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Il prezzo della guerra: i conflitti «costano» il 13,4%…

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Global Peace Index 2015

Il prezzo della guerra: i conflitti «costano» il 13,4% del Pil mondiale

Sono sempre esistite, da quando l'uomo ha fatto la sua comparsa sulla Terra. Immaginare quindi un mondo senza conflitti e violenze è, per l'appunto, inimmaginabile. Ma quanto costano le guerre? Tanto, tantissimo, troppo. A calcolare le risorse economiche dissipate da conflittici, omicidi, stragi, ci ha pensato l'Institute for Economics and Peace (Iep) con un dettagliato rapporto, il Global Peace Index 2015. Ebbene, le violenze nel mondo sono costate nel 2014 l'abnorme cifra di 14,3 trilioni di dollari (14,3 migliaia di miliardi), vale a dire il 13,4% del Pil mondiale. O l'equivalente delle economie di Brasile, Canada, Francia, Spagna e Regno Unito. Naturalmente messe insieme.

Pensare a un mondo senza più guerre sarebbe ingenuo. Ma ridurre il loro numero, cercando di prevenire e comunque di contenere le crisi, si può. Anzi si deve. I benefici sarebbero immensi. Solo per avere un'idea, se nel mondo i conflitti e le violenze si riducessero anche solo del 10%, si avrebbero a disposizione 1,43 trilioni di dollari (mille e quattrocento miliardi di dollari). Una somma che corrisponde a sei volte quanto speso finora per salvare la Grecia. Ma soprattutto equivale a 10 volte l'ammontare dei progetti di assistenza dei Paesi ricchi verso quelli poveri. Non solo, sempre la stessa cifra è pari a tre volte le entrate complessive di quel miliardo e cento milioni di persone che ancora oggi vivono in condizioni di estrema povertà, con meno di 1,25 dollari al giorno.
«Il costo delle violenze è in gran parte legato al crescente numero dei conflitti, alle conseguenze economiche provocate dai conflitti nei Paesi in cui si combattono, e il crescente costo associato agli sfollati», ha dichiarato da Londra Steve Killea fondatore dell'Iep.

I Paesi più violenti
È la Siria, lacerata da 4 anni da una cruenta guerra civile, ad essere in testa ai paesi più violenti (definiti nel rapporto i “meno pacifici”). La Libia, invece è quello che ha visto il peggiore deterioramento. Le primavere arabe, degenerate in cruente guerre civili, hanno trasformato il Medio Oriente e il Nord Africa nelle regioni più violente , scavalcando così l'Asia meridionale.
Sempre la Siria, insieme all'Iraq, alla Nigeria al Sud Sudan e alla Repubblica centroafricana sono divenute teatro di violenze ancor più efferate e numerose di quanto non lo fossero già nel 2013.
Drammatico anche il numero delle persone uccise: erano state 49mila nel 2010, sono state 180mila nello scorso anno. Le vittime di atti di terrorismo sono state invece 18mila (in gran parte in Siria, Iraq, Afghanistan , Pakistan e Nigeria) evidenziando così un aumento del 61% .
L'Ucraina è invece il solo Paese fuori dall'Africa ad entrare nella classifica dei 5 Paesi che hanno sofferto il peggior deterioramento in termini di pace.

Quanto costano i rifugiati
In un periodo in cui si dibatte sull'emergenza dell'immigrazione clandestina, l'argomento è di grande attualità. E nel suo studio l'Iep ha calcolato anche il volume complessivo delle risorse economiche impiegate per sostenere chi ha dovuto abbandonare la sua casa per fuggire dalla guerra o da regimi brutali e oppressivi, che siano sfollati interni o rifugiati. Il costo - l'anno scorso - è balzato a 128 miliardi di dollari, il 267% in più rispetto al 2008.Per vedere un numero così alto di rifugiati e sfollati – 50 milioni di persone nel 2014 - bisognare tornare indietro di 70 anni, alla Seconda Guerra Mondiale. Il capitolo più oneroso nel rapporto è invece rappresentato dalle spese dirette alle forze militari, a quelle di polizia e quelle per fronteggiare gli omicidi, quasi il 70% del totale.

Un mondo migliore... e uno peggiore
Il volto cinico del progresso sta creando un mondo dove le diseguaglianze sono ormai la regola. Il gap tra Paesi poveri e ricchi, che va aumentando con il passare degli anni, così come quello che, all'interno dei singoli Paesi, vede la ricchezza concentrata nelle mani di un gruppo sempre più ristretto di persone, non ha risparmiato neanche le guerre.
Ci ritroviamo così in un mondo spaccato in due, dove esistono regioni in cui non ci sono conflitti o quasi, e che continuano comunque a migliorare sulla strada della pace. E altre dove la guerra fa ormai parte della vita, quasi ne fosse un elemento insopprimibile . Nonostante il recente conflitto in Ucraina, l'Europa rappresenta un esempio virtuoso, con alcuni Paesi che hanno registrato - continua il fondatore dell'Istituto «dei livelli storici di pace» , evidenziando i livelli minimi, in termini di tasso di omicidi e di risorse destinate alla sicurezza, «probabilmente in tutta la loro storia».
A guardare come stanno andando le cose in Iraq e Siria, dove l'Isis continua la sua sanguinaria campagna, o in Libia e Nigeria, anche per il 2015 c'è poco da essere ottimisti. Qualche buona notizia comunque c'è: Egitto, Guinea Bissau, Costa d'Avorio e Benin hanno mostrato i più significativi passi in avanti verso la pace.
Un'ultima informazione, che probabilmente non fa notizia. Il Paese più pacifico è la piccola e lontana Islanda. Seguita, in ordine, da Danimarca, Austria, Nuova Zelanda e Svizzera. E l'Italia? E' relegata al 36° posto. Venti posizioni sopra la Germania ( e 15 sopra la Spagna) ma comunque nove in meno rispetto alla Francia

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