Duda, seguendo il copione tracciato dal premier britannico Cameron, ha già detto che vuole “rinegoziare” alcuni aspetti della partecipazione polacca all’Unione europea.

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