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Jeb Bush: mi rimbocco le maniche e corro per la presidenza

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LA CANDIDATURA

Jeb Bush: mi rimbocco le maniche e corro per la presidenza

NEW YORK - Mr “fix it”. Jeb Bush ha lanciato così oggi ufficialmente la sua candidatura per le elezioni presidenziali - «Corro per la presidenza, voglio vincere e mi rimboccherò la maniche» - presentendosi come un repubblicano portatore di un messaggio ottimista e meno arrabbiato dei suoi predecessori, più pragmatico e meno ideologico. Insomma un moderato nei fatti senza bisogno di usare in pubblico il termine «moderato», che durante le primarie del partito minaccia di affossare le candidature al cospetto di una base condizionata invece da militanti ultraconservatori e simpatizzanti dei Tea party.

«Alzeremo ancora una volta il nostro sguardo, renderemo ancora una volta comuni le opportunità», ha detto l'ultimo esponente di una famiglia che, se lui uscirà vincitore, diventerà la dinastia politica di maggior successo in America, Kennedy compresi. Nonno senatore (Prescott), padre e fratello presidente (George senior e George W.). E Jeb già governatore della Florida, dove ieri ha pronunciato il suo discorso.

Un discorso organizzato non a caso presso l'università della contea di Dade, il Miami-Dade Community College, una delle più etnicamente diverse d'America. A sua volta cioè sintomo di quella che vuol essere una candidatura repubblicana più aperta del solito.
Bush ha attaccato Washington come radice dei problemi per il suo «immobilismo», piuttosto che condannare il ruolo del governo come intrinsecamente negativo. «Ma io sono capace di correggerlo, perché l'ho già fatto». Vale a dire: «I can fix it», ha detto, rivendicando i suoi otto anni da popolare ed efficace governatore dello stato.

«Abbiamo trasformato la Florida nel primo stato per creazione di lavoro, con 1,3 milioni di nuovi posti, e una crescita del 4,4%, aumenti del reddito familiare e tagli delle imposte per otto anni consecutivi che hanno fatto risparmiare ai cittadini e alle imprese 19 miliardi di dollari», ha dichiarato.

Accanto al discorso Jeb, 62 anni, ha rilasciato anche un video, come già fatto dalla sua principale avversaria democratica, Hillary Clinton, che ha tenuto il suo primo grande comizio elettorale sabato nella città adottiva, New York City. Entrambi devono ancora battere la concorrenza interna prima di arrivare a uno scontro diretto tra due influenti famiglie politiche. Ma se per Hillary, che ha sposato un populismo economico di sinistra diffuso nel suo partito, al momento la sfida appare facile, per Jeb la strada potrebbe essere in salita: è appaiato nei sondaggi repubblicani con il giovane senatore in ascesa della stessa Florida, suo ex protetto, Marco Rubio, e poco avanti altri sicuri candidati, quali il governatore anti-sindacato del Wisconsin Scott Walker.

Bush deve fare i conti con un'immagine meno convenzionale per i repubblicani: è favorevole alla riforma dell'immigrazione e a aumenti delle entrate fiscali. Deve però superare la pesante eredità di un padre rimasto noto per “tradimenti” proprio sugli aumenti delle tasse e un fratello legato a due tragiche guerre.

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