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Migranti, l'esodo peggiore dalla Seconda Guerra mondiale

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la denuncia di amnesty

Migranti, l'esodo peggiore dalla Seconda Guerra mondiale

La peggiore crisi migratoria dalla Seconda Guerra mondiale. Un esodo di milioni di profughi, condannati a una vita di miseria, in fuga dalle guerre che dilaniano Medio Oriente e Africa. Nell’indifferenza dei governanti. La denuncia è di Amnesty, che pubblica il report-denuncia «The global refugee crisis: a conspiracy of neglect», con cui accusa i leader mondiali di aver abbandonato migliaia di civili.

L’accusa ai governi: «Perseguono interessi politici egoistici»
«Stiamo assistendo - ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International - alla peggiore crisi di rifugiati del nostro tempo, con milioni di donne, uomini e bambini che lottano per la sopravvivernza, coinvolti in guerre brutali, o schiavi delle reti di trafficanti di esseri umani. Ma anche abbandonati dai governi, che perseguono interessi politici egoistici, miopi, invece di mostrare compassione e compiere scelte umanitarie».

Una crisi storica: dalla Siria 4 milioni di sfollati
«La crisi dei rifugiati è una delle sfide che segneranno la storia del 21esimo secolo: ma la risposta della comunità internazionale è stata un fallimento vergognoso», ha aggiunto Shetty. Il rapporto elabora un focus sulla crisi Siriana. Sarebbero quasi 4 milioni gli sfollati provenienti dalla Siria, stando ai dati dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Ad oggi, spiega il rapporto, l’onere è caduto quasi interamente sulle spalle degli Stati confinanti, che ospitano il 95% dei rifugiati.

Le critiche alla comunità internazionale
Si pensi al Libano, dove una persona su cinque è un rifugiato siriano. Il governo è corso ai ripari imponendo una serie di restrizioni, che ha portato a un calo dell’80% degli ingressi di rifugiati siriani. Ma in Siria la guerra civile continua, tra feroci atrocità. Eppure, il report di Amnesty spiega che «nessun paese che ospita rifugiati siriani ha ricevuto significativi sostegni internazionali». Il risultato è che in Turchia, durante il fine settimana, quando i tentativi di ingresso si intensificano, militari di guardia al confine respingono i disperati siriani puntando loro addosso idranti con getti d’acqua ad alta pressione.
Amnesty critica la comunità internazionale per come (non) ha gestito questa crisi, e crisi simili come quelle che interessano l’Africa sub-sahariana, dove ci sono circa 3 milioni di profughi, in fuga dai conflitti in Nigeria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Burundi.

La crisi del Mediterraneo
L’organizzazione umanitaria non poteva, nel report, non affrontare il tema della crisi di migranti del Mediterraneo. L’invito alle nazioni europee è quello di «condividere l’onere di accoglienza dei rifugiati», specificando che «il ridimensionamento dell’operazione Mare Nostrum ha contribuito all’aumento del numero di persone annegate. Nel 2014, sono circa 3.500 le persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, dirette in Europa. Per il 2015 i morti sono già arrivati a quota 1.865. Ancora una volta, nella maggior parte dei casi si tratta di sfollati siriani.

Il fronte orientale
Le cose non vanno meglio sul fronte orientale. Nel sud-est asiatico, 300 rifugiati e migranti sono morti in mare a causa di fame, disidratazione e abusi da parte degli equipaggi di scafisti. Lì, le politiche di rifiuto messe in atto da Indonesia, Malesia e Thailandia hanno messo a rischio migliaia di vite umane.

Un crisi da 50 milioni di sfollati
Amnesty stima che il numero degli sfollati a livello mondiale supererà i 50 milioni: le dimensioni del fenomeno saranno quindi più gravi della crisi di sfollati causata dalla Seconda Guerra mondiale. Non si tratta quindi di un’emergenza. Ma di un fenomeno globale, che gli Stati non possono più permettersi di ignorare.

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