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Chi è “mr Marlboro”, il leader qaedista ucciso dalle bombe…

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LA GUERRA AL TERRORE

Chi è “mr Marlboro”, il leader qaedista ucciso dalle bombe americane in Libia

Dato per ucciso almeno altre due volte, il famigerato algerino Mokhtar Belmokhtar era – o forse è ancora – una delle figure di spicco dell'estremismo islamico mondiale.
Tanto che, pur di mettere le mani su di lui - considerato una grave minaccia agli interessi occidentali - gli Stati Uniti avevano messo sulla sua testa una taglia di 5 milioni di dollari. D'altronde pochi personaggi nell'immensa galassia qaedista potevano vantare un curriculum come il suo; sia per anzianità (per quanto avesse solo 42 anni ) sia per numero di attentati e obiettivi “illustri”.

Ancora molto giovane partecipò alla campagna contro l'Unione Sovietica in Afghanistan, per poi unirsi, nella feroce guerra civile che seguì al ritiro delle truppe sovietiche, ai fianco dei mujaheddin sulle montagne dell'Hindukush. Il più noto dei suoi numerosi soprannomi - il Guercio – deriva proprio da quegli anni, quando perse l'occhio sinistro durante i combattimenti. Poco dopo entrò a far parte del Gruppo islamico armato di Algeria (Gia), rivestendo una figura di primo piano durante gli anni della sanguinosa guerra civile algerina (1990-1998). Terminata la guerra Belmokhtar divenne uno dei comandanti dell'organizzazione al-Qa'ida nel Maghreb Islamico (Aqmi),allora nota come Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (Gspc). E qui, come una sorta di master universitario del terrore, si specializzò nelle attività di contrabbando e traffico di droga , auto rubate, diamanti, ma anche nella tratta di esseri umani. Il tutto al fine di incrementare la fornitura di armi ai gruppi ribelli. Dal remunerativo contrabbando di sigarette gli venne assegnato un altro soprannome: “Mr Marlboro”. Ma furono i molti rapimenti ai danni di cittadini occidentali, spesso inermi turisti, e che gli avrebbero fruttato diversi milioni di dollari in riscatti, ad averlo imposto al mondo come uno dei più spietati leader qaedisti del Maghreb.

L'attentato che consacra definitivamente la sua fama arriva nel gennaio del 2013, quando un commando armato di miliziani islamici attacca la struttura petrolifera di In Aménas, nell'Algeria orientale, prendendo in ostaggio per tre interminabili giorni 800 persone, e uccidendone circa 40 tra cui diversi tecnici stranieri (incusi sei britannici e tre americani). Senza esitare “il Guercio” rivendicò subito la paternità dell'attacco. Meno di due mesi dopo le forze armate del Ciad operanti Mali, dove Belmokthar partecipava nella guerra contro il Governo di Bamako e le truppe francesi, ne annunciarono l'uccisione. Notizia poi smentita Altri raid per eliminarlo non ebbero successo. Tanto che Belmokthar si guadagnò il soprannome di “intoccabile”. Pochi mesi dopo, il 22 agosto 2013 il terrorista algerino annunciò la fusione della propria organizzazione con il Movimento per l'Unicità e il Jihad nell'Africa Occidentale (Mujao),a cui era legato da una stretta intesa. Il nuovo gruppo, chiamato al-Murabitun, si affrettò ad annunciare immediatamente l'alleanza con al-Qa'ida nel Maghreb Islamico. Ma ecco che, con l'ascesa dello Stato islamico in Siria e in Iraq, Belmokthar simpatizza e si avvicina all'Isis.

Non è un caso che il raid americano che lo ha ucciso nella notte tra sabato e domenica sia avvenuto proprio in Cirenaica, la regione orientale della Libia dove le cellule dello Stato islamico stanno pericolosamente consolidando la loro presenza approfittando del vuoto di potere e della guerra tra i due governi rivali (Tobruk e Tripoli).

Pur mantenendosi a distanza dalla crisi libica, la Casa Bianca è tuttavia intervenuta nell'ex regno di Muammar Gheddafi per compiere operazioni finalizzate alla cattura di estremisti islamici. Come il 5 ottobre 2013, quando un commando della Delta Force catturò a Tripoli il qaedista Abu Anas al Libi. O nel giugno del 2014, quando riuscirono a mettere le mani su Abu Khattala, estremista accusato di essere coinvolto nell'attacco contro il consolato americano di Bengasi, nel settembre del 2012, in cui perse la vita l'ambasciatore americano Christopher Stevens. I due qaedisti sarebbero poi stati portati in territorio americano per essere processati.

Ma il raid contro Belmokthar (e confermato dal Pentagono) segna una svolta. Perché è la prima volta dalla campagna internazionale contro Gheddafi (2011) che l'aviazione american bombarda il territorio libico, pur solo per eliminare un pericoloso jihadista. A conferma che l'ascesa dell'Isis in Libia, e l'espansione di un Califfato islamico (per ora confinato a Derna e dintorni, ma anche presente a Sirte) sulla sponda meridionale del Mediterraneo è considerata ormai un'emergenza che non può più essere rimandata.

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