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La Grecia prova a stringere per l’accordo finale, ma i creditori…

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EUROZONA

La Grecia prova a stringere per l’accordo finale, ma i creditori frenano

Siamo alle battute finali per un’intesa sul debito greco? Forse sì, almeno a leggere l’attivismo del governo greco. L’esecutivo ellenico sta lavorando febbrilmente in queste ore per mettere a punto una bozza di accordo con i creditori. Ieri sera si è tenuta una teleconferenza tra Tsipras, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese François Hollande (definita «costruttiva» da una fonte tedesca)  per dare il via libera al finanziamento da 7,2 miliardi di euro, congelato da agosto.

Potrebbe anche essere usato il fondo speciale di 9 miliardi di euro del Fondo ellenico di stabilità per le banche greche. Il compromesso prevederebbe un aumento delle imposte indirette, meno spese per le pensioni e una riduzione del surplus primario nel 2015. Insomma una austerità temperata. L’intesa prevederebbe un aumento dell'Iva, misure per bloccare i prepensionamenti ancora possibili e la progressiva fusione dei fondi pensione che erano rimasti indipendenti.

La questione della Grecia potrebbe poi essere discussa oggi, durante un incontro a Berlino tra Merkel, Hollande e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Ma fonti vicine alle istituzioni creditrici di Atene (Commissione Ue, Bce e Fmi) gettano acqua sul fuoco e invitano alla calma: «L’intesa no è imminente»

Le premesse non sono però favorevoli. Alexis Tsipras è andato all’attacco richiamando la necessità di una decisione politica. Il premier greco, con un lungo intervento sulle colonne del quotidiano francese Le Monde, si è scagliato contro chi impedisce un'intesa avvertendo che l’Europa è a «un bivio» e che ogni decisione sul futuro deve essere nelle «mani dei leader europei» e non spetta a istituzioni che non «sono elette e che non devono rendere conto ai cittadini». Un intervento che innesca una quasi immediata reazione di Berlino con il capogruppo parlamentare della Cdu (il partito della Merkel) Volker Kauder che ribadisce: «La palla è nel campo della Grecia» per cui «deve fare i propri compiti».

«Se non siamo ancora arrivati ad un accordo con i nostri partner non è a causa della nostra intransigenza, né delle posizioni incomprensibili da parte greca», è il j’accuse del premier greco che vede la causa nell’«ossessione di alcuni rappresentanti istituzionali che insistono su soluzioni irragionevoli» e avverte con toni netti che quel bivio a cui si trova l’Europa, da una parte, porta ad «un maggiore approfondimento dell’integrazione europea in un contesto di eguaglianza e solidarietà» ma, all’altra, ad un’Eurozona a due velocità che «conduce ad una rottura ed ad una divisione dell’Eurozona e di fatto della Ue». E conclude il suo intervento chiamando in causa anche Hemingway: «Se alcuni pensano o vogliono credere che le decisioni che ci aspettano riguardano solo la Grecia si sbagliano. Rimando loro ad un capolavoro d’Ernest Hemingway “Per chi suona la campana?”».

Parole che sferzano in un week end delicato in cui il ’Brussels Group’ ha proseguito il proprio lavoro. Sul tavolo tutti i temi su cui si sta trattando con Atene: dalla tassazione, alle pensioni fino alla giustizia, ai mercati e al sistema bancario.

E c’è anche attesa per il direttivo di mercoledì della Bce con l’orecchio teso al discorso di Draghi, anche sulla Grecia. Insomma, tutto di nuovo in ballo, dopo gli annunci dei giorni scorsi di una disponibilità da parte di Atene a rinunciare ad una parte del suo programma antiausterità. Dal canto suo il ministro delle Finanze Varoufakis domenica con un tweet ha escluso le sue dimissioni. L’attenzione dunque su Atene è ancora una volta massima, anche da parte dei mercati. L’ultima settimana ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, come l’incertezza greca abbia un peso specifico sulle Borse.

Il governo di Atene deve restituire poco più di 300 milioni di euro al Fondo monetario internazionale il 5 giugno e il governo ha inviato messaggi contrastanti sul fatto che sarà in grado o meno di soddisfare questo impegno. Se il pagamento viene effettuato, quindi Atene deve trovare altri 1,3 miliardi di euro nel corso del mese di giugno per adempiere ai propri obblighi nei confronti della organizzazione di Washington che non vuole firmare se non c'è la sicurezza di un debito sostenibile.

Questo ha messo sotto pressione Tsipras per garantire che i colloqui si concludano con successo il più velocemente possibile. Venerdì, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha detto che c’era stato un importante passo avanti nei colloqui per quanto riguarda l'impatto dell’imposta sul valore aggiunto su cui i creditori chiedono di porre fine alla speciale esenzione per le isole. Le proposte avanzate da Atene porterebbero ad un extra cassa di 900 milioni di euro, molto al di sotto dell'obiettivo a cui i creditori stanno puntando. Varoufakis non ha rivelato quali saranno le tre aliquote Iva che Atene propone, ma potrebbero essere ragionevolmente il 6,5%, 10% e 21 per cento. I creditori chiedono invece due sole aliquote e la fine dei alcune esenzioni. Al di là dell'Iva, però ci sono ancora alcune questioni da risolvere, tra le quali la riforma delle pensioni e le norme sul mercato del lavoro. I creditori, inoltre, fanno pressione sul governo affinché proceda con il processo di liberalizzazioni e privatizzazioni, da anni al palo.

La nomina dell’economista Panaritis, ex parlamentare socialista ed ex consigliere di Giorgos Papandreou, come rappresentante greco all'Fmi è stata interpretata come una svolta verso le esigenze dei creditori. Oggi è giunta la rinucia dell’economista dopo che 41 parlamentari di Syriza si erano espressi contro la nomina di Panaritis.

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