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Fallico (Banca Intesa): già persi oltre 5 miliardi per le sanzioni alla Russia

Sulle sanzioni pesano le ragioni geopolitiche ma nè Italia nè Russia sono disposti a rinunciare a un rapporto costruttivo bilaterale che permetta di riavviare al più presto quei legami commerciali costruiti con fatica. Questi i temi che hanno accompagnato la visita di Putin in Italia e che sono stati lanciati oggi a Firenze durante il convegno italo-russo organizzato dall'Associazione Conoscere Eurasia e dal Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo con la partecipazione di Antonio Fallico di Intesa Sanpaolo e Banca Intesa Russia, impegnato nel ruolo importante di fare da intermediario per le relazioni commerciali tra i due Paesi.

I rapporti economici, le partnership e le joint-venture tra Italia e Russia sono strumenti per continuare il dialogo e andare avanti insieme senza divisioni, un dialogo che si fa urgente anche alla luce delle posizioni recentemente emerse al G7 di Elmau in Germania. «Noi siamo convinti - ha dichiarato Fallico - che l'economia debba costringere i governi a riconoscere i veri interessi delle nazioni, per questo occorre superare il prima possibile la battuta d'arresto imposta da sanzioni e controsanzioni, senza lasciarci influenzare da un'impasse che riguarda solo una piccola parte del nostro export verso Mosca. È il momento di resettare quanto accaduto nell'ultimo anno e ripartire dall'incontro tra Renzi e Putin, dai 31miliardi di euro di interscambio segnati a fine 2013 (il 66% in più rispetto a 4 anni prima) e dai grandi progetti eurasiatici, come quello da centinaia di miliardi di euro sulla Via della Seta che sarà realizzato assieme a Cina e Unione Eurasiatica e prevede la costruzione della “cintura economica” lunga 8mila chilometri e costituita da itinerari terrestri, marittimi e fluviali».

In un solo anno in Italia si sono persi 5,3 miliardi di euro di interscambio con gravi ripercussioni sulle aziende italiane che avevano visto nella Federazione Russa uno dei Paesi più strategici per lo sviluppo del business. Infatti, il volume degli scambi é sceso a 25,7 miliardi di euro dai 31 miliardi raggiunti nel 2013, segnando così un calo del 17 per cento. Un segno meno che ha interessato sia le importazioni italiane della Russia, passate a 16,2 miliardi di euro nel 2014 da 20,2 miliardi del 2013 (-20%), sia le esportazioni italiane verso la Russia, che hanno registrato un calo di quasi il 12% arrivando a 9,5 miliardi di euro contro i 10,8 del 2013.

Secondo l'Istat anche in Toscana si è registrata nel 2014 una contrazione nell'export verso Mosca del 14,8% (-11,6% il dato nazionale) con un valore complessivo di circa 526 milioni di euro, contro i 617 milioni dell'anno precedente. In particolare il calo più vistoso riguarda il settore agricolo – diminuito di oltre il 50% - mentre il manifatturiero perde quasi 15%, con il tessile e l'abbigliamento a -13 per cento.

In controtendenza invece la bilancia commerciale, che ha chiuso in positivo del 37,3% (1,1 miliardi di euro) grazie però alle importazioni dalla Russia (+260%) di prodotti minerali, ai metalli e a quelli delle attività manifatturiere. Più contenuta la contrazione dell'export fiorentino (-8,4%), per un valore delle merci che sfiora i 300 milioni di euro espresse in particolare dal tessile, per una cifra pari a 102 milioni di euro oltre che da macchinari e apparecchiature nca per un valore di 90 milioni di euro. Al forum hanno partecipato tra gli altri: Federico Gianassi, Assessore al Decentramento Comune di Firenze; Niccolò Fontana, Consigliere commerciale dell'Ambasciata italiana a Mosca; Umberto Buratti, Sindaco di Forte dei Marmi; Konstantin Krokhin, Presidente Comitato Italiano Camera di Commercio di Mosca; Pierluigi Monceri, Direttore Regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna Intesa Sanpaolo e Maurizio Cibrario, Vice Presidente Federalimentare; Stefano Ricci, presidente Stefano Ricci spa; Leonardo Bassilichi, presidente camera di commercio di Firenze.

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